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io ti amavo e tu lo sai.

Ho voglia di leggere un libro e ho voglia che sia uno di quei libri che quando arrivi alla parola “fine” sei emozionata.  Ho voglia di uno di quei libri che quando arrivi alla parola “fine” ti credi di essere l’italiotto che atterra con volo rayan air e all’atterraggio fai l’applauso all’aria. Ho voglia di un libro da applaudire nel finale. Lo si sa quando si è alla fine di un libro, per un motivo o per tanti altri, lo spessore è breve, il segnalibro che hai messo in chiusura ti segna le ultime pagine, la storia ha snocciolato il novantanove e nove per cento dello snocciolabile. Ho voglia di sentirmi piena di quel libro, così piena che non importa se è finito. Il mio desiderio successivo sarà il non averlo letto per rileggerlo con la stessa passione.

Venerdì portiamo a fare operare il gatto, è da quasi una settimana che rimugino su sta cosa dell’operazione del gatto, mi fa star male e ho realizzato il perché quello vero da poche ore. Certo sono preoccupata per il suo stato di salute globale, certo mi dispiace che gli passi per il sangue una nuova anestesia e certo il fatto che lui sia un gatto e quindi stoico non mi fa stare a cuoretto leggero. C’è di più. Io se dico al gatto che venerdì lo porto dal dottor Tony so che per lui non ha lo stesso significato che dirlo a voi, poi so che posso usare i toni come voglio per fargli intuire la cosa ma non lo faccio, resto sul vago, il tono di mezza via. Gli ho detto che lo porto dal dottor tony a operarlo con lo stesso tono in cui gli dichiaro che è il gatto della mia vita. Il tono quello neutro, migliore di quando si gratta il culo sul tappeto, peggiore di quando ho voglia delle sue coccole. Glielo ho detto ma di fatto non lo sa, vive la sua vita come niente fosse, non ha idea del dolore, del cambiamento, delle medicine, della flebo, del rischio, non ha idea di nulla.

Una volta il nonno paterno si è ammalato, io ero giovane, non ero piccola, ero solo giovane e con i ragazzi per la testa e una voglia assoluta di diventare la regina del mondo, avevo sedici anni e potevo fare tutto. Quando io avevo sedici anni i miei genitori non mi consideravano adulta perché non lo ero, ero una bambina, ero sciocca, lo ero ai loro occhi che tutte le mie cazzate di adolescema le ho fatte di nascosto, parlavano ad alta voce i miei genitori ed erano certi che tanto io non sentissi e anche se sentivo non avrei ascoltato secondo loro che ero piccola, e quindi non erano accurati a tenersi le loro cose. Ho scoperto che il nonno era molto ammalato perché loro due se lo sono detto e non credevano che io avrei colto.

Nella mia famiglia se qualcuno si ammala ed è grave non gli viene detto, questa è una cosa che so bene. Il nonno paterno quella volta lì ha smesso di respirare dopo due notti orribili al vecchio ospedale, lui credeva di essere stato ricoverato per una polmonite. Nei mesi precedenti le frasi che gli propinavano andavano dal “sei dimagrito per la vecchiaia” al “vedrai che ci seppellisci tutti”. Dio quel nonno…era brutto e cattivo e scorbutico, non mi ha mai dato una carezza, mai una. Non mi comprava le caramelle, non mi faceva regali che era tirchio, quando stavo con lui mi portava a vedere lui e i suoi amici che si divertivano a boccette e io no. Lo amavo tantissimo quel nonno. Quella volta che è nato mio fratello e io avevo dieci anni e per la prima volta tutte le attenzioni non erano per me il nonno è venuto a dirmi che non era vero che mio fratello era un bel bambino, mi ha detto “è brutto è tutto rosso e pieno di pieghe…poi diventerà simpatico tra due o tre anni”, quella volta che ho avuto la mia prima crisi di asma ho usato il ventolin di quel nonno, quella volta che mi è entrata la romanza di beethoven sotto le dita è stato mio nonno. Lo amavo tanto.

Non giudico il comportamento dei miei genitori, forse se dici a una persona che ha un mese di vita quel mese di vita un po’ glielo rovini, credo i miei abbiano pensato a questo. Mi chiedo se il nonno avrebbe fatto o detto qualcosa sapendo che stava per morire, mi chiedo anche se non lo sospettasse, mi chiedo se mi avrebbe abbracciata una volta nella vita sapendo che era il primo e l’ultimo abbraccio. Mi chiedo infine se lui sapesse che io sapevo perché io di fatto lo sapevo e trattarlo i modo diverso dal solito lo ritenevo un insulto alla sua intelligenza che di fatto era enorme.

A volte tenere il segreto ad un gatto ti fa pensare cose che sono al di fuori di qualsiasi logica.

Una ultima cosa che mi chiedo è se Jean (un mio amico) leggerà mai questo pezzo e nel caso affermativo sarebbe un insulto alla sua di intelligenza andare ad esplicare il perché i libri che trattano i segreti mi fanno venire la merda al cervello.

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tra una cosa e l’altra.

Son qui che parlo col gatto, Gennaro, gli ho detto che è buffo ma poca roba “sai che sei un pochetto buffo?”…”un pochetto” che se no che si offenda è un attimo e rischio lo svuotamento del cassetto delle mutande (lo svuotamento del cassetto delle mutande è una delle punizioni che il gatto preferisce infliggermi,  in effetti principalmente e quella e ogni tanto tirarmi giù la biancheria umida dallo stendino, basta e avanza).

Son qui che parlo col gatto e siccome mi sento ascoltata, come  poche altre volte nella vita, cerco di spiegare le cose al meglio e con estrema onestà.

Va così che tra una cosa e l’altra gli racconto che la notte tra il duemilaundici e il duemilatredici dodici ho baciato un cane, un cane femmina, apprezzo che non si arrabbi. Va cosi che tra una cosa e l’altra gli dico che sono un po’ triste che sono giorni che aspetto una telefonata che deve ancora arrivare. Va così che tra una cosa e l’altra gli spiego che io non è che sia sempre coerente, sono un sacco di cose ma coerente poco, a questa affermazione in particolare lui ribatte con un “maaaahhhooo” a polmoni pieni giusto in faccia e io capisco che è turbato e che proprio perché non sono coerente non sa mai dove trovarmi e come prendermi, un giorno deve spalmarsi sul mio cappottino per non farmi uscire così tanto (Gennaro tollera solo le mie uscite per la caccia), il giorno dopo deve occuparmi il letto per evitare che passi li tutto il tempo (Gennaro tollera che io sia a letto solo se lui riesce a occupare comunque più spazio di me).

Racconto a Gennaro di un mio amico, uno che mi ha mandato una cosa da leggere, gli racconto che io la sto leggendo quella cosa e ora ci sto anche lavorando, prima ancora che io possa proseguire con i dettagli Gennaro mi blocca, stavolta con un “mah” bello secco e però di nuovo bello pieno, Gennaro non tollera che io stia a computer a fare cose per altri..

Fondamentalmente, questo post, lo ho scritto con Gennaro che mi guarda da dietro il monitor del laptop, con la faccia tutta tonda e che ogni tanto si fa il dente su un angolo del monitor, il post sarebbe stato anche diverso in origine è che poi, tra una cosa e l’altra…mi si è messo in mezzo Gennaro.

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conversazioni col j.

oggi leggevo nella internet qui e li e tra il qui e li mi sono capitate delle lettere da leggere, lettere che erano indirizzate a una entità e che per motivi varie ed eventuali sono finite in un blog.

a leggere quelle lettere (tantehhh) mi sono immedesimata un pochetto e magari io non le avrei scritte così e però so che sono un po’ tipa da lettere e se non proprio così io le avrei scritte colà ma in ogni caso avrei scritto lettere.

anche io ho delle entità a cui mando delle lettere, come tutti voi ho un amico o una amica di preferenza a cui mi piace mandare delle letterine, oggi  ho detto alla mia entità che avevo trovato delle letterine on line e che non erano le mie ma che sarebbero potute tranquillamente esserlo e io a leggerle da utente (non da entità che riceve le letterine ma da utente) un pochetto mi sentivo scema, per me che le scrivo e per coloro che le han scritte.

la mia entità è un signore, per molte cose, e oggi dopo il mio manifestare su quel mio sentirmi scema mi ha detto che non è da scemi far le letterine, è da scemi esporle in un blog (poi lui non dice parole come scemi o cazzo o fanculo…ve lo ho detto che è un signore e sa un sacco di sinonimi anche, cose che io non so o che se so non mi vengono, non intraprenderei mai una partita di scarabeo con lui per dire).

ho detto alla mia entità che è proprio bello, glielo ho detto alla venexiana, diretta, precisa, puntuale, una cecchinata, pensavo “che beo che ti xe” “che bello che sei” perché qui si dice così, qui se uno è bello glielo si dice e basta e lui non solo è bello, lui  è bello e intelligente e bravo e sa i sinonimi e vi fa il culo quadrato a scarabeo son sicura e soprattutto mi ha dato abbastanza coraggio di scrivere questa e altre cento letterine.

che non si dica che è poco.

 

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sono erika mi trova al 4°

 

 

Cara persona, grazie.

Non avevo più ricordato di avere tre lavatrici stese sul terrazzone sino ad oggi, oggi volevo fare una cosa e mi servivano un paio di pantaloni particolari per fare questa cosa e, insomma, ho passato dieci minuti a cercarli per poi passare dieci minuti a provare a ricordare dell’ultima volta in cui li avevo visti. E’ stato proprio dieci giorni fa quando li ho stesi io sul terrazzone. Doveva vedermi cara persona, mi sono infilata le ciabatte come se stessi per scappare da un alien (non si scappa dagli alien scalzi, la regola vuole che i piedi siano sempre coperti), avevo il batticuore perché sapevo che il giorno in cui io ho steso le tre lavatrici è venuta giù la madonna con mary poppins tutte e due sventolando, ho pensato che non avrei trovato le mie cose o trovate sparse per il terrazzone, come dopo la tempesta di forrest gump quando si vedono tutte le barche morte a parte la sua. Poi ho visto la mia biancheria piegata e fuori dalla porta del terrazzo, era proprio come in forrest gump, tutta la biancheria morta a parte la mia.

grazie.

non voglio discolparmi sia chiaro, vorrei però dirle che questa, cara persona, è stata una settimana carica di eventi, non c’è alibi per aver dimenticato le mutande per millenni sia chiaro, ma è stata una settimana pregna, più di così posso dirle che uno di questi giorni è stato il giorno in cui per la prima volta ho intervistato una persona, doveva vedere che persona, una ricca di cose belle, le cose che piacciono a me, una vita così colma di eventi e di esperienze e tutte al femminile che io non ho resistito e mi son venuti gli occhi lucidi, farsi venire gli occhi lucidi mentre intervisti una persona non è carino ma mi ha emozionata tanto e io ero alla mia prima intervista, quel giorno li sono arrivata a casa che ero talmente incantata da quella donna che non potevo pensare alle mie mutande appese, neppure se mi avessero messo un allarme sarei riuscita a pensarci.

poi c’è stato il giorno del claudio e della amatriciana, sono arrivata a casa e sapevo che veniva il claudio e ho voluto cucinare una amatriciana degna dei miei amici di roma, col bucatino certo.

cara persona che ha raccolto la mia biancheria…poi c’è stato il giorno merda, il giorno merda c’è sempre. sono andata dal medico quel giorno e non me le ha dette belle, mi ha fatta arrabbiare, mi ha chiesto di fare degli esami e io mi sono agitata e so che non ho nulla ma mi ha infastidita, doveva sentire come mi auscultava e faceva hm hm. Ho pianto tutta la sera e guardando un film tristissimo.

il giorno dopo è stato strano, per come ero il giorno prima potevo solo risalire devo ammettere e così è stato, che alla mattina la mia barista del cuore mi ha regalato un bracciale bellissimo e poi ho avuto una pausa pranzo col pesce e poi ho ricevuto una mail che mi ha spiazzata e poi ho avuto una chiacchierata di lavoro che è diventata una guerra e che però io ho vinto che nelle guerre di lavoro sono bravetta.

poi è arrivato venerdì e venerdì apparentemente non succedeva nulla. venerdì ero li che rimuginavo sulla mia vita e tutti questi alti e bassi che le ho condiviso cara persona della biancheria, alti altissimi e bassi bassissimi, e son li che rimugino quel venerdì che mi arriva un messaggio da una persona che ho a cuoretto tanto tanto e quel messaggio dice “non preoccuparti” e so che per lei vuol dire nulla ma per me e in quel preciso istante e proprio quella persona che mi scrive non preoccuparti è un andare al di la del messaggio e al di la della realtà e al di la di un sacco di cose e iniziare a pensare che la magia del cuoretto esiste. Non potevo andare a raccogliere le mutande neppure venerdì persona della biancheria.

oggi è sabato e ho trovato il cesto pronto e con tutte le mie cose e con i pantaloni e le mutande e tutto e grazie, davvero non ho altre parole.

