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Salone del libro e nuvolette

Sono vecchia e sono stanca ed erano anni che non avevo un movente adeguato a farmi uscire dal letto alle tre del mattino per intraprendere un viaggio di 4 ore in macchina.
Oggi sí.
Il movente era quello che si dice gentleman agreement con la casini editore, punto di incontro padiglione 1 stand A52, riconoscibile, anche senza stare tanto a contare, per la musica, le nuvolette, il mega schermo, i sorrisi straordinari dei responsabili dello stand. Davvero, verificate con i vostri occhi, questa miscela io oggi l’ho vista e sentita solo li.
La parentesi personale è che solo oggi, ho duebaciato, chiacchierato, guardato bene negli occhi, persone con cui avevo lavorato, condiviso dubbi ed emozioni a mezzo messaggi di elettro posta per due anni. E sì ero emozionata. Contenta ed emozionata.
Non ho avuto modo di verificare ogni singolo stand, lo ammetto, però vagabondaggio ne ho fatto e avrei da lamentarmi (chi mi conosce lo sa, ho spesso da lamentarmi) non lo farò, resto sul tono della meraviglia.
Allo stand della casini editore hanno allestito un mini cinema che proietta booktrailers interessanti, le sedie del cinema sono state usate a conforto di qualunque piede richiedesse riposo che l’idea delle sedie l’ha avuta casini e pochissimi altri. I libri sono esposti come nelle librerie con sedie e tavolini di fronte agli scaffali che così ti senti in una oasi del libro e non in uno spaccio di mutande. Allo stand c’erano a disposizione editor in numero maggiore di 1, responsabile comunicazione e promozione, l’editore. E io si ero li che li conoscevo ed ero felice di conoscerli pero’ avrei voluto per un momento essere la Erika settenne con le domande da fare a quelli che secondo me facevano un lavoro interessante, io alla fine ho chiesto poco o nulla ma loro parlavano con tutti e io ho l’orecchio lungo e mi son fatta gli affari loro. Mi è piaciuto sentire che ascoltano i sogni nel cassetto delle persone con un orecchio di riguardo.
Ora sono le 21 scarse, ho tre orette di macchina prima di potere svenire nel mio letto, i miei ultimi pensieri sono due: grazie, sono stata benissimo e grazie anche al capitano che ha reso la mia gita possibile. Il secondo e’ per i miei editor e il mio editore che forse leggeranno questo piccolo tributo privi di alcuna deformazione professionale, che lo sto scrivendo con la sinistra e un occhio bendato.

P.S.: Testimonianza fotografica a breve.

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cossa che ghe piaxe scriver sta fia. *

quando ero piccolina, più piccolina di tutti gli altri, ve lo ho detto in cento lingue che io sono una di quelle che ha fatto la primina, il mio giorno preferito era il lunedì, avevo la maestra unica, si chiama Cristina e fumava la sigaretta durante la ricreazione. Il lunedì mattina si faceva il tema in classe e io il lunedì mattina ero la prima ad alzarmi dal letto, anche se il mio papà del tempo faceva il pasticcere e la sua sveglia suonava alle 4 io ero lo stesso la prima.

La sveglia di quelli che fanno i pasticceri suona alle 4 se no voi non potete avere la colazione alle otto e non sto a farvi la spiega della brioche che chiede 12 ore di riposo prima di venir su.

Mi ricordo che la maestra Cristina ci dava tre temi – tre titoli – di solito uno era quello con un tema di storia, uno era quello con un tema di attualità, l’ultimo era un tema di fantasia. Mi prendevo sempre il terzo titolo e a prescindere, senza avere letto gli altri. La maestra Cristina dava un bel voto a chi aveva scritto il tema più bello e poi lo faceva leggere ad alta voce davanti a tutta la classe.

Quando ho letto il mio tema davanti a tutti per la prima volta ero imbarazzata, anche se lo sapevo a memoria quel tema li ogni tanto mi saltava una parola, quel tema era pieno di ironia e di battutine e di cose ridicole (avevo raccontato di una volta che sono stata a cortina con i miei ed era la mia prima volta), mi ricordo che mentre leggevo ero così presa dalla lettura che mi ero dimenticata di avere infilato tutta quella ironia e allora mi mettevo a ridere anche io.

