non sono scema, sono fatalista.

Quando un file di tre pagine (tre cartelle editoriali, actually) scritto con amore, passione, impegno ti si smichia in via definitiva a causa di un fatal error del computer, ci sono solo due reazioni. Sarebbero tre, la prima consta nel verificare se il file è recuperabile una volta che il computer torna in vita ma ipotizziamo che il file non sia stato recuperato (non è un’ipotesi, non l’ho recuperato e basta).

La prima reazione è far due parole con Dio. (Quando fa così che va tutto male non c’è Dia, c’è Dio).

La seconda reazione possibile è essere fataliste. Ho deciso per il fatalismo.

Quando faccio così, quando non mi arrabbio, mi sento proprio una persona matura, un essere superiore… a cosa mi serve arrabbiarmi per un file perduto?  è andato, fine, morto, se hai voglia lo rifai.  Mi sento più grande.

Non è vero che se ho voglia lo rifò… lo devo rifare. Posso arrabbiarmi perché lo devo rifare?

No. Non posso arrabbiarmi perché se alzo la mano per partecipare alla partita poi non mi tiro indietro, non fingo il mal di pancia.

Ieri ho scritto su facebook che chi sa fa, chi non sa parla. Sono d’accordo e ce l’avevo con me. Ho parlato così tanto da essermi annoiata da sola. Ho parlato di giorno, ho parlato nel sonno, ho parlato da sola mentre andavo al supermercato. Sono logorroica e di sentire la mia voce non ne posso davvero più. Peraltro, nella mia testa, anche i miei pensieri hanno voce, ne sento il rumore e i miei pensieri hanno l’accento di MaRgheRa come me (ma continuo a risultare meno marcata di passa a enel eneRgia), insomma ho parlato tanto e dibattuto tanto che mi son data fastidio. Dopo tutto quel parlare e il  lagnarmi ho deciso di scrivere, che continua a essere il mio miglior metodo di comunicazione da quando avevo sette anni. Ti sei innamorata del bambino  che hanno messo in banco con te in seconda elementare e non puoi dirlo a nessuno perché hai paura che ti prendano in giro? scrivilo sul diario segreto. Ti sei dilungata qualche canzone di troppo con il ragazzo che hai conosciuto di domenica pomeriggio all’Area city a sedici anni? scrivilo sul diario segreto! E’ morta tua nonna e quattro mesi dopo è morto anche tuo nonno? ti fa così male che non riesci a parlarne? scrivilo sul diario segreto. Hai delle idee? decine di idee che sai benissimo che non riuscirai mai a trasmettere a voce perché non è il tuo mezzo di comunicazione più funzionale? scrivilo in tre pagine di word! le perderai comunque ma almeno ti sarai liberata la testa da un paio di chiodi.

Allora ho deciso di essere fatalista, di non arrabbiarmi, che comunque tutto quello che io riesco a mettere giù nero su bianco ha un potere terapeutico potentissimo per me e va bene così, son tre pagine, ho in corso salvataggi di duecento, potevano sminchiarsi quelli (se perdo la chiavetta però due parole a Dio le dico). Soprattutto, nel caso non si sia notato, la mia cartellina azzurra delle idee, quando ho smesso di parlare e ho iniziato a fare, si è magicamente aperta.

 

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