Se me lo permette cara persona della biancheria, io la vorrei omaggiare di un dolce, non lo fo io, lo vado a comprare che come casalinga faccio schifo al cazzo.

cara persona della biancheria, io non so se ne ha idea ma lei oggi con questa cosa è andata a finire in uno dei miei migliori momenti della settimana, tutte cose che andrò a raccontare ai miei nipoti tra sessant’anni con calma.

sono erika e mi trova al 4°

e.

 

 

 

 

 

 

 

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reckless in Venixe

 

Dovevo andare a fare una commissione e l’unico momento buono risultava la pausa pranzo, ne ero felice perché nonostante io lavori a Venezia (che è bello, non è porto marghera) non esco spesso in pausa pranzo, sono molto pigra e declino gli inviti a uscire perché fa caldo o perché fa freddo o perché ho le mie cose. Avevo da fare questa commissione e non ho invitato nessuno dei miei colleghi ad accompagnarmi, in genere avrei chiamato almeno l’Andrea che è alto, e di bella presenza,  e si parla tanto, e quando si esce è sempre da ridere e però io dovevo fare questa cosa e mi era stato detto “lasciati ispirare” e ho quindi deciso di andarmene per calli in solitudine.

Alle ore 13 in punto sono quindi uscita dal mio ufficio, ho pensato che il sole mi dava fastidio e che forse la nonna era nel giusto quando mi diceva che il sole dei mesi con la erre in mezzo non è un buon sole, quel sole mi infastidiva il naso che è diventato asciutto e lo sanno tutti che il naso asciutto vuol dire che ti stai costipando. Faceva un caldo di merda e io ovviamente uscita di casa sei ore prima non ero vestita adeguata, ho pensato che il miglior modo per lasciarmi ispirare era arrivare nel modo più veloce possibile in campo santa margherita. Siccome son Veneziana e voi no mi sento in dovere di spiegare che quel giorno per arrivare in campo santa margherita ho preso le sconte per arrivare prima di tutti quelli che non sono Veneziani.

Una volta arrivata in campo mi è salita una sensazione di nausea mista alla costipazione da sole di mese con la erre, mercato del pesce ancora attivo a ore 13 e venti, cervicalgia che mi accompagna da scorso aprile. Sono andata diritta verso il negozio che avrebbe dovuto ispirarmi, ero tutta contenta e non vedevo l’ora di portare a termine questa missione che era importante, era una missione per il mio amico J e le missioni del J in questo preciso periodo storico vengono anteposte a un sacco di altre missioni. Il negozio era chiuso, avrebbe riaperto alle 15,30, ce l’avevo in culo, la pausa pranzo finisce alle 14.

Furiosa più dell’Orlando ho ripreso a camminare come se mi inseguisse un orso bianco, siccome erano le 13 e ventitre ho pensato che potevo fare la strada normale, una via di mezzo tra la sconta e il percorso dei turisti, ho imboccato la calle, ho percorso il ponte saltellando, ho imboccato un’altra calle, ho svoltato a destra perché a sinistra c’è il canale, ho fatto l’angolo, mi sono fermata, ho camminato all’indietro per tre passi

era come se mi avessero afferrata per il cappuccio.

Un odore fortissimo che non ho riconosciuto subito mi si è installato nel rinencefalo e il rinencefalo lo sappiamo tutti che è la cosa più primordiale in assoluto che esiste all’interno del nostro cervello. Era fortissimo, era odore di trementina misto a olio, misto a retrogusto di pesce, mi ha afferrata per il cappuccio. Mi sono bloccata davanti alla piccola vetrina che faceva angolo e ho buttato l’occhio sulla prima cosa che capitava a tiro, una tavolozza, una vecchia tavolozza usata da qualcuno di famoso, non riuscivo a disincantarmi gli occhi. Sembravo un bimbo che guarda la vetrina di una cioccolateria.

Sono rimasta immobile davanti alla bottega del pittore a fissare il nulla per secondi che parevano ore, drogata e in assoluta dipendenza da quell’odore. Ho alzato gli occhi e ho visto i suoi, due occhi sorridenti, le labbra leggermente incurvate verso il basso e due occhi sorridenti, tra le mani una tavolozza meno vecchia di quella in vetrina ma comunque usurata.

Una scintilla di vita.

Stavo per andarmene e però non riuscivo, ero imbarazzata perché lui di sicuro aveva visto la scena del mio arrivaggio li, ho mosso un passo e mi son bloccata, ho continuato a guardare la vetrina, ho rialzato lo sguardo lui continuava a sorridermi con gli occhi, ho preso coraggio, mi sono infilata le mani in tasca e non mi sono voltata mai.

Una scintilla di vita.

 

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che sempre maiale è.

Quelle persone che ti parlano, tanto per parlare e ti fanno le domande tanto per farle

“come sta tuo padre?”

“insomma dai, potrebbe andar meglio”

“ah bene dai son contenta”

non mi ha cazzo ascoltata, potevo dire che mio padre ha fatto il corso per astronauta e che navigava in direzione marte, era quel gran cazzo di lo stesso.

Qualche giorno fa ho avuto una rogna a lavoro, ne ho sempre, sono li per riparare rogne ma qualche giorno fa la cosa mi riguardava in maniera diversa perché in genere ho solo i clienti che mi fanno diventare matta e quel giorno erano i clienti e poi la mia azienda e poi i miei fornitori e io ero il dannato centro di quel triangolo delle bermuda e ovunque io mollassi la carica di energia poi uno dei tre cadeva nel baratro. Non si possono avere tre cose tutte contente nello stesso momento, spesso non se ne possono avere due di contente figuriamoci tre, tre è un cazzo di miracolo. Dopo quel dramma li in ufficio ho passato quel giorno e i due successivi in silenzio assoluto, emettevo qualche suono di qua e di la proprio perché dovevo, la kerika effe è una che parla, è una di quelle che a scuola la maestra la chiamava dallas perché ogni volta che apriva bocca era una puntata di telenovela, anche solo per segnalare che non avevo fatto i compiti impiegavo dai sette ai dodici minuti. Non ho parlato per due giorni e mezzo perché stavo male, mi è passato la mattina che il mio compagno di banco mi ha portato mezzo chilo di nutella avvolto nella pasta sfoglia a forma di croissants e mi ha detto che me lo dava solo se sorridevo, gli ho fatto il muso lo stesso perché non si devono estorcere i sorrisi alla gente così e poi però ho sorriso perché ero sofferente non scema, volevo la mia brioche con la nutella.

Oggi avevo fame, perché sto eliminando qualcosa dalla mia dieta e allora anche se metto tanto di altro ho voglia di quel qualcosa che ho eliminato e ho fame, io sono il  genere di persona che non può sostituire un chilo di piselli a una fettina di pancetta, io voglio proprio la pancetta e la ho eliminata (la pancetta ma parlo anche di altro) e allora ho sempre fame, per darmi una carica emotiva positiva mi sono organizzata una gita a san daniele del friuli, due giorni per prosciutti. Non è lo stesso ma da un pochetto di tregua.

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29 giugno 2010

quelle date che ti lasciano il cuore impressionato per sempre.

e.

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nervosismi.

Son tutta nervosa perché la gatta ha un nascondiglio nuovo che io non so. Certo si chiama nascondiglio perché è un puntino nascosto di casa di una trentina di centimetri dove in genere ci sono accatastate altre cose e lei ci si infila dentro se no si chiamava scopriglio se la trovavamo subito, sono tutta nervosa lo stesso.

Diciamo che il gatto, quando io faccio le cose in giro per casa, mi segue e si manifesta e fa in modo che gli presti attenzione anche se io sto facendo altro, per dire se sto camminando da zona notte a zona giorno che è un corridoio lungo, lui ogni tanto mi supera e si butta a terra sotto ai miei piedi fingendosi morto o svenuto, non so cosa finga. In genere a parte farlo nel corridoio e alle uscite degli angoli per rendermi le cose più complesse lo fa quando ho in mano pile di biancheria appena piegate (piegate e basta, non stiro dal 2002) o se ho in mano il vaso antico dell’artigiano unico modello disponibile in casa mia.  Sempre il gatto, se sono in bagno a fare qualsiasi cosa in bagno, che non includa l’apertura di un rubinetto di acqua, lui si mette li con me e mi guarda con gli occhi tutti pieni di accusa “perché ti fai la piastra quando potresti grattarmi la schiena?” tipo. Sempre il gatto, se sono sulla via per uscire di casa si mette davanti alla porta che così quando esco lo saluto e a posto.

La gatta no. La gatta ha una indole totalmente inversa.

lui: vuole essere guardato e visto e sentito e toccato e non esisterà nessun gatto al mondo oltre a lui, vietato anche commentare garfield o peggio le pubblicità sheba in tv, guai.

lei: se niente niente ti accorgi che è in zona e lei si accorge che ti sei accorto è la fine, non la vedi più per sei ore, ed è la punizione che secondo la gatta è adeguata per averla vista e guardata e aver detto “ah ma sei qui anche tu?” le ho detto solo così giuro.

Il gatto ha paura della sua coda, una volta di notte ci è entrato in casa un uccello che si era perso, è entrato perché ha visto la luce e però arrivava da fuori e allora quando è entrato e ha sbattuto sulla luce una due e tre e anche quattro volte (poi è svenuto, alla quarta è svenuto) ha fatto un sacco di rumore, poi figuriamoci di notte, se hitchcock avesse predisposto un monologo sarebbe stato quello. La gatta guardava l’uccello con la faccia da “ti ammazzo a te e alla famiglia” il gatto è sparito sotto il letto e non è uscito per due giorni, quando è uscito camminava  tutto circospetto  e col terrore negli occhi e aveva paura che gli entrasse un altro uccello in casa e si vedeva che non sapeva come affrontare quella situazione.

La gatta è curiosa, sempre in cerca di avventure, sempre in mezzo ai pericoli. La prima cosa che ha fatto quando è entrata in casa è stato nascondersi sui cavi della corrente elettrica, sale sul parapetto del terrazzo e abitiamo al 4°, infila le zampe nella tazza del water, l’ho trovata vicina al fornello acceso, dentro a un vaso di vetro, in mezzo ai calzini sporchi, sul bordo della vasca da bagno piena di acqua e bagno schiuma, ha ingoiato una ape intera, ha assaggiato il ragu e anche un sacco di altri avanzi di cibo che qualsiasi altro gatto avrebbe snobbato, sono quasi sicura di averla vista correre con delle forbici tra i denti. Soprattutto però so che anche se non si fa vedere lei è li che mi osserva e mi scruta e controlla tutti i miei movimenti anche se io non la vedo (non sempre e anche quando la vedo devo far finta di no) e allora sapere che ha un nascondiglio nuovo mi innervosisce perché io carico la lavatrice, faccio partire la lavatrice, mi guardo intorno vedo il gatto e chiamo la gatta e lei non viene neppure se sono in punto di morte, allora spengo la lavatrice, cerco la gatta, non la trovo perché ha il dannatissimo nuovo buco di trenta centimetri, allora apro il portellino dei biscotti e sento un tonfo da distante e compare la gatta, allora faccio partire la lavatrice…

tutto questo quando attacco la lavatrice, quando attacco il forno, quando devo chiudere le finestre (è rimasta più chiusa fuori che dentro), quando devo uscire, quando vado a letto…

Da qui il tonfo, il tonfo di quando apro il portellino dei biscotti, da quando uso questa tecnica ho la gatta che pesa come un pulmetto ma almeno so che neppure questa volta l’ho infilata in lavatrice.

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due settimane intense

due settimane due tra le più intense della mia vita, non starò a dettagliare le cose di lavoro perché uno sono riservate e due perché sono riservate e poi perché onestamente non ne ho neppure tutta questa voglia.