Lo dico sempre che mi piace scrivere, mi piace anche disegnare, mi piace anche fare yoga, mi piaceva andare a cavallo. adoro stare sui rollerblade…ma scrivere.

La spensieratezza di quei lunedì mattina mi manca.

*quanto le piace scrivere a questa ragazza (cit. la maestra cristina)

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e niente…

nel mio ufficio faccio un lavoro reale ma astratto, credo sia così per la maggior parte delle persone, per gli ormeggiatori che si occupano della partenza e dell’arrivo delle navi, per i medici che curano i pazienti, per i commercialisti che si occupano di un sacco di carte per me incomprensibili.

Arrivi a casa e sei anche soddisfatto di quello che hai fatto, arrivi a casa esausto perché hai operato un cuore o evitato che un tuo cliente avesse un bilancio completamente wrong, o, come nel mio caso, hai fatto felice un miliardario. Tutto questo non è tangibile, è una soddisfazione che non puoi toccare.

Mio padre era pasticcere, quello è un lavoro di soddisfazione che non solo puoi toccare ma puoi addirittura saggiare, deve essere così anche per i cuochi, poi lì il problema è che non è chi cucina, chi prepara, ad avere la massima soddisfazione, la massima soddisfazione è del cliente.

Allora ho pensato al mio libro, ho pensato alla prima volta che lo ho tenuto in mano, in cartaceo, con la copertina liscia e quello strano odore che si porta dietro e che ricorderò e riconoscerò tutta la vita, la sua carta stampata ha uno strano odore, pensavo a chi dipinge e ha appena finito un olio, pensavo a chi mette giù piastrelle, a chi tira su muri, a chi costruisce, pensavo ai lavori che puoi toccare e a quanto sia stato bello toccare il libro dopo diciotto mesi di idee.

e niente, pensavo a questo e lo ho trovato bello abbastanza da raccontarlo.

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invisibile agli occhi.

Quello che sapete di questa foto è che quella con la bandana sono io, quella distesa è una tigre. Una cosa che non sapete è che al momento della foto mi trovavo in Tailandia in un centro di recupero per tigri, tipo un gattile ma per tigri, ogni paese ha gli animali che ha.

Un’ altra cosa che non sapete è che io ho adorato la giornata al tigrile.

Un’altra cosa ancora, che non si vede perché è invisibile agli occhi e che però c’è, è che io in quella foto mi cagavo addosso. Genericamente parlando al tigrile mi son cagata addosso tutto il tempo che per quanto fosse la una del pomeriggio e loro avessero già mangiato prima e avrebbero avuto voglia zero di assaggiarmi, io in ogni caso mi trovavo con sei tailandesi in mezzo a una ventina di tigri e quelle venti tigri erano di sicuro più pesanti (quindi più forti) di noi piccoli uomini. E niente, siccome anche oggi un pochetto ho la paura come quella volta delle tigri, la paura quella che hai paura ma sei contenta, ho pensato di metter giù questa foto, e in ogni caso, anche se oggi un po’ mi cago addosso non sarà mai come quando mi cagavo addosso al tigrile. Oggi di sicuro nessuno vorrà assaggiarmi.

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di servizio

cari tutti, belli e brutti,

con la presente sono a comunicarvi che domani, 27 aprile alle ore 18,30 al MOLO5 di Marghera, ci sarà la prima presentazione de “il tuo posto nel mondo“.

l’invito è aperto a tutti e siete i benvenuti,

e.

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info di servizio.

mi è stato comunicato che alcuni di voi non sono riusciti a trovare “il tuo posto nel mondo” in libreria.

grazie.

il libro è acquistabile in molti portali on line che si occupano di commercio elettronico di libri e varie ed è eventualmente ordinabile in tutte le librerie. La mia feltrinelli di zona ha tempi di spaccio di una settimana circa.

grazie.

e.

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oggi

oggi “il tuo posto nel mondo” smetterà di essere solo per me e un paio di altri, oggi sarà nelle librerie e per tutti.

