Questa mattina, a livello del ponte di ferro, controllavo i cocai che beccavano la spazzatura. Pensavo che i cocai quando sono a terra sono belli, belli e inoffensivi.
A livello del ponte di ferro, mentre guardo i cocai, sento una voce che dice “oi Erika” ed è una di quelle voci da veneziano doc che io non riconosco. La figura dell’ “oi Erika” si avvicina e io metto a fuoco. E’ un mio flirt di quando avevo sedici anni.
A sedici anni io abitavo già a Marghera, avere il flirtino con un Veneziano faceva tanto fico. Con delle amiche avevamo anche provato a trovarci una compagnia a Venezia ma non era la stessa cosa avere il morosetto o la compagnia.
Insomma mi viene incontro questo uomo che io non avevo mai visto, l’ultima volta che l’ho conosciuto aveva diciotto anni, anche al tempo era più alto di me e bello grosso, anche al tempo era abbronzato e io color latte. Come al tempo oggi indossa collanette, braccialetti, una camicia un pochetto aperta e un po’ no che così esce il pelo, i jeans che cadono morbidi.
Mi chiede come sto, di fargli vedere le mani per capire se sono sposata, lo dice a raffica “oi more come ti stà? fame veder e man. Ti xe sposada?” io non so perché lo so, ma lui è sposato e forse ha figli, e forse lo confondo con un altro ma non voglio chiedere, mi attaccherebbe un bottone che alle otto di mattina non mi merito e comunque devo volare in ufficio.
Mi viene in mente per un secondo quel pomeriggio in cui lui e io stavamo guardando un film e poi ci siamo piaciuti più del film, mi chiedo come sia potuto accadere di piacerci, perché così, a rivederlo questa mattina, non solo l’ho visto come un estraneo, era uno sconosciuto che non mi sarei mai girata a guardare per strada.
Mi viene in mente di quell’altra volta, che sono andata a vedere “il silenzio degli innocenti” e avevo tredici anni e tutto il tempo sono stata distratta da uno che al tempo mi piaceva tantissimo e oggi è un ricordo ridicolo.
Infine, ripensando anche ai flirtini delle mie amiche, mi sono ricordata che in quegli anni era giusto innamorarsi, spesso non ci importava veramente il chi, e avere un chi da scrivere sul diario era importante.
Ho smesso di giudicare la Erika adolescema e me ne sono andata in ufficio.