Nelle due settimane intense sono stata a un addio al nubilato di una mia amica, la cosa fica è che era da tanto che non passavo una serata leggera per tutti, tutti quelli che erano con me quella sera erano leggeri e belli e con la voglia di star bene e basta, mica succede tutti i giorni, siamo sempre qui anche quando è ora di alleggerirsi con le pesantezze quotidiane. Quella sera invece è stata fica e spensierata. Quella sera è stato fico che il giorno dopo lo spogliarellista mi ha aggiunta ai suoi amici di facebook anche, magari pensa che forse io un giorno mi sposerò e  avrò bisogno di uno spogliarellista per il mio addio al nubilato. Un’altra cosa fica di quella sera è che il giorno dopo mi son svegliata piena di ematomi alle ginocchia che io non so come ho fatto a procurarmi anche se ho in testa una scena di me e altre nove donne in ginocchio su un tavolo di un ristorante (non ricordo come sono salita) e lo spogliarellista che stava dietro (l’oscura presenza alle spalle) e poi io e le nove donne che siamo andate a ballare (non ricordo come sono scesa dal tavolo). Un’altra cosa, però meno fica, di quella sera è che sono arrivata a casa alle 4 e 20 e la sveglia ha suonato alle 6 e 15, la madonna è ancora che piange.

Nelle due settimane c’è stato un giorno che sono andata a cena coi miei e mio fratello e la ragazza di mio fratello, la mamma che mi ha detto “che grande che sei diventata” o una faccia simile. Insomma si è preso il pesce e loro erano li con le grigliate e le fritture e io che ho visto che a menu c’erano scampi crudi e spada crudo e ciao…

sento ancora lo stomaco che mi viene grattato dall’interno che io mangio il pesce crudo ma ogni volta poi mi pare che mi stiano raschiettando la pancia, però è buono.

In queste settimane intense sono tutta contenta perché ho fatto amicizia con uno che ha una rosa di panifici a venezia, ho alzato la voce una serie di volte con delle persone che lavorano a stretto contatto con me e non mi sono neanche messa a piangere (si perché io mi arrabbio e magari alzo la voce e poi però mi vien da piangere), ho ricevuto un sacco di complimenti dai miei clienti, ho preso il sole a venezia in barca con la maglietta e sembro un murer, ma soprattutto…domenica prossima ho l’esame del mio corso yoga e stavo pensando a come fare per la mia non totale preparazione e in queste due intense settimane la soluzione mi è arrivata una notte per caso: a domanda complessa fingere la morte come i gerbilli.

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quella alta grande e fica.*

ormai è da dieci giorni che aspetto di ricevere un pacco, le cassette della snail mail del mio condominio sono tutte vuote. Ho una teoria precisa e non credo di sbagliare di tanto, il postino che si batte il mio condominio ha avuto due settimane di cagotto e nessuno lo ha sostituito.

ci sono dei precedenti con questo mio postino, molti precedenti, dallo scatolo sky alle bollette del gas recapitatemi quando già il bidet lo facevo con l’acqua fredda. anche in quelle occasioni deve aver avuto dei giorni di cagotto son sicura.

siccome la vita continua nonostante il mio pacco sia a invecchiare nell’ufficio delle poste centrali volevo raccontare di una cosa che poi son due.

Questa mattina mi è capitata nelle orecchie una canzone, una canzone vecchia, una canzone che mi ricorda me e il mio papà quando tutti e due eravamo più piccoli. Si girava con la 127 e la 127 era di un colore azzurro verde acqua tendente beige, quei colori che erano disponibili solo in quegli anni e credo solo per le fiat, quei colori che erano sbiaditi anche se l’auto aveva tre giorni, quanto ho amato il rosso fiat, il rosso fiat non era rosso ferrari, era arancione. Erano i primi anni ottanta, avevamo già la casa con giardino e senza sassi (la prima casa era con giardino e con sassi piccoli piccoli che quando cadevo con la  bicicletta mi si conficcavano tutti nelle ginocchia), avevamo il cane magro (il cane grasso è arrivato nella terza casa, la casa con giardino, senza sassi e col caco, il caco che quando cadevo scivolando su una buccia di caco tiravo giù tutte e tre la madonna).

Uscivo col papà, mi portava a spasso in macchina con la 127, andavamo alla pista di pattinaggio di MaRgheRa (a marghera oltre al polochimico è famosa anche la pista per pattinare) usavo i pattini con le quattro ruote messe a paia, ero brava e lui si sentiva un pochetto allenatore, credo avesse in programma di mandarmi a scuola di pattini e però poi non lo ha fatto perché ha capito che pattinare mi piaceva solo per così tanto per fare, non volevo fare le gare di pattini, non volevo mai… Papà si è accorto e ha lasciato stare.

Nella 127 c’era questo mangianastri, sopra al cruscotto una pila di cassette con tutto il nastro sputato fuori, ogni tanto papà mi chiedeva di infilarci il mignolo e di iniziare a girare per avvolgerla, poi un giorno si deve essere accorto che non capivo mai il senso esatto in cui riavvolgere e tutte le cassette srotolate sono sparite, si deve anche essere accorto che ero proprio io a srotolarle. Mi pare comunque incredibile di essere riuscita a infilare il mio mignolo in quelle cassette, il mio mignolo allo stato attuale (taglia guanti xl) non mi passa dentro il naso, anfatti non ho ricordi di me che mi scaccolo, ho ricordi dei miei compagni di banco che si scaccolano ma non di me, devono essermi cresciute le mani una notte all’improvviso tipo. Dicevo che sono sparite tutte queste cassette e ne era rimasta una che era un mix di canzoni che facevano cantare me e papà ogni volta che si era in viaggio e da malcontenta a marghera se hai cinque anni è un viaggio. In quella cassetta c’era questa canzone e io ero piccola e non sapevo tutte le parole, nel senso che non conoscevo tutte le parole, non ne sapevo il significato, allora dicevo “non so se hai presente una puttana ottimista e disinibita” la cantavo così. A cinque o sei anni sapevo il significato di disinibita insomma.

Ho realizzato solo oggi che la canzone dice “ottimista e di sinistra”, a sei anni non lo sapevo, era astratto e non lo dicevo, si vede che oggi so che cosa è la sinistra e che c’è un tempo per tutto.

*anche fica lo sapevo a sei anni.

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non è di arancione è di grigio, la via di mezzo.

dicevo a un amico, un amico anche un pochetto intimo perché è quell’amico che si è preso la briga di tauaggiarmi e io quando mi devo fare un tatuaggio sono un cazzo in culo. A proposito di quel mio amico mi è venuto in mente di quando gli ho fatto vedere il disegno del mio primo tatuaggio, dieci centimetri di drago,  lo ha guardato, mi ha guardata, abbiamo concordato che a fare una schiena intera impiegava meno che a farmi i dieci centimetri di drago, sono svenuta alla prima goccia di sangue, mi ha chiesto se mi ero fatta una canna e io ho detto che no (ed era anche vero), mi ha dato acqua e zucchero, ha proseguito nell’opera e a distanza di dieci anni devo ancora ribatterlo perché è perfetto. Quel mio amico li quando gli ho detto che volevo un secondo tatuaggio si è messo la mano sui coglioni, ha guardato il disegno, 4 centimetri e mezzo di ideogramma cinese, ha tirato un porco, abbiamo concordato che a fare due schiena avrebbe impiegato meno, ero di spalle, non ho visto il sangue, non sono svenuta.

Dicevo a quel mio amico dei miei vini preferiti, si parlava di Veneto e allora in Veneto il mio preferito è di sicuro il valpolicella, ho una passione anche per il ripasso e mi piace l’amarone, mi piace anche il prosecco ovvio ma se devo dire il mio preferito è il valpolicella. Non è il più economico e non è il più costoso, è una via di mezzo e io lo adoro.

Il mio vino preferito assoluto tra tutti quelli che ho assaggiato in vita è il Tignanello. Ho assaggiato un sacco di vino, ho preso cose da un sacco di euro. così tanti euro che mi risulta fastidioso dirlo, includo anche la produzione francese in tutti i miei assaggi e…il mio vino preferito è il Tignanello, non il magnifico Sassicaia, non l’adorabile Ornellaia, il Tignanello, un vino medio, un vino ottimo in qualità prezzo un perfetto bilanciamento, è il mio vino, il vino che regalo a tutte le persone che ho a cuoretto. Il vino che chiedo al mio amico quando vado a fare degustazioni di fichezza.

e niente, son qui che mi chiedo come mai.

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quante volte ho detto che amo questa voce? quante?

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di servizio

cari tutti, belli e brutti,

con la presente sono a comunicarvi che domani, 27 aprile alle ore 18,30 al MOLO5 di Marghera, ci sarà la prima presentazione de “il tuo posto nel mondo“.

l’invito è aperto a tutti e siete i benvenuti,

e.

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prossimi programmi e romantichezze.

Venezia questa mattina era tempestata di palloncini di colore bianco e rosso a forma di cuoretto, all’inizio ho visto solo quelli. Più mi avvicinavo al mio ufficio più aumentava il numero dei palloncini e hanno iniziato a far da comparsa dei boccioli di rosa. Poi si sono palesate delle cartoline a fondo bianco con disegnata la rosa e una scritta in nero a font ghirigorato, uno che chiedeva perdono a una ragazza.

Non ho neppure fatto in tempo a lasciarmi travolgere dalla romanticheria che ho subito pensato a che cazzo avrà mai combinato quello la per chiedere perdono in quella  maniera.  A me non è mai successo che un uomo mi abbia chiesto perdono così, mai. Non mi è neppure mai successo che un uomo abbia spruzzato il mio nome con la bomboletta spray su un guardrail.  Non mi è neppure mai successo che un uomo si sia appostato al mio balcone tutta la notte e non è mai successo che un uomo mi salvasse da una torre segreta di un castello.

E’ perché hanno capito che fondamentalmente non mi interessa, il capitano ha capito che la cosa più sensata da fare con me è i portarmi a mangiare pesce vivo o mucca cruda, i miei passato pure han capito che del bacio perugina non mi interessava un gran cazzo del biglietto e che mi interessava il cioccolato e la puntona di nocciola o del cioccolato o in ogni caso cibo.  I miei fornitori han capito che un campione assaggio vale più di cento riunioni coi commerciali. Mangiare pane e salame è meno romantico di caviale e champagne ma è la mia combinazione vincente.

In questo periodo dell’anno, come sempre, stringo il bigliotto per il vinitaly, seguirà mia foto nel sacro abbraccio con la mucca di plastica del locale dove andrò a procacciarmi del nutrimento solido per il mio stomaco all’uscita del vinitaly.  La foto che ci facciamo io e la mucca di plastica ogni anno da tre anni a questa parte è comunque un pochetto romantica.

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amore è non dover mai dire “mi dispiace”.

Sveglia alle cinque e cinquanta per poi alzarmi davvero alle sei e trenta, lo squillo del demonio in loop a distanza di cinque minuti per noooooove luuuuunghiiiiissiiiimeeeeeee voooolte la vicina e quella del terzo ringraziano. Desidero svegliarmi naturalmente.

Trentasei enormi cose da fare e una sola kerika a farle, tutte le trentasei cose vanno svolte nell’arco delle ore di veglia, il mio capo che già pensa “beh l’importante è che il tutto si svolga entro le ore 24 di oggi” i miei amici che pensano “ora mi chiama, ora mi scrive ora mi dice che è viva e che ora tocca a me” i gatti che pensano “ora torna a casa, ora mi da le pappe, avesse trovato il superemme chiuso resta aperta la via per i biscotti” il mio amore che pensa “mi hai abbandonato cazzo” mio padre che pensa “avrà di meglio da fare che andare a trovare un vecchio” la mamma che pensa “non mi ha mai chiamata oggi” il mio insegnante yoga che pensa “aveva detto che oggi veniva”.

Le trentasei cose fatte in queste ore di veglia le ho fatte bene, le ho fatte molto bene. Tra le varie ho parlato tantissimo al telefono, sono riuscita ad esprimere dei grazie che hanno emozionato chi volevo ringraziare, sono riuscita a far contento un milionario, ho dato contributi rilevanti per il lavoro di terzi, le ho fatte bene.

Sto male per tutto quello che non ho assolto, per tutto quello che non ho potuto delegare e che non potevo delegare e che non volevo delegare, tutto quello che sta due paragrafi sopra non è delegabile, il mio amore, mio padre, i miei gatti, il mio percorso yoga, i miei amici. Tutto quello che chiamo MIO non è delegabile, è mio. Me ne voglio occupare io e quando capita così, quando capita che trascuro il mio, mi spiace per le promesse non mantenute, per le chiacchiere non fatte, per i caffè mai presi. Mi spiace onestamente, dall’altro lato ancora di più mi dispiace realizzare che ho mancato del mio per seguire di altro, altro mio, anche il mio lavoro è mio, anche il parlare al telefono è mio, anche tutte le altre trentasei cose sono mie.