è strano oggi, lo strano positivo, come quando hai un bel segreto nel cuore e poi lo racconti a tutti.

 

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notizie semifresche.

e niente

(già quando attacco con “e niente” vuol dir che c’è qualcosa)

mi sento in imbarazzo lieve, la sorta di emozione che provavo quando scrivevo i miei primi post su blog e poi sapevo che qualcuno per la prima volta leggeva cose mie (maestra e professori a parte).

mi sento così, mi sento strana.

Il primo capitolo del libro è on line e io mi sento strana.

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e: manca poco?

g: manca un pochetto.

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di contentezza.

poco fa pensavo a che bello quando ero piccolina e potevo vedere i puffi nel mentre della cena, era bello. Poco fa la mia insalata ha assunto un sapore diverso perché nel mentre della cena davano orazio caine in tv, cose che coi puffi non mi sarebbero accadute per dire.

il libro, la mia creatura, è nella fase di editing. Non lo ho mai detto ad anima ma io se c’era una cosa per la quale mi cagavo addosso era proprio l’editing. Non il come inizio? non il come finisco? non il e adesso cosa dico? non il varie. mi cagavo addosso con l’editing, anche coi grazie ero in difficoltà ma l’editing…qualcuno che legge e rielabora e lavora sopra a una cosa tua, è come se qualcuno prendesse un vostro lavoro di uncinetto, tutti voi fate uncinetto son sicura, e ne distruggesse delle trame per poi riuncinettarle e meglio e mettervi davanti all’evidenza che il suo è meglio.

Il mio editor non è così, che poi il mio editor sono almeno due ma uno è quello che mi contatta. Sono stati bravi e mi hanno trattata benissimo a me e alla creatura, hanno mosso poco, pochissimo, così poco che quasi non me ne sarei accorta (non è vero avevo contato anche le virgole per dire). Potevo chiedere più di così?

si.

il mio editor non legge il mio blog e ci sta, e insomma mi aveva rimosso un “pochetto”, presente quali no? “pochetto, cuoretto, telefonetto, pulmetto” ecco, quasi un marchio di fabbrica. Allora glielo ho detto che ci tenevo tanto e son tutta contenta che lo rimettano al suo posto.

Oggi comunque son contenta, è stata una giornata di inferno in ufficio per motivi che non sto a raccontare e ho il mal di testa dei campioni e la pancia che mi esplode a causa di un sandwich della macchinetta dell’ufficio, poi ho mangiato l’insalata mal volentieri perché uno ha tranciato una arteria nel mentre che io avevo l’insalata a mezz’aria su orazio caine, però sono contenta.

diciamo che se guardavo i puffi era meglio ma son contenta.

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crepi.

Ho trovato questo post it una mattina sul monitor del mio pc dell’ufficio che era spento. Me lo sono portato a casa, l’ho tenuto appiccicato sulla mia agendina per giorni. Quindi è vera l’accusa che nel mio ufficio c’è qualcuno che si ruba i post it.

Ha smesso di lavorare con  noi a dicembre dueedieci. Dicembre. questo post però parte da dodici mesi prima.

Gennaio

lavoro a tre cose diverse, nel mio lavoro principale, quello che mi permette gli acquisti di borse e scarpe per capirci, parte una nuova collaborazione. Sono tutta concentrata a far andare bene questo accordo. Lavoro con loro anche quando dovrei lavorare ad altro.

Febbraio

A Venezia c’ è Carnevale e una gallina si è persa in zona porto. E’ il mese in cui di rilevanza ci sono solo i miei quattro giorni a montecarlo, poche altre cose da segnalare. A montecarlo non ci ero mai stata e forse a dirla tutta ancora non ci sono stata sul serio che di montecarlo ho vissuto solo l’albergo cinque stelle lusso nel quale ho stazionato. (ho perso cinquanta euro al casino’, l’ho presa bene perché ero ubriaca)

Marzo

Sono in perenne bilico, do le dimissioni o non do le dimissioni? alla fine le do, vengono respinte per la enne volta e io ho provato di tutto per farmi licenziare ma niente.