E’ così in genere che mi trovo in bilico, indecisa su da che parte del fossato saltare, è così che mi trovo divisa, a litigare con me stessa, è così in genere che mi trovo con addosso un malessere enorme, quando vorrei esser più di così e non riesco a far più di così e poi non voglio mai giustificare e non voglio mai motivare i miei ritardi le mie non presenze, non voglio mai dover spiegare, è inutile, deleterio, addirittura lesivo per una persona e non vi dico per i gatti che non c’è proprio un gran cazzo da giustificarsi, esiste solo che io non ero li, ero a fare altro.

Avete mai spiegato a un gatto che eravate a fare altro? lesivo,  deleterio e autolesionistico, ecco.

 

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1, 2,3

La cosa uno è che il ginocchio mi sta sui coglioni. Non lo sopporto, lui mi regge mai io non lo reggo, è l’articolazione più complessa del fottutissimo corpo umano e non fa un cazzo di niente, non niente niente perché in effetti flette, in effetti trasmette al piede ordini provenienti dal bacino ma a livello di puro e semplice movimento il ginocchio fa poco niente, se per ipotesi un bambino guarda un ginocchio il bambino capisce solo che il ginocchio flette ed estende (ci sarebbe una microrotazione nel mentre della estensione ma è talmente micro che il bambino non se ne accorge e così anche io) e però è l’articolazione più complessa del corpo umano. La spalla invece che fa millemilacose è meno complessa. Questa cosa uno ha un sacco a che vedere con l’esame che ho da sostenere a stretto giro.

La cosa due. La cosa due è che in questo strano periodo della mia vita ho il gatto da portare dal veterinario ogni settimana, la tendinite persiste. La cosa due è anche che abbiamo avuto la grandiosa idea di eliminare lo spatolato veneziano dai muri della sala con le nostre manine io e il capitano, abbiamo capito subito perché i professionisti chiedono migliaia di euro per fare quel lavoro. Sempre nella cosa due abbiamo avuto un lutto in famiglia, quei lutti che sei li che te li aspetti da un momento all’altro e poi quando arrivano sul serio sei solo un pochetto preparato. Nella cosa due hanno cambiato terapista a mio padre, è stato un piccolo enorme dramma e io e mio fratello abbiamo convenuto che se prima c’era qualche speranza ora proprio no. Nella cosa due una persona cara è uscita dalla mia vita, non ha sbattuto la porta la ha accompagnata ma in ogni caso la ha chiusa. Nella cosa due la sera del compleanno della mamma le ho dato una copia del mio libro che ho ricevuto in anteprima dall’editore e la mamma me la ha data in testa di spigolo, già la conoscete la mamma non serve che vi spieghi, lo ha preso in mano, non ha avuto un secondo uno di esitazione e me lo ha dato in testa (n.d.erika: 408 pagine di spigolo in testa) perché le avevo detto che usciva il 23 e il suo compleanno batteva 14, la cosa due è che eviterò di fare sorprese alla mamma. Nella cosa due quando mio padre ha visto lo stesso libro stava passando un neuropsicologo che conosce bene mio padre e mio padre gli ha messo in mano il libro (al neuropsicologo) e poi mio padre ha iniziato a piangere commosso e il neuropsicologo lo ha ripreso e gli diceva “eh noooo” e io allora mi son messa in mezzo “si si” gli ho detto “una reazione così va benissimo” una volta gli spiego della reazione della mamma prima che il neuropsicologo mi denunci per voler far piangere un paziente. Nella cosa due ho passato dei giorni di merda insomma e anche dei giorni bellissimi. Sono stata al mare, c’era un sole diddio, era li per me. Nella cosa due ho fatto le cotolette impanate col pure di patate della vita, nella cosa due ho preparato delle polpette che il capitano ne ha mangiate 14. Nella cosa due un giorno per sbaglio mentre lavavo i piatti avevo studio aperto in sottofondo e mi sono messa a piangere per un servizio, nella cosa due ho un periodo premestruale che non passa mai.

La cosa tre, sto aspettando la cosa tre.

 

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dati tecnici e voci di corridoio e mali di testa.

a: quale è il gatto che ha male?

e: quello con la fascia rosa

a: non potevi dirmi il colore del gatto?

no.

perché ho paura che si sentano discriminati se li identifico per colore o per altre cose che si notano al primo sguardo, ad esempio “il gatto con la coda storta” “il gatto che sembra una cipollina” “il gatto con la cravatta” ho paura che si sentano in difetto.

Ieri e anche sabato ho subito craniosacrale e non starò a fare un nuovo lunghissimo trattato sull’argomento, nonostante l’argomento mi sia caro non starò ad enunciare tutte le cose, nonostante la craniosacrale di ieri fosse mirata a liberare le vie dell’espressione io non dirò molto. Dirò solo che mi son messa a piangere. Non a piangere come un vitello ma a piagnucolare piuttosto, mi sono schiacciata il naso perché mi vergognavo e perché volevo contenermi anche, è stupido ed è assurdo e non sarei ne la prima ne l’ultima che lacrima addosso a un terapista ma io non volevo.  Una situazione che mi puzza di vecchio, una mia ricorrente, non voglio mai far vedere fragilità e debolezza o spiragli di una me indifesa, soprattutto a chi mi ha a cuoretto, soprattutto a chi ho io nel cuoretto, per non deludere, per non ferire, per non far impensierire o incupire le persone. Son capace di piangere come un vitello nel mio letto, al corso yoga, camminando per strada, in pulmetto, quasi ovunque e non voglio piangere mai davanti a chi mi è caro. Non voglio piangere più, non voglio piangere nella craniosacrale in particolar modo perché a parte la mia premessa sulle lacrime allo stato attuale non riesco a spiegarmi il pianto oppure riesco ma mi racconto un milione di balle per infossare il motivo del pianto. Come in quel periodo che mi pareva di stare daddio e però sognavo di merda. La cs di ieri mi ha spolverato via qualche stronzata, la cs di ieri è stata un’onda, ha slivellato la mia emotività e se non stavo attenta oltre alle lacrime usciva un sacco di male, un sacco di merda.

Questa mattina mi hanno fatto ricordare del mio periodo di montagna, di quando andavo ad Asiago, di quando facevo finta di andare a funghi e di quando c’è stato un casino coi nonni, che i nonni avevano delle regole guida fondamentali per i nipoti che soggiornavano con loro in estate, regole che suonavano come:

– mai far preoccupare i nonni se no vai a casa

– mangiare tutto e a tutti i tre pasti principali più merenda a metà pomeriggio col gelato biscotto

– fare cacca almeno una volta al giorno se no sei da clistere

– mai dire alla nonna che hai fatto cacca se non è vero e dimostrabile

– non fare tardi se no i nonni si preoccupano e vai a casa per non aver rispettato la uno

– non uscire con la pioggia o col maltempo

– non arrivare a casa sporchi o bagnati o inzuppati

– non ammalarsi e non farsi male se no i nonni si preoccupano e vai a casa per non aver rispettato la uno

Io quella volta ero uscita che era strano il cielo, non pioveva ma le montagne erano scure scure e c’era un vento di merda, era così forte che non piaceva neppure a me. Sono andata al maneggio e non mi hanno lasciata montare perché i cavalli si innervosivano a vedere cartelli stradali che gli volavano sopra la testa mentre loro lavoravano, ci hanno lasciato vedere che ferravano i cavalli nella stalla. Son rimasta dentro alla stalla coi miei amici, ha iniziato a piovere, a diluviare, e io non ho messo il naso fuori perché se no mi inzuppavo e poi dovevo tornare a casa dai miei, la pioggia è cessata in un’oretta, ero perfetta per un rientro asciutto asciutto a parte che per le scarpe, non ero bagnata, non ero uscita con il maltempo che il maltempo è arrivato dopo, non sono rientrata con il maltempo che il maltempo era cessato prima.

tutto bello.

a parte mio nonno. Mio nonno mi ha cercata in giro tutto il pomeriggio, credo si sia portato dietro un raffreddore per tre giorni poi. Non capisco come mai quella volta non mi avesse cercata nella stalla che era davvero l’unico posto buono dove cercarmi.

Non mi hanno mandata a casa ma hanno piantato su un casino di merda, hanno telefonato alla mamma, al papà, lo han detto ai vicini, non mi hanno messa in castigo e non usavano dar botte ma me ne hanno dette ben cinque.

Una volta poi, qualche tempo dopo sto fatto della stalla, stavo giocando su un campo e ho pestato del filo spinato, mi ha rotto le scarpe e mi si è infilato sul tallone, si lo so fa schifo ma anche male, era pieno di ruggine. Non volevo dare una nuova preoccupazione ai nonni, non volevo che mi mandassero a casa, non volevo deluderli, arrabbiarli, disperarli, non volevo nulla di tutto questo. Non ho detto nulla allora, ho aspettato che la ruggine mi lacerasse tutto quel giorno e tutta quella notte e per poi il giorno dopo privarmi dell’uso del piede. Non mi hanno mandata a casa neppure quella volta i nonni, neppure se ho rischiato di farli preoccupare di avere il tetano, perché mi amavano i nonni e mi amavano anche se ero cazzona, fragile, debole, non resistente ai chiodi, mi amavano anche se piangevo i nonni solo che io lo capivo sempre un pochetto dopo.

quasi dimenticavo, la casa editrice che ha seguito il mio caso usa preparare booktrailer, oggi ne ho visto uno e a me è tanto piaciuto, è questo enjoy.

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Il gatto ha iniziato a zoppicare qualche giorno fa, ho fatto quasi finta di nulla, mi sono chiesta se per caso avesse litigato con la gatta e poi ho dato la colpa a lei.

Scorso week end il gatto mi cammina con un posteriore sollevato e io non sono contenta un gran cazzo. E’ che non lo conoscete Gennaro ma è un gatto che pare un cane da quanto affetto manifesta, uno di quelli che gli devi star dietro sempre, non lo posso vedere Gennaio che zoppica, mi si spacca il cuoretto, chiamo il veterinario.

Spiego che è da qualche giorno che mi zoppica e che sta con il piede su anche da fermo e che forse ha le unghie lunghe.

Il veterinario di Gennaietto è uno di quelli con il passamontagna e infatti mi dice “ah no, io fisso l’appuntamento con l’ortopedico specialista di arti posteriori di gatti europei” non l’ortopedico generico insomma.

La prima visita la fa mercoledì, ieri, il mio gatto ha iniziato a farmi le puzzette nella macchina (nuova) di mio fratello e non si è interrotto per una buona mezz’ora. Giravamo in città come ace ventura in quel film dove stava con la testa fuori dal finestrino per tutto il tempo (ho il dono della sintesi per i film lo so).

Una volta arrivati dal veterinario scopro che l’ortopedico specializzato in arti posteriori di gatti europei è lo stesso che qualche anno fa ha tagliato i coglioni al mio gatto e rimosso le ovaie alla gatta, capisco che non si può vivere di una sola specializzazione e lo saluto felice che il dottor Tony mi piace.

Gennaro continua a puzzettare tutto il tempo, vorrei aprire la finestra ma vedo che il medico non fa una piega allora sto zitta. Il dottor Tony gli allunga le zampe, gli tira la schiena, gli fa un qualcosa che non capisco e poi gli ride dietro quando lo prende in braccio e scopre che pesa otto chili, secondo me si immaginava che il mio gatto nel dentro fosse un pochetto più vuoto.

Entra una collega del mega esperto e avvisa che è arrivato un cane che è stato sbranato da un altro cane e che il tutto è successo mezz’ora fa quindi si è in tempo. Senza pensare infilo Gennaro nel trasportino e gli caccio sopra la coperta che sa di puzzetta di gatto. “bon noi andiamo” gli dico, mi pareva il caso.

Abbiam rivisto il dottor  Tony oggi. Radiografia, prelievo di liquido articolare, sedativo, dieta, ci sarebbero da togliere dei denti ma vi fo parlare col dentista dei gatti europei, gatto scoreggifero.

Ha la tendinite, deve stare a riposo (cazzo è un gatto), deve stare a dieta (come cazzo faccio a mettere a dieta un gatto se ne ho due, sono sicura come la morte che si mangia il pasto dell’altra), non deve mangiare panna e formaggio grana, quando si emoziona fa puzza e dobbiamo solo sopportare.

…quanto ho speso non lo dico per rispetto al mio stipendio…

il gatto ora dorme, domani gli fisso un trattamento  craniosacrale.

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ho fatto un viaggio.

Sono partita ieri mattina alle undici, sarei dovuta partire alle dieci e invece poi i compagni di viaggio han fatto tardi e allora no.

Mi han fatta sedere davanti, io avrei voluto star dietro che così potevo allungare le gambe sul sedile ma hanno insistito e allora no.

In andata ho tanto riso, nel ritorno, a ore quattordici, ho riso il doppio. In pausa pranzo mi volevano ubriacare ma io sono stufa di ubriacarmi ad eventi lavorativi e allora proprio no.

Nel pomeriggio son partita per un nuovo viaggio. Un viaggio bello e poi doloroso e poi di nuovo bello. Anche nel pomeriggio ho riso, ho riso solo all’andata, nel ritorno invece ho pianto. Ho pianto come un vitello, le lacrime che sgorgavano come dalle fontane l’acqua. Non esiste fazzoletto abbastanza grande, serviva un lenzuolo. Ho lasciato che accadesse, ho lasciato che il viaggio mi portasse in posti dolorosi, sono sicura che avrei potuto gestire diversamente, avrei potuto far si che non accadesse ma non volevo lottare, son stufa di farmi la guerra.

voglio solo essere in pace, prima che con chiunque con me.

e.

 

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om

Oggi avevo il corso yoga, il corso quello di fichezza. Mi son svegliata presto come tutte le volte che è domenica e che ho il corso importante, una al mese.

Mi son calata in una doccia bollente che mi ha lasciato addosso traccia di odore di pastelli.

Mi son fatta un caffè. Ho fumato una sigaretta. Vi direi che ho fatto la cacca ma le donne non fanno la cacca quindi no.

Ho iniziato a preparare il borsone, ero li che mi piegavo i plaid (almeno due che se no durante il rilassamento ho freddo e non mi rilasso un gran cazzo), ho realizzato che non ci sarebbe stata neppure la metà di quello che volevo infilare in quel borsone, ho preso quello enorme, è arrivato il gatto e si è infilato dentro e poi ha chiamato la gatta.

Mi son fatta altri caffè.

Una volta fatti sparire i gatti che facevano solo finta di voler venire a yoga con me ho buttato dentro robe a casissimo, non ho dimenticato i cioccolatini.  Non dimenticherò mai i cioccolatini. Lindor con ripieno refrigerante, avete capito quali? ecco.

Mi sono messa via quei cioccolatini per giorni come questi.

Esco di casa, la borsa pesa millemila chili (cit.) mi chiedo se per caso sto dando un passaggio al gatto. Vado in direzione della pasticceria sotto casa.

A distanza di minuti dalla pasticceria ho quell’aroma di caffè addosso. Presente quale aroma di caffè?

Allungo la strada sino al parco, voglio attraversare il parco, non noto gli animali mi soffermo sulla pista, che ricordi di quella pista. Io sudata e con le vene gonfie si.

corso yoga.

Il mio insegnante, uno dei miei guru del momento, chiede se qualcuno desidera un mantra, io lo desidero ma non lo dico, decido che glielo dirò lunedì, domani. Lo desidero tantissimo, ne desidero due.

poi…

“lo yogi mira a diventare ciò che rappresenta”

io desidero essere un pochetto più acqua.

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di contentezza.

poco fa pensavo a che bello quando ero piccolina e potevo vedere i puffi nel mentre della cena, era bello. Poco fa la mia insalata ha assunto un sapore diverso perché nel mentre della cena davano orazio caine in tv, cose che coi puffi non mi sarebbero accadute per dire.

il libro, la mia creatura, è nella fase di editing. Non lo ho mai detto ad anima ma io se c’era una cosa per la quale mi cagavo addosso era proprio l’editing. Non il come inizio? non il come finisco? non il e adesso cosa dico? non il varie. mi cagavo addosso con l’editing, anche coi grazie ero in difficoltà ma l’editing…qualcuno che legge e rielabora e lavora sopra a una cosa tua, è come se qualcuno prendesse un vostro lavoro di uncinetto, tutti voi fate uncinetto son sicura, e ne distruggesse delle trame per poi riuncinettarle e meglio e mettervi davanti all’evidenza che il suo è meglio.

Il mio editor non è così, che poi il mio editor sono almeno due ma uno è quello che mi contatta. Sono stati bravi e mi hanno trattata benissimo a me e alla creatura, hanno mosso poco, pochissimo, così poco che quasi non me ne sarei accorta (non è vero avevo contato anche le virgole per dire). Potevo chiedere più di così?

si.

il mio editor non legge il mio blog e ci sta, e insomma mi aveva rimosso un “pochetto”, presente quali no? “pochetto, cuoretto, telefonetto, pulmetto” ecco, quasi un marchio di fabbrica. Allora glielo ho detto che ci tenevo tanto e son tutta contenta che lo rimettano al suo posto.

Oggi comunque son contenta, è stata una giornata di inferno in ufficio per motivi che non sto a raccontare e ho il mal di testa dei campioni e la pancia che mi esplode a causa di un sandwich della macchinetta dell’ufficio, poi ho mangiato l’insalata mal volentieri perché uno ha tranciato una arteria nel mentre che io avevo l’insalata a mezz’aria su orazio caine, però sono contenta.

diciamo che se guardavo i puffi era meglio ma son contenta.

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thanks.

Ho avuto una sessione yoga fichissima, così fichissima che sono riuscita a visualizzare un eeeeenoooormeeee punto arancione nel mezzo della mia fronte. Chiaro che per visualizzarlo prima te lo inventi ma non è quello il punto, il punto è che dopo averlo inventato lo ho visto davvero.

Ho inventato il puntino, lo ho immaginato, lo ho immaginato così forte che mi pareva di vederlo ma, ancora non lo vedevo, dopo averlo immaginato a immagine e somiglianza di un puntino piccolo e arancione ho desiderato che comparisse e ho desiderato che comparisse nel centro della mia enorme fronte, insomma il puntino poi non era proprio un puntino ma più un puntone (la  mia fronte fa cinque dita e mezzo), desidera e immagina e immagina e visualizza e desidera e soprattutto stai qui e stai qui ora non devi pensare a nulla a parte che a quel puntino (e a respirare con la pancia ma vabbeh ero già di pancia), insomma il puntino lo ho visto. Ho anche fatto la controprova che è di tenere gli occhi a fessura invece che chiusi. Si come il buddha che ha gli occhi a fessura, sarà li a far controprove.

secondo me siete ancora che pensate alle cinque dita e mezzo della mia fronte.

La mia pagina dei desideri, è un parziale dei miei desideri perché dal giorno in cui ho capito che potevo desiderare e poi potevo aspettarmi di ricevere il desiderio, ho iniziato a desiderare e per mai fermarmi, la mia pagina dei desideri è però un piccolo metro, da quando ho questo blog (un mese) se ne sono avverati tre e due mezzi (se sono mezzi non li barro), se ne sono avverati molti di più solo che non c’è traccia, sono quelle cose che una desidera senza realizzare che sta desiderando, ad esempio la giornata del cioccolato non la ho desiderata e però quando si è presentata una giornata del cioccolato ho capito che desideravo una giornata del cioccolato, oppure una volta che morivo di fame e mi è comparsa una brioche davanti agli occhi, mica lo avevo detto che volevo la brioche ma davvero mi si è palesata davanti agli occhi, mi è esplosa la lavatrice e me ne è arrivata una al piano praticamente il giorno dopo e coi programmi per delicati e tutte le ruote che girano.

Ieri ho rivisto una amica che mi ha presentato due persone, una la avevo già a cuoretto, volevo proprio vederla, l’altra non è che la ignorassi ma non ci avevo mai pensato, non avevo mai desiderato di conoscerla sino a che non la ho conosciuta e ho capito che desideravo conoscerla, una persona meravigliosa. La cosa tutta interessante è che questa persona mi conosceva già, per sentito dire dalla mia amica. Quelle cose che se le raccontassi alla mamma non mi crederebbe, per fortuna che la mamma era li anche lei così mi ci ha vista insieme.

tutte queste righe erano solo per dire grazie che di grazie non se ne dicono mai abbastanza.

in ordine di apparizione:

grazie per il giorno del cioccolato

grazie per il giorno dopo il giorno del cioccolato (che era quello della brioche)

grazie per il giorno.

grazie.

e.

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di leggerezza.

Una pigrissima domenica pomeriggio me la meritavo.

Ho trascorso una deliziosa giornata di sole in casa con le tapparelle abbassate da notte e trascinandomi tra divano e letto. Il massimo del lusso è stato cucinarmi un toast alle tre del pomeriggio, un toast ben cotto con doppia farcitura di formaggio e qualche scaglia di grana.

Il massimo della leggerezza è stato guardare giornali che prevalentemente mostrano figure e vedere film che avevo già visto. A guardare un film che hai già visto non devi mai stare troppo attenta e puoi andare a far pipì nel momento esatto in cui ti scappa senza aver paura di perderti la frase chiave. Chiaro che il film lo si può stoppare ma mica è la stessa cosa, stoppare un film è comunque un momento di distrazione se il film non lo hai mai visto, ci devi uscire dal film e poi rientrarci.

Ci tenevo a dire, ormai da qualche giorno, che la risposta da un milione di euro del milionario e della casalinga che lo ha vinto io la sapevo. Sarei caduta in un paio delle altre ma quella da un milione la sapevo. Son cazzate eh e non ero io seduta su quella sedia e poi io in particolare ho una cotta per gerry scotti e quindi va da se che se lui mi stesse vicino io mi impallerei, mi impallerei come a tredici anni mi impallavo quando Luca della terza H mi rivolgeva parola. Non faccio richiesta di partecipare al milionario perché ho una cotta per gerry scotti insomma. Forse con quelle domande usando gli aiuti che la signora non ha usato ci sarei arrivata anche io al milione, da casa mia ero serena e tranquilla e realizzavo di non sapere solo un paio di cose e però ad esser li. Quando vedi la tua vita da fuori è un po’ diverso da quando la vivi da dentro, è il motivo per cui i capi riescono quasi sempre a risolvere i problemi a un primo sguardo, la visione più ampia il quadro più grande, cose così.

Sapevo la risposta da un milione perché ho letto la bibbia che avevo otto o nove anni, dopo averla letta la prima volta ho realizzato che la mia parte preferita era la genesi così ne ho abusato.

Non avrei saputo che farci col milione, se gerry me lo avesse chiesto non avrei saputo rispondere e gerry è uno di quelli che ti chiede cosa farai dei soldi.  A gerry saprei dire cosa farei con ventimila euro o settantamila euro o trecentomila euro ma con un milione non so.

20000 – pagherei qualche corso e farei un piccolo investimento.

70000 – qualche corso – investimento – un viaggio – sistemare l’appartamento.

300000 – qualche corso – investimento – un viaggio – un fondo pensione – una casa con giardino – un cane.

Poi ho visto che iniziava un film con jack black poco fa, un altro che mi piace molto, mi piace moltissimo, mi piace così tanto che vorrei che mi cantasse tutto il tempo, tutto il tempo e così

leggero e intenso.

 

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non voglio mai restare sola col mio superio.

scena 1. incontro di lavoro.

vestito molto bene, scarpe molto bene, agenda molto bene, capelli spettinati ma poteva andare peggio quindi capelli bene, trucco molto bene.

preparazione dell’argomento di riunione: cintura nera.

esposizione degli argomenti e carisma  impresso agli interlocutori: wow

Non è una cosa da applausi, certo che no, però la faccia con cui ti guardano le persone nel durante le riunioni e nel dopo le riunioni al momento dei saluti, quella faccia che significa “sei fastidiosa come una ciglia in un occhio erika però ti stimo per esser riuscita ad arrivarmi sin dentro alla cornea non è da tutti”. Lasciare la stanza e raccogliere le idee post incontro di lavoro.

scena 2. incontro.

biancheria intima mooooolto bene ma tanto lui non la nota, la biancheria intima è un mio feticcio, capelli spettinati e bagnati ma potrebbe andar meglio, potrebbero essere molto più spettinati, capelli bene, trucco molto bene.

preparazione dell’argomento di incontro: tendo ad andare a braccio.

esposizione degli argomenti e carisma impresso all’interlocutore: beh wow.

sigaretta post incontro: accesa.

La faccia con cui mi guardi durante l’incontro e subito dopo e i sorrisi per nulla, sorrisi solo perché siamo innamorati. sorrisi solo perché ci stiamo ricordando di un segreto di noi due. Lasciare il letto per andare ad accendermi la sigaretta, pensare che ti amo.

scena 3. me myself and I

la riunione è andata molto bene, si decisamente bene, è andata benone, i risultati che ho ottenuto sono degni di nota. Avevano tutti la faccia contenta.