Aprile

Aprile = vinitaly. Per me aprile è un buon mese sempre e anche nel dueedieci perché so che vedo anoninick e al vinitaly. Ho ricordi di me in coda ore per bere un bicchiere…manco ci fosse stato johnny depp in quel bicchiere. Aprile due e dieci è anche stato il mese johnny depp. The Tourist girato a Venezia è.

Maggio

A maggio compie gli anni uno degli uomini  più importanti della mia vita. Mio fratello. Ricordo la sua festa.  Poi la richiesta di collaborazione con la biblioteca comunale, i racconti bocciati. Si hanno tenuto dei racconti e io però mi dispero per quelli che han bocciato.

Giugno

a giugno sono stata testimone di nozze al matrimonio della Deb. Tutto il mio giugno è stato dedicato a lunghe chiacchierate con lei sui preparativi. A distanza di due giorni dal matrimonio la mia  amica è in viaggio di nozze e io ricevo una telefonata che paralizza la mia vita. Era il 29 di giugno.

Luglio

due settimane di terrore, dolore, panico, lacrime, ansia. Perdo tre chili in dodici giorni. E’ tutto dannatamente difficile. Mollo tutti e tre i lavori. Il mio editore è a Venezia e io non lo vado a trovare perché sono chiusa in una stanza di ospedale. Sono sveglia giorno e notte e ringrazio in segreto tutte le persone che mi stanno vicine.

Agosto

Parte una stasi. Una sorta di rilassamento, riprendo in mano il mio lavoro primario anche se in ufficio spesso sono incapace, la testa è altrove. Trovo una nicchia di piacere in una spiaggia, vado in spiaggia tre giorni su sette dalle dodici e trenta alle quattordici. Il tempo mio, la mia vita, i miei pensieri, sono raccolti in quella ora e mezza.

Settembre

E’ il compleanno del capitano e per la prima volta non riesco ad organizzare un evento adeguato. E’ un momento di svolta, mi iscrivo a yoga. Non vado più alla spiaggia, faccio altro. E’ il principio della craniosacrale anche, era settembre.

Ottobre

attraverso fasi di estremo sconforto e fasi di sorrisi da fare invidia al buddha. quando sto bene mi convinco di star bene e poi non è sempre così. A ottobre ho scavato un sacco nel mio vecchio per affrontare il nuovo. Vado in chiesa, faccio fioretto, prego, faccio yoga.

Novembre

Inizia la mia voglia di arancione. Mi si chiede la chiusa del libro e riprendo quindi in mano il mio secondo lavoro.  Ho due lavori, studio craniosacrale, studio yoga, studio anatomia, imparo.

Dicembre

è il mese del mio compleanno. Mi si avverano quasi tutti i desideri che ho espresso a BN. la vigilia di questo natale è una delle vigilie che ricorderò per tutta la vita per motivi troppo lunghi da spiegare ma in sintesi…quando sono nata io mio padre e mia madre hanno passato la vigilia e il natale in ospedale, io nel dueedieci ho fatto la stessa cosa per loro ed è stato bello ed è stato intenso. E’ stato un regalo. Eravamo uniti come non siamo stati mai o forse lo eravamo prima ma non ce ne siamo accorti. alla vigilia ci siamo accorti.

A dicembre ho trovato quel post it e ci sono tutte le mie ricorrenti li, c’è una “e” e quella e fa parte della mia vita, fa così tanto parte della mia vita che la riconoscerete anche voi un giorno da qualche parte. Poi c’è il grazie e io nel dueedieci ho imparato a dire grazie, non sono del tutto formata, ho altra strada però sono a buon punto. C’è l’augurio. c’è un sacco di roba invisibile agli occhi (cit. ciao betta).

crepi.

e.

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meglio di una cosa bella c’è solo una cosa semplice e arancione.