Col mio amore è andata bene, due campi della mia vita vanno alla grande e poi sono in salute. stai a vedere che l’oroscopo di quest’anno ci ha preso.

ripercorrere con la mente le situazioni.

Forse quando ho detto quella cosa quello li ha alzato un sopracciglio, mi sa di si lo ha fatto. Quell’altro ha incrociato le braccia invece, mi è venuto in mente solo ora prima no. che strano.

Il mio amore era felice lo so, spe che gli chiedo se si ricorda di me di ieri. se anche a lui viene in mente ogni tanto.

Come mai quelli della riunione devono ancora formalizzare le mie richieste? come mai?

Come mai il mio amore non si fa vivo? cosa sta facendo? a cosa pensa? si è già dimenticato? non può dimenticarsi.

Forse la riunione non è andata così bene. Forse avevano la faccia di circostanza, forse mi hanno anche guardata tutta storta.

Forse per il mio amore era tutto regolare, nulla di speciale.

Sto immaginando ora che le cose non vadano bene o ho immaginato che andassero bene in quelle scene?.

A rimuginare troppo sulle cose si rovinano le emozioni di un istante o di due istanti o di dieci istanti.

Stai qui e ora.

 

 

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αγάπη

e questo è.

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vedo la gente morta.

Ho appena inviato una mail luuuuuunghissima, quelle mail che il destinatario le apre e gli rotolano i coglioni a terra. Il mio dono della sintesi si palesa solo ed esclusivamente quando mi incazzo, quando tutto quello che dico è “sei uno stronzo” chiaro e deciso e breve. Questa sera non sono incazzata infatti.

Pensavo a una cosa, come al solito non è una, sono “millemila” (cit.), come al solito non posso star qui tutta la notte.

Pensavo a quando succede qualcosa di estremamente bello o qualcosa di estremamente emozionante, o qualcosa di brutto, nei giorni di ciclo in cui non vedo al di la del mio naso in realtà basta che accada anche solo qualcosa, qualsiasi cosa.

Quando accadono delle cose così e come minimo mi prende un’emozione forte addosso, in positivo, farfalle nella pancia, tachicardia, tremore delle mani e globale, ginocchia che cedono sotto il peso dei cinquanta chili (scarsi di nuovo… già), pupille dilatate, rossore in faccia, o in negativo, tachicardia, pugno sulla bocca dello stomaco, rossore in faccia, tremore delle mani e globale, ginocchia che cedono…

Ciò che distingue il bello e il brutto è il sorriso o la mascella tesa in pratica, le emozioni mi scuotono quasi allo stesso modo nel bello e nel brutto e i sintomi e i segni sono quasi uguali anche se diversi.

Poi c’è il quando passa il treno.

Il quando passa il treno per me è il momento in cui ho già passato un momento estremamente bello o estremamente brutto e con tutte le emozioni del caso e però siccome quel momento è arrivato come un treno e io quando è arrivato quel treno ho fatto un saltino emozionata ora quando mi ricordo del treno faccio lo stesso saltino, come se il mio cervello non lo capisse che quel treno non è il treno che ho visto passare questa mattina, che quel treno è solo un ricordo. Il mio cervello non capisce, o una parte del mio cervello non capisce e allora io ogni tanto son qui che mi ricordo di accaduti e faccio un saltino come se le stessi vivendo in questo esatto momento, per la prima volta e ora.

e.

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a sort of marino.

Oggi è stata una bella giornata con però dei momenti orribili  che mi hanno devastata.

Oppure.

Oggi è stata una giornata di merda con però dei momenti bellissimi che mi hanno elevato l’anima.

Sono tutte e due affermazioni vere.

Immagino sia sempre più vera la teoria del vivi qui e stai qui ora che così il mio termine in tempo non sarebbe una giornata della quale non so dire se bella o brutta ma il mio termine di tempo sarebbe che in un certo momento stavo bene e poi in un certo momento invece stavo male. Non vedo l’ora di quando sarà il momento del bilancio della mia vita, i famosi sette minuti, o erano secondi?, in cui dicono si comprenda il significato del tutto, che poi dicono e dicono ma chi?, a quel punto non vedo l’ora di poter dire in quanti momenti son stata bene e in quanti son stata male. Se il bilancio della mia vita lo dovessi fare basandomi su oggi farei una cosa così:

bene male malissimo benissimo
05.20am v
07.18am v
08.20am v
08.40am v
09.00am v
10.00am v
11.00am v
13.00pm v
14.30pm v
14.40pm v
15,00pm v
16.00pm v
17.00pm v


fa mal di testa vero? lo so è excel e quasi tutto quello che è excel fa mal di testa o sangue da naso.

volevo farvi anche un grafico torta sullo stesso stile ma poi mi son stufata. chiedo al mio collega se me lo fa lui domani.

In ogni caso i miei cinque benissimo dovrebbero stracciare tutto il resto. Infatti è così, son felice sto bene e sono molto felice dei miei cinque benissimo di oggi.

Oggi però quando avevo un momento tipo quello delle 10.00am mi pareva proprio di non farcela che io son così, tutto dura un secondo o anche di meno e tutto è sempre forte o fortissimo e io mi lancio con tutta me stessa e ancora son pentita di non aver fatto donna avventura, comunque ho preso il telefono

“ehilà”

“ciao, avevo bisogno di una voce amica”

…silenzio di due secondi poi…

“sei in spiaggia vero?”

sto in silenzio un secondo io ora…e poi

“si sono in spiaggia, c’è un sole meraviglioso ed è agosto”
“ah bene”

“si”

“hai fatto il bagno e hai tutta la salsedine addosso”

“si e mi si sono arricciati i capelli, ho i boccoli come ogni volta che faccio il bagno in spiaggia e col salso”

“forse domani non vengo in ufficio”
“immaginavo, stai tranquilla”

grazie.

grazie per sempre.

e.

update




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una coca senza ghiaccio e col limone grazie.

a volte arrivavo al bancone del locale e li davanti, anzi, li dietro al bancone ci stava un mio amico ed era quasi un miracolo quando lui mi diceva “faccio io”. Faceva lui e ingurgitavo la sua meraviglia di cocktail come se fosse acqua che il bello dei suoi cocktail era che pompavano una trentina di gradi ma tu ti credevi di bere succo di frutta con dentro roba e allora ti pareva di poterne bere molti di più di quanti poi ne potevi bere.

Che poi l’alcoooooool, non fa effetto immediatamente, ci mette un po’, quel po’ che fa si che tu prenda altro alcooooool tra un alcol e l’altro.

Il mio amico mi preparava la sua formula magica solo quando io avevo una determinata faccia. Non era un lusso di tutti i giorni. Era il lusso di quando avevo la faccia brutta.

C’è da dire che la faccia brutta non è la faccia triste, la faccia brutta è quando hai avuto una giornata di inferno e manderesti tutto affanculo e forse hai anche mandato tutto affanculo, la faccia brutta è quella di quando rimugini e però non vorresti. Ho una giornata brutta un giorno si e un giorno no al momento e infatti evito quel mio amico e quel bancone, se non lo evitassi il mio peso si aggirerebbe agli ottanta chili arrotondati per difetto.

La faccia triste invece è diversa, se ho la faccia triste non bevo e nessuno mi offre da bere. Non ho la sbronza triste, sono sempre allegrotta se e quando bevo ma se sono triste sono così impenetrabile che non mi si può offrire neppure un caffè. Quelli che lavorano dietro ai banconi secondo me queste cose le vedono.

La tristezza che non solo non ti viene in mente di alzare un bicchiere ma non hai neppure la voglia di mangiare un biscotto, di fare pipi, di lavarti la faccia. La tristezza quella che ti annienta. Presente quale no?

Quella tristezza strana e specifica, che ti fa camminare appiccicata ai muri con le spalle tutte rivolte verso il basso. La tristezza male.

Quando mi prende quella tristezza e a volte mi prende, eccome se mi prende, io voglio che tu la veda, voglio che tu la riconosca, voglio che tu sappia esattamente che cosa stai vedendo e voglio che mi prendi, che mi afferri, che mi porti via, che mi porti lontana da tutto e da tutti, stretta intorno a te, con gli occhi chiusi, immobile, per tre minuti, dieci, cento, sino a che non se ne sarà andata. Voglio che sia lei ad andarsene.

poi eventualmente quando se ne sarà andata possiamo anche bere qualcosa insieme.

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crepi.

Ho trovato questo post it una mattina sul monitor del mio pc dell’ufficio che era spento. Me lo sono portato a casa, l’ho tenuto appiccicato sulla mia agendina per giorni. Quindi è vera l’accusa che nel mio ufficio c’è qualcuno che si ruba i post it.

Ha smesso di lavorare con  noi a dicembre dueedieci. Dicembre. questo post però parte da dodici mesi prima.

Gennaio

lavoro a tre cose diverse, nel mio lavoro principale, quello che mi permette gli acquisti di borse e scarpe per capirci, parte una nuova collaborazione. Sono tutta concentrata a far andare bene questo accordo. Lavoro con loro anche quando dovrei lavorare ad altro.

Febbraio

A Venezia c’ è Carnevale e una gallina si è persa in zona porto. E’ il mese in cui di rilevanza ci sono solo i miei quattro giorni a montecarlo, poche altre cose da segnalare. A montecarlo non ci ero mai stata e forse a dirla tutta ancora non ci sono stata sul serio che di montecarlo ho vissuto solo l’albergo cinque stelle lusso nel quale ho stazionato. (ho perso cinquanta euro al casino’, l’ho presa bene perché ero ubriaca)

Marzo

Sono in perenne bilico, do le dimissioni o non do le dimissioni? alla fine le do, vengono respinte per la enne volta e io ho provato di tutto per farmi licenziare ma niente.

Aprile

Aprile = vinitaly. Per me aprile è un buon mese sempre e anche nel dueedieci perché so che vedo anoninick e al vinitaly. Ho ricordi di me in coda ore per bere un bicchiere…manco ci fosse stato johnny depp in quel bicchiere. Aprile due e dieci è anche stato il mese johnny depp. The Tourist girato a Venezia è.

Maggio

A maggio compie gli anni uno degli uomini  più importanti della mia vita. Mio fratello. Ricordo la sua festa.  Poi la richiesta di collaborazione con la biblioteca comunale, i racconti bocciati. Si hanno tenuto dei racconti e io però mi dispero per quelli che han bocciato.

Giugno

a giugno sono stata testimone di nozze al matrimonio della Deb. Tutto il mio giugno è stato dedicato a lunghe chiacchierate con lei sui preparativi. A distanza di due giorni dal matrimonio la mia  amica è in viaggio di nozze e io ricevo una telefonata che paralizza la mia vita. Era il 29 di giugno.

Luglio

due settimane di terrore, dolore, panico, lacrime, ansia. Perdo tre chili in dodici giorni. E’ tutto dannatamente difficile. Mollo tutti e tre i lavori. Il mio editore è a Venezia e io non lo vado a trovare perché sono chiusa in una stanza di ospedale. Sono sveglia giorno e notte e ringrazio in segreto tutte le persone che mi stanno vicine.

Agosto

Parte una stasi. Una sorta di rilassamento, riprendo in mano il mio lavoro primario anche se in ufficio spesso sono incapace, la testa è altrove. Trovo una nicchia di piacere in una spiaggia, vado in spiaggia tre giorni su sette dalle dodici e trenta alle quattordici. Il tempo mio, la mia vita, i miei pensieri, sono raccolti in quella ora e mezza.

Settembre

E’ il compleanno del capitano e per la prima volta non riesco ad organizzare un evento adeguato. E’ un momento di svolta, mi iscrivo a yoga. Non vado più alla spiaggia, faccio altro. E’ il principio della craniosacrale anche, era settembre.

Ottobre

attraverso fasi di estremo sconforto e fasi di sorrisi da fare invidia al buddha. quando sto bene mi convinco di star bene e poi non è sempre così. A ottobre ho scavato un sacco nel mio vecchio per affrontare il nuovo. Vado in chiesa, faccio fioretto, prego, faccio yoga.

Novembre

Inizia la mia voglia di arancione. Mi si chiede la chiusa del libro e riprendo quindi in mano il mio secondo lavoro.  Ho due lavori, studio craniosacrale, studio yoga, studio anatomia, imparo.

Dicembre

è il mese del mio compleanno. Mi si avverano quasi tutti i desideri che ho espresso a BN. la vigilia di questo natale è una delle vigilie che ricorderò per tutta la vita per motivi troppo lunghi da spiegare ma in sintesi…quando sono nata io mio padre e mia madre hanno passato la vigilia e il natale in ospedale, io nel dueedieci ho fatto la stessa cosa per loro ed è stato bello ed è stato intenso. E’ stato un regalo. Eravamo uniti come non siamo stati mai o forse lo eravamo prima ma non ce ne siamo accorti. alla vigilia ci siamo accorti.

A dicembre ho trovato quel post it e ci sono tutte le mie ricorrenti li, c’è una “e” e quella e fa parte della mia vita, fa così tanto parte della mia vita che la riconoscerete anche voi un giorno da qualche parte. Poi c’è il grazie e io nel dueedieci ho imparato a dire grazie, non sono del tutto formata, ho altra strada però sono a buon punto. C’è l’augurio. c’è un sacco di roba invisibile agli occhi (cit. ciao betta).

crepi.

e.

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sono solo io.

Ok, io lo amavo splinder.

Lo ho amato tantissimo, ci ho scritto ufficialmente dal 2005 e sono anni, sono persone, sono un sacco di cose.

E vi taccio  della mia evoluzione personale li dentro.

Avevo un bel blog, lo ho amato, lo ho curato, ci ho messo anima e cuore e emozioni e ci scrivevo quando stavo bene e ci scrivevo quando stavo male e ci scrivevo quando stavo media.

Ora ho questo e non lo so se cptuncino muore, non so se questo sia la sua reincarnazione, non era programmato di partorire questo in una uggiosa e febbricitante domenica pomeriggio, però è nato.

Io sono sempre la stessa.

e.

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last but not least

ho passato dei giorni intensi, intensissimi, vivi.
ho ricevuto quasi tutti i regali che avevo chiesto a babbo natale, sono fuori di:
la letterina
il bagno in oceano
la carne di renna
il girasole
andare a cavallo da massimo
il desiderio 28

significa che mi si sono avverati numero 22 desideri su 28, mi pare buono.

mi pare un inizio.
mi pare che nel dueedieci abbia ancora senso fare le letterine a babbo natale.
ma non volevo parlare di questo.

ho subito craniosacrale scorsi giorni, una cosa strana. non era forse neanche craniosacrale so che ho sentito i vortici sulla pancia e il caldo e il freddo. so che non ero preparata, io non ero preparata, nessuno mi ha detto "ora ti tratto" nessuno. so che non ero sdraiata su un materassino blu, ero seduta, su una sedia scomoda ed ero piena di mal di pancia e con gli occhi gonfi e col mal di pancia e la pelle verdognola e gli occhi gonfi e l'umore…diomio, avrei potuto incendiare i campi con un rutto da tanto ero incazzata.
e però.
e però secondo me il mio corpo ha memoria a se stante. una cosa che non controllo io, allora quando il mio corpo sente che c'è quello della craniosacrale in zona si mette comodo, lascia che lui si attacchi. Anfatti lui ha detto "vieni qui" e basta, e poi ha fatto tutto il mio corpo, come se io non fossi importante, io il mio umore, il mio mal di pancia, i miei occhi gonfi. lui sente quello della craniosacrale e si mette in postura, si mette in postura anche se siamo su una sedia scomoda. si mette in postura anche se quello non dice nulla, al mio corpo non frega un gran cazzo delle mie resistenze pensavo, non gli interessa, fa nulla se io sono incazzata, se non ho voglia, se ho da fare altro, il mio corpo è egoista ed egocentrico.
un po' lo ringrazio il mio corpo perché se avesse dato retta a me avrei ancora il mal di pancia.

probabile che io non volessi parlare neppure di questo, sarà stato il mio corpo.

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new tree in town

Ciao Babbo Natale,
è da un pochetto che non ci si sente io e te, mi sento in colpa a scriverti solo oggi o in questi giorni di ogni anno e a ignorarti tutto il resto del tempo però mi figuro che magari tu sia in ferie o a zonzo con gli elfetti…no, non funziona. Sarà mia premura scriverti anche in periodi non natalizi, giusto per sapere come stai.
Ho preso un nuovo albero ieri, come già saprai tutti i miei pini precedenti sono morti. Questo è bello, è piccolo, credo sia sul metro e settanta e pesa tanto, pesa più di me, e ha un tronco robustissimo. Non è un pino classico, è un pino canadese. E' bello da far paura. L'ho vestito ieri tardo pomeriggio/prima serata, con delle belle canzoni a farmi compagnia e del prosecco e del formaggio grana.

Sai che non solo tra un po' è natale, è anche il mio compleanno, sai che sono stata buona e che non ho avuto occasioni e tempo per essere cattiva, sai tutte le cose. Ho una bella lista di regali che vorrei ricevere da te.

1) Desidero stare bene, stare bene inteso come in buona salute fisica ed emotiva, lo so che la salute non si compra ma tu sei o non sei babbo natale.
2) Desidero essere forte, lo so che sono forte ma ho bisogno di essere ancora un pochetto più forte, mi serve forza per me e per altri e ho bisogno di essere forte.
3) Mi manca il mio papà di prima, amo quello di adesso ma mi manca quello di prima. Desidero che il mio papà di adesso si goda la sua nuova vita, desidero che sia felice.
4) Desidero che mio fratello e la mamma siano in salute e pieni di forza anche loro.
5) Desidero che il Capitano resti il Capitano.
6) Desidero riuscire a fare bene il corso insegnanti e comprendere l'oscura e ostica anatomia.
7) Desidero che siano disponibili a Venezia i completini yoga che ho visto nei siti internet americani e britannici.
8) Desidero ricevere la letterina che ho chiesto e desidero fare regali che le persone apprezzino.
9) Desidero libri, mi piacciono i libri e desidero libri.
10) Desidero tempo, tempo da riempire di momenti.
11) Desidero un nuovo pigiama oysho (si lo so che ne ho sette ma li adoro)
12) Desidero che se la mamma mi prenderà il perizoma rosso di natale esso sia effettivamente della mia taglia questa volta, non la solita doppia xl che se no secondo lei ho il culo fuori insomma.
13) Desidero una cena spensierata a base di tartare di mucca e patate al forno e vino rosso buono e poi vediamo di cosa ho voglia quella sera. però spensierata mi raccomando.
14) Desidero non rovinare più le cose bianche in lavatrice.
15) posso avere una nuova lavatrice anzi?
16) Sai che non ho mai mangiato la renna? è tanto brutto se ti chiedo di potere assaggiare la renna?
17) Desidero che la renna non sia in via di estinzione.
18) Desidero che il mio nuovo pino non muoia, voglio che sia lui a sotterrarmi.
19) Desidero che l'unica cosa che chiedo ben cotta (il toast) mi venga preparato effettivamente ben cotto.
20) Desidero comprarmi un orecchino che mi piace, eventualmente di farmelo produrre, ho dieci fori all'orecchio destro e nessun orecchino mi piace.
21) Se trovo l'orecchino desidero trovare anche una collanina e un braccialetto da fare un kit.
22) Ho voglia di andare a cavallo ma da Massimo, non in giro, voglio andare da Massimo.
23) Vorrei fare un bagno nell'oceano, quello pacifico questa volta.
24) un girasole.
25)(scarpe e borse come al solito e che però il Capitano non si accorga che ho portato in casa altre scarpe e altre borse)
26) Fai produrre un bel film di quelli che riguarderò sino allo sfinimento (come quando da bambina ho scoperto via col vento)
27) imparare a girare con lo slittino senza pettarmi agli alberi.
28) c'è un desiderio 28 ma richiede un parental control…ricordati del mio desiderio 28.

Mi pare sia tutto.
Ti ringrazio in anticipo per l'attenzione e resto in attesa di un tuo cortese riscontro a stretto giro,
a disposizione per qualsiasi chiarimento colgo l'occasione per augurarti un felice natale

p.s.: Saluti anche da niuppino.

new tree in town
 

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ohhhhh grazie.

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“lascia che elimini tossine” cit.

Ieri ho passato la mia giornata a piangere.
sono seria, dico davvero, qualsiasi cosa accadeva io mi mettevo a piagere.
mattina molto presto, vedo dal pulmetto un gatto piccolo che attraversa la strada ed era freddo e pioveva forte e lui era piccolino e io mi son messa a piangere perché secondo me soffriva e non per tirargliela ma avevo anche paura che finisse sotto a una macchina.
mattina presto ma meno presto, mi è preso un sentimento di tristezza infinita mentre ascoltavo una canzone sul waterpulmetto e mi stavo per mettere a piangere. poi ho cambiato canzone e mi è venuto in mente di lunedì sera che a yoga son rotolata a terra con tanto di tonfo e rotolamento sparso e sono scoppiata a ridere. siccome però ormai era un momento di emotività profonda ridevo ma con le lagrime.
ahi mi ammmoooor.
ho pianto dieci minuti al telefono col capitano, il mio capitano, ci siamo litigati.
poi ho pianto perché la caposala dell'ospedale mi ha manifestato attenzione e affetto.
poi ho pianto perché ho risposto di merda ad un mio amico.
poi ho pianto perché ho detto al mio amico che non volevo rispondere di merda ma soprattutto ho pianto perché ho fatto pace con me stessa ed è stato bello.
poi ho pianto perché ho parlato tanto con mio papa.
io una volta non parlavo mai con mio papa ma ieri abbiamo parlato tanto ed ero piacevolmente emozionata.
poi ho pianto perché avevo comprato tre cioccolatini lindor (quelli rossi tondi con il ripieno refrigerante) e li avevo presi per regalarli a una donna che mi ha manifestato attenzione e affetto (non la caposala, un'altra) e invece mentre la raggiungevo ho iniziato a mangiarne uno pensando che se gliene regalavo due andava bene uguale e poi ne ho mangiato un altro pensando che se gliene regalavo uno era perfetto e non minavo la sua altrettanto perfetta forma fisica e poi ho mangiato anche il terzo pensando che ero stata stupida a pensare di regalarle i cioccolatini, e siccome i lindor mi sono andati in circolo subito ho pianto per gioia indotta da lindor.
farei la firma ad essere "strana" in quei 5 giorni al mese…il fatto è che son strana in tutti gli altri.

 
 

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hai 24 ore

oggi che potevo restare sotto il piumetto un po' di più mi son tirata su un po' prima delle sei. Non c'è un perché, a parte il gatto che mi camminava sopra avanti e indietro. Il gatto comunque era sopportabile.
Ho acceso il melafonetto e come prima cosa mi è arrivato un sms da un numero che non conosco che dice: "hai 24 ore", ho risposto che erano le sei e dieci di poco fa e mi sentivo anche in ritardo perché l'sms mi è arrivato alle 2 di stanotte, io alle due di stanotte ero nella versione ghiretto on.
ho scritto "per fare che?" e son qui che ci penso.
La mia prima idea era che avessi 24 ore di vita. Si perché io sono una di quelle ottimiste. Allora ho riflettuto se fosse questo un buon momento per morire, questo o tra 24 ore e secondo me no. Ho pensato che se morissi alle due di notte di domani mio fratello mi ammazzerebbe. Abbiamo troppe cose in corso di opera in questo periodo io e la mia famiglia.
Allora poi ho pensato che c'è qualcosa che devo fare entro le due di notte di domani ma non mi è venuto in mente nulla. 
Ho un sacco di scadenze da completare in questo periodo, libro, lavoro, famiglia, tasse, desideri. Un sacco di scadenze. Ma nessuna di queste deve essere completata entro le due di notte di domani che io sappia.
Allora poi ho pensato che avessero sbagliato numero. 
Come si fa nel dueedieci a sbagliare numero? e io son coglione forte su ste cose e ho le dita troppo grandi per il mela ma non sbaglio numero. Sbagliavo numero quando ero più piccolina.
Secondo me non me lo dirà che cosa devo fare in queste 24 ore ed è un peccato perché a me piace fare i compiti.
comunque ho deciso, o mi si dice 24 ore per fare cosa o non ci sto.

o.t.: ieri ho ricevuto un presente che mi ha incendiato il cuoretto, non caldo, incendiato. Ci potevo cuocere le uova col cuoretto. 
sempre ieri ho deciso che era un momento di abbracci, una cosa che non faccio mai, ho addirittura preso l'iniziativa, da qui a dieci anni sarò in grado di scambiare pacche sulle spalle ed effusioni a tutti i miei amici. (se non muoio alle due di prossima notte chiaro).
sempre ieri, ero con un mio amico che è afasico e lui voleva che dicessi una cosa a sua mamma che non era li con noi, era al telefono e però non capivo cosa dovevo dirle perché lui mi indicava un dolce alle mandorle che stava sopra al tavolo e la mia sciarpa e io dovevo interpretare e tradurre. non so come ho fatto ma a un certo punto ho detto "Signora, porti una torta al cioccolato" perché la mia sciarpa era nera. Non so se la torta al cioccolato fosse la cosa che aveva in testa in principio il mio amico afasico ma gli è piaciuta.
se muoio il mio blog passa ad anonimista, non fatelo arrabbiare che è del toretto.
se muoio sappiate che vi amo tanto. come lo dicono gli inglesi "I love you sooooo fucking much" 
update: alla fine c'è stato un perepequaquaquaquaperepe con la rubrica di quello che mi ha mandato l'sms.
pare che non solo non fosse riferito a me ma anche che non avesse nulla a che fare con una morte. nel dubbio ho messo la sveglia alle due meno cinque.