Qualche sera fa, che rientravo a casa da lavoro, ho deciso di fare la strada del cantiere. La strada del cantiere sono due chilometri di strada scarsi che mi sparo a piedi, a piedi e al freddo e quel giorno c'era il vento diddio, a piedi e al buio perché nella strada del cantiere non ci sono ancora tutti i lampioni e soprattutto non ci sono ancora tutti i residenti.
Questo nuovo cantiere lo hanno fatto comparire in una notte, son sicura, una sera sono andata a letto e il cantiere non c'era e poi quando sono passata col pulmetto nell'indomani avevano tirato su questo cantiere. Lo hanno fatto comparire davanti a delle case di nuova costruzione. Io che sono una di quelle che i panorama li nota mi sono immaginata i poveretti che si sono insediati scorso anno nelle case nuove e avevano la vista parco e fiumetto con le anatre e quei poveretti ora hanno la vista cantiere e il rumore pure.
Attraversare di sera per di la non è la mia cosa preferita, ho paura di inciampare, ho paura di cadere in un tombino e di essere trovata li dentro due anni dopo, ho paura dei topi che escono dal fiumetto, ho anche paura che ci siano  i malintenzionati. La strada buia è perfetta per i malintenzionati. Comunque ero li e col buio e di sera e attraversavo questi due chilometri scarsi per andare a casa. Mi sono infilata un auricolare nell'orecchio, uno solo che così potevo sentire il rumore degli eventuali malintenzionati e il rumore dei topi. Il rumore invece di io che cado in un tombino lo avrebbero dovuto sentire gli altri, a parte che non c'era nessuno, quasi nessuno.
Inizio a vedere una cosa che pare un' ombra da distante, una piccola ombra, era un contorno umano, non era quello di un topo ed era un contorno solo. Quel contorno aveva qualcosa di strano che gli pendeva da un fianco. Come prima cosa ho immaginato che fosse un bazooka e che volesse bazookarmi. Sono ottimista e nel dubbio preferisco una morte violenta e veloce, non robe da ansia tipo final destination, robe leggere come terminator.
L'ombra mi viene sempre più incontro e io ho deciso che pare trasportarlo con troppa serenità per essere un bazooka. L'ombra è quasi davanti a me e siamo in un angolo della zona del cantiere dove non posso allargarmi, ci devo passare vicina per forza o tornare sui miei passi. Siccome non voglio che mi spari alle spalle, e soprattutto voglio provare a fargli gli occhi da bambi per dissuaderlo dall'uccidermi, continuo per la mia.
Siamo uno di fronte all'altra e lui mi dice "scusa? hai da accendeRe?" ha un bongo legato al fianco, non era un bazooka era un bongo, quello che si suona non quello che si fuma. Il ragazzo più carino dei ragazzi inclusi tra i venti e i venticinque anni. Dovevate vederlo, un faccino pulitissimo e abbronzato e due occhi castani enormi e in testa una serie di dread corte tenute insieme da una fascia. Ho pensato che se fossi stata sua zia avrei perso tutti i miei soldi i mancia da elargirgli ad ogni visita. Gli ho dato il mio accendino in mano che è una cosa che non faccio mai. col cazzo che lascio toccare il mio accendino a uno che non so dove aveva le mani prima di metterle sul mio accendino. 
mi ha ringraziata, ciao, ciao e ognuno per la sua.
Un paio di orette dopo ero già in divano che avevo deciso di fare la serata film, sento tum tum tum tum, verifico che non sia il mio cuoretto e infatti non è. era un tum tum tum tum esterno.
Ho chiamato il capitano che era in cameretta e gli ho detto "senti?" e lui mi fa "si è un bongo in parchetto qui sotto" e io "lo so chi è che suona" e lui allora si mette in finestra e guarda sotto per vedere se anche lui sa chi è che suona, non lo sa. Gli racconto la storia della strada del cantiere e del bazooka che era un bongo e dell'accendino e poi gli dico che secondo me adesso quel ragazzo li mi sta facendo una serenata che le cose belle bisogna anche sentirle.
Una serenata in sol arancione.

Segnalazioni: ho visto l'isbn del mio libro, è stato qualche giorno fa, l'isbn è l'isbn, non c'è un cazzo di interessante in un isbn da segnalare direte. invece si, il mio isbn finisce per 42 e per chi ama douglas adams la mia segnalazione da niente ha un valore completamente diverso. per chi non ama douglas adams come prima cosa vi consiglio di leggerlo che è bello e in ogni caso il 42 secondo me è un numero che sa di arancione.

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