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7 desideri

Esprimere seetteee desideri 7, pare una cosa facile e invece no. E' una opportunità ma mica è facile. Bisogna stare attenti e concentrati e con un occhio di riguardo alle vendette trasversali.
Insomma ho avuto la opportunità di esprimere sette desideri che ho scritto su un foglietto, il retro di uno scontrino del superemme per essere del tutto esatta.
La maggior difficoltà di stesura riscontrata per i sette desideri è che non c'è una cazzo di penna una che sia in grado di scrivere bene sui retro degli scontrini della superemme.
La seconda cosa che mi ha fatta perplimere è che i desideri erano sette e sette sono anche i vizi/peccati capitali, per avere avuto il 4 politico in matematica in tutti i miei anni di frequantazione di matematica sono andata per assonanza percettiva e mi figuravo che ad ogni mio desiderio per forza di cose avrebbe corrisposto un peccato capitale. Una forza uguale e contraria, mi dicevo, ma qui già siamo in terreno di altre materie.
I primi quattro desideri comunque mi sono usciti a furor di cuoretto, espressi con anima e corpo e respiro, nonostante la cazzo di penna e lo scontrino stropicciato li ho scritti tutti e subito.
Il quinto lo ho dovuto rimuginare un po' che non sapevo se dovevo dare un ordine di importanza alla mia lista e se avessi dato anche un ordine di importanza quale sarebbe stata la manovra corretta?
per dire con il cibo il primo boccone è il migliore ma io mi tengo sempre un pezzo di pancetta per ultimo che voglio essere sicura.
con il vino parti dal basico per arrivare all'amarone della tua vita.
però il primo, causa nostri ideali, è sempre il primo, primo nel senso "al primo posto metto"
allora anche li ci ho speso un po' di tempo.
e poi comunque l'ultimo.
mettendo giù l'ultimo desiderio mi son chiesta se fosse giusto coinvolgere terzi nei miei desideri e se fosse il caso di eventualmente formularli in maniera diversa.
quando dicevo che volevo infilare la testa del mio capo in frigo, non dicevo davvero, quello che volevo era una promozione.
quando volevo che la vecchia del terzo sparisse assieme alle sue sigarette che mi hanno incendiato il terrazzo, desideravo in realtà avere una casa singola con giardino e allarme antincendio.
infilare terzi nei desideri insomma ha qualcosa di storto, a meno che, c'è sempre un a meno che, non si tratti di una cosa bella e solidale e positiva e di amore. Se non c'è l'amore e infili un terzo in un tuo desiderio ti si rovina il karma, non è matematico ed è per questo che io lo so e ne son certa, perché non è matematico.
Desiderio che include un terzo che non sei tu e che tratta amore quindi si può fare.
Io per dire ho utilizzato tre desideri per altri.
Proprio per altri dico, non con me e altri, ho desiderato cose belle e di amore per gente che non sono io.
Non voglio un premio, il premio è che mi si realizzino anche i desideri che ho espresso per altri, però un "che cuore che ho" me lo merito.
non volevo dirlo ma lo dico…il fatto che io abbia desiderato tre cose per altri nei miei sette desideri forse non ha nulla a che vedere col fatto che mi sia stato detto che quelli erano i miei primi sette e non gli ultimi sette. (forse)
vi fo sapere quando mi si avverano.

apro una parente commemorativa per mio fratello Iso.
I "e perché ti sei aperta facebook?"
E"te lo ho detto…ho un periodo di merda"
I" e quindi cerchi consolazione on line?"
E"no, mi punisco per sentire più dolore, mi iscrivo a un social network del quale ho sempre parlato malissimo per dimostrarmi che al mio peggio non c'è limite"
I"quando è che ricominci a tagliarti?'"

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che lo sforzo sia con me.

Ieri sera stavo opzionando di farmi portare a casa una pizza, ieri sera pioveva, ieri in realtà è piovuto tutto il giorno e io sono stata all'aperto tutto il giorno. Ieri sera avevo proprio voglia di passare la serata in divano, vestita da casa, coi capelli e i piedi asciutti, con la copertina arancione buttata addosso, e un libro.
Va da se che invece di trastullarmi su cosa cucinare mi sono opzionata una pizza.
La mia pizza preferita, alla mia pizzeria preferita sono due pizze:
Olandese: patatine fritte & salamino piccante
Pizza_Kerika: zucchine grana prosciutto crudo
Le mie due pizze preferite sono in conflitto col mio fioretto, ho iniziato a pensare di prendermi una pizza verdure però li non la fanno bene, buttano le verdure crude sopra alla pizza e si cuociono in forno assieme alla pizza e sono verdure che non sanno di niente…
Ho trovato un posto che mi faceva la frittura da asporto.
Ieri sera ho mangiato una frittura mista e una frittura di soli calamari tutta da sola. Ho mangiato anche le 4 fette di polenta che accompagnavano il tutto e ho mangiato anche il limone, solo la polpa ma lo ho mangiato.
Stavo benissimo. Mi sentivo sazia, mi sentivo bene.
Questa notte ho sognato che mangiavo grissini torinesi con la mortadella. Me li aveva dati mio fratello, mi aveva portato sto piattino e io ho mangiato tutti i grissini e tutta la mortadella e siccome era un sogno la mortadella non aveva neppure un granello di pepe nero (io di solito lo butto via il pepe nero perché non mi piace trovarmi il granetto in bocca). Dopo averla mangiata ho guardato mio fratello e gli ho detto "oh noooooooooo, era mortadella, non potevo mangiare la mortadella." e poi come faccio sempre, mi son messa a piangere e mio fratello, come fa sempre, si è messo a ridere.
Mi sentivo in colpissima, non avete idea.
Quando mi son svegliata ero tutta contenta che fosse solo un sogno.
E' il mio giorno 10 di 15 senza carne.
non ci sto quasi pensando.
Credevo avrei sognato di spezzatino, di tartare, di filetto, di barbecue…invece sto sognando insaccati e salumi.
Come quella volta che son stata vegetariana tre giorni (sia di carne sia di pesce) e mi sognavo il tonno in scatola invece che di banchetti degli dei.
ne deduco che il mio inconscio ha gusti in tema coi miei ma  diversi dai  miei. Il mio inconscio è un palato meno raffinato e più tradizionale. il mio inconscio al mio ultimo pasto mi farebbe mangiare pane e mortadella, io al mio ultimo pasto invece vorrei sicuramente carbonara e tartare.
Sempre il mio inconscio l'altra notte mi ha fatto sognare un uomo, questo uomo è il Dottor B. il dottor B è un neurochirurgo. Il dottor B. è proprio un bel neurochirurgo, per dire se dovessi fare una serie televisiva col protagonista fico prenderei lui. Poi è anche gentile, per dire se la serie fosse stata dottor house non avrei proprio potuto prendere lui. Ho sognato che parlavo col dottor B. nell'attività onirica mi sentivo bene come quando ci parlavo nella vita reale.
Qualche notte ancora prima ho sognato di far pace con una mia amica. questa mia amica quando ci siamo litigate mi ha detto "non ti perdonerò mai" e io ho sognato che ci scambiavamo un bacio e che facevamo pace.
credo la mia attività onirica mi stia suggerendo qualcosa, può volermi dire che potrei iniziare con l'eliminare i peperoni a cena, anzi me lo annoto, prossimo fioretto via la carne e i peperoni a cena.
e poi niente,
ho un pensiero razionale che mi perseguita, questo pensiero mi fa compagnia mentre sono in pulmetto, mentre cammino per strada, mentre faccio yoga, mentre pulisco casa, questo pensiero lo ho sempre appresso ed è una domanda.
"potrai mai essere di nuovo felice?"
e la domanda no,  non è rivolta a me.

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buena vista

oggi mi son degnata di venire in ufficio che era da tanto che non mi ci vedevano qui dentro.
vorrei dire che son stata accolta col tappeto rosso ma il tappeto rosso c'è sempre, a prescindere dalla mia presenza/assenza.
il mio ufficio è esteticamente un bell'ufficio. Interni con mattoni e travi a vista, palchetti in legno a terra, marmorino nei corridoi, porte in vetro.
Da due anni a questa parte mi hanno messa in una stanza che ha la vista mare. ok non è mare, è laguna, è canale della giudecca. E' una bella vista.
Due anni fa ero in una stanza di questo ufficio che aveva la vista sulla "dark side of the punto franco".
vedevo la strada, i pedoni, le automobili, una chiesa sconsacrata…e, ah si, vedevo anche la caserma dei vigili del fuoco.
nella caserma dei vigili del fuoco, i vigili del fuoco, ogni tanto  facevano la doccia.
in quel periodo li le riserve di pop corn dell'intera regione veneto si sono improvvisamente esaurite. li avevamo tutti io e le mie colleghe di ufficio nel mio ufficio.
comunque non volevo parlare di questo, questo mi è venuto in mente perché la mia amica Deb, mentre io in questi giorni  non c'ero, si è pensata di fare amicizia con un vigile del fuoco di quelli che spiociavamo tra un lavoro e l'altro.
Stamattina, tutta fiera, ho raccontato al mio compagno di scrivania che ieri a yoga ho fatto l'aratro e non mi sono neanche rotta l'osso del collo. era tutto contento perché dice di ben sapere quale è questo aratro anche se non ha mai fatto yoga. (si comunque non è uguale a quello che dice lui il mio aratro)
non volevo dire neppure di questo.

Volevo dire che sto facendo un fioretto.
davvero.
io.
proprio io.
Non sono neppure sicura si tratti di un fioretto, la verità è che la parola "fioretto" mi piace tantissimo, come pulmetto, telefonetto, cuoretto, tesoretto…fioretto.
Quello che ho fatto, che sto facendo, è di levarmi una cosa che mi piace tantissimo, per un periodo di tempo che ho già limitato sino a domenica 31 di ottobre. Ho iniziato a privarmi di questo piacere sabato scorso, il sedici.
Ci ho pensato bene a cosa avrei potuto eliminare, la prima opzione era "alcolici", facilissimo…era così facile che non sarebbe stata una rinuncia sincera, guardiamo la verità negli occhi. Passo tre giorni su sette in ospedale, due giorni su sette vado a yoga, mi restano fuori un giovedì sera e un sabato sera. Non ho memorie recenti di mie uscite al giovedì. non ho memorie recenti di mie uscite al sabato, non ho memorie recenti di bevute in casa, ogni tanto con della buona carne apro un rosso. Non volevo fare un fioretto che dura due settimane e include nell'arco delle due settimane 4 potenziali tentazioni in tutto. era un non avere occasione per rinunciare.
La seconda opzione era "sigarette", difficilissimo…così difficile che avrei perso. Sono riuscita a smettere di fumare una sola volta da che mi conosco, quella volta ho smesso per amore, anche il fioretto è un gesto di amore e vorrei riuscire. non vorrei fallire e a smettere di fumare al mio primo fioretto mi pare una cosa troppo difficile (anche se me lo sono appuntato per più avanti).
Mi sto privando di una cosa che mi piace tantissimo. tantissimo. Quando lo ho detto al mio collega mi ha guardato come se gli avessi affogato i cuccioli, sempre meglio di quando lo ho detto al Capitano che mi ha riso in faccia e poi ha apostrofato con un "noncelapuoipropriofare".
la tentazione relativa alla mia astinenza si è fatta avanti stanotte per la prima volta, è il mio giorno tre di quindici senza carne.
per una che riceve in dono ogni domenica un ragu che ti resuscita l'autostima, per una che a pranzo mangia panini col manzo o panini col roastbeef o panini col tacchino, per una che una vita senza pancetta non è la stessa vita, per una che una costata di mucca all'ostrica è l'aperitivo perfetto. per una che mentre scrive queste cose a ore 10,00 am perde la bavetta come la lumaca. per una kerika così direi che come fioretto ci siamo.
questa notte mentre dormivo mi son messa a parlare con un prosciutto jamon iberico de bellota, il maiale più buono del mondo.

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