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era tutta campagna.

Ho detto a pochi intimi che in questi giorni mi hai portata a passeggiare, perché penso che sia stato così bello che una parola in più o una in meno, di quelle dette con la voce, avrebbe portato le persone fuori contesto. La mamma per dire,  che anche se fuori contesto ci ha preso in pieno “passeggiato come i pensionati?” sì. Che l’idea che ha la mamma dei pensionati è una idea diversa da quella di altri, diversa dalla mia di idea in ogni caso. I pensionati della mamma sono benestanti e privi di pensieri ossessionanti e con la casa sempre in ordine perché i figli sono adulti e indipendenti, e il pranzo che si svolge alle dodici in punto e la cena alle diciannove in punto e potrebbe accadere il terremoto ma il formaggio grana è in tavola e grattugiato per tempo. I pensionati che vanno a fare la passeggiata pomeridiana e si fermano a prendere il gelato e le pastine per il dopo cena. I pensionati che vedono le nuove case del quartiere e lo dicono ad alta voce che lì, una volta, era tutta campagna.

Ora la mamma non ci ha preso con i pensionati, questo è quello che credo, o forse mi sbaglio, o forse ho ragione, non lo so. La mamma ci ha preso con la sua idea di noi, che non avevamo pensieri opprimenti, che ci siamo fermati a prendere il gelato e io ingorda come al solito ho preso una pallina di nocciola e una pallina di nutella e una pallina di mascarpone e quel gelato finiva mai, e io allora ti ho dato le mie dita da tenere perché erano fredde e le tue no che avevi preso solo una pallina di cocco e l’hai finita in tre bocconi. Il quartiere con le nuove costruzioni e a chiederci se mai costruiranno anche altre scuole, se metteranno il negozio di fiori o se ci toccherà andare sempre in centro. Poi abbiamo fatto la strada dove ci sono i tre pony e io ogni volta devo insegnarti come mettere le mani vicino alle bocche degli equini, mi chiedo se lo fai apposta a sbagliare perché così poi ho modo di insegnarti qualche cosa anche io. Poi abbiamo visto il canetto felice, grande come una tua mano, ci siamo ripromessi di passare a trovarlo tra un mese per vedere quanto grande sarà diventato. E poi abbiamo fatto dei pensieri che sono desideri per il futuro e delle riflessioni su quello che è ora. Quando la passeggiata è finita la casa l’abbiamo trovata un pochetto in ordine e un pochetto no che i gatti si sono divertiti in nostra assenza, e la cena è stata ordinata alla pizzeria export perché io non avevo voglia di pensare a cosa cucinare.

Mi piace che la mamma senta quando stiamo bene.

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be my Captain.

Oggi è san valentino e io no.

E’ una di quelle ricorrenze che per un motivo o per l’altro non ho mai sentito, non ho mai festeggiato, non ho mai desiderato averci a che fare.

I più preparati lo sanno che quando ero una ragazzina piccina picciò il mio era un non festeggiare più forzato che altro, o meglio…quel cafone del mio ragazzo del tempo mi lasciava alla volta del 13 per tornare con me alla volta del 15 di febbraio. Io glielo avrei voluto dire che non volevo i baci perugina in confezione da tre che ricevevano le mie amiche (che poi erano i bacetti), gli volevo dire che non mi interessava alcun regalo, alcun biglietto (che poi lui scriveva che occorreva il decifratore)…gli volevo dire che io ero felice se lui stava con me. Non glielo ho mai detto.

Oggi è san valentino e io no, o meglio, io adesso ho il Capitano e io e lui non festeggiamo il san valentino perché non è una ricorrenza che sentiamo nostra. Quindi oggi è san valentino e noi no.

Un giorno di scorsa settimana che ero in vena di frivolezze, era la vena di frivolezze fisiologica puntualissima ogni ventotto giorni, insomma ero sul sito di m&ms che se lo desideri ti producono uno o più sacchetti personalizzati con la scritta che vuoi tu e secondo me era bellissimo e si poteva decidere anche il colore del confetto da infilare nel sacchetto e insomma…quel giorno che ero frivola ho ordinato un sacchetto con una scritta personalizzata per lui e col colore che piace a lui e col confetto che piace a me e ammetto di avere anche fatto arrivare il biglietto con su scritto 14 febbraio.

Ieri sera non era san valentino.

Ieri sera ho aspettato che il Capitano si mettesse comodo a vedere cose in televisione, sono scivolata via dal divano dove avevo finto di concentrarmi sulla lettura di un libro che vi racconterò tra qualche giorno e invece ero li ad escogitare un piano, ero lì che me la pensavo sul cosa fare e cosa non fare che i giorni della frivolezza essendo fisiologici mi avevano abbandonata già da un pezzo e io ho pensato che se gli avessi regalato una scatola di confetti m&ms personalizzati con una scritta frivola su ogni confetto e il giorno di san valentino mi avrebbe fatta ricoverare per delirio o simile. Sono scivolata via dal divano con il pretesto che dovevo prendere una cosa, avevo deciso che avrei buttato via il biglietto e che gli avrei consegnato il sacchetto dicendo solennemente “non è per san valentino” che non era visto che ieri non era davvero san valentino, avevo immaginato che lui avrebbe sorriso e datomi un bacino ci saremmo spartiti gli m&ms sul divano.

Mi piacciono i piani ben riusciti è che non ho mai avuto l’occasione di godermene uno, neppure ieri che fatalità quando io mi sono alzata lui ha risposto a una telefonata di lavoro e è venuto in corridoio per verificare una cosa sul suo computer, ha buttato un occhio nella mia direzione mentre ero nascosta dietro alla porta del corridoio impegnata a far sparire il biglietto, ha aperto e chiuso la bocca e io avevo tutte e due le braccia dietro la schiena e mi è venuto da ridere, lui ha messo giù il telefono e mi ha detto “cosa fai? cosa nascondi?” e io gli ho detto niente e mi veniva da ridere e mi pareva di essere in quella scena di pretty woman dove richard gere pensa che julia roberts si stia drogando e invece si voleva passare il filo interdentale in piena privacy e io glielo stavo per dire al capitano che era filo interdentale ma ero in corridoio, non ero al gabinetto e nessuno si passa il filo interdentale in corridoio. Ho tolto le braccia da dietro alla schiena e ho esposto il pacchetto al capitano prima che mi facesse il solletico e ho iniziato a urlare “non è per san valentino non è per san valentino non è per san valentino”.

Il Capitano poi si è portato il sacchetto di m&ms nella sua tana (il divano) e non me ne ha dato neanche uno.

Oggi è san valentino e noi no… e il concetto a cui ho ciondolato intorno http://www.google.it lo ha espresso daddio.

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lo si evince dall’uva.

son tutta fiera di me stessa per aver aggiunto una testata nuova al blog e non so se voi notate che è sgranata, un mio amico come prima cosa ha notato che è sgranata, in ogni caso se notate che è sgranata è volontario, l’ho fatto apposta, se invece non lo notate vuol dire che come a me vi difetta un occhio a piacere o anche tutti e due, sempre a piacere.

 

poi volevo anche dire che io scrivo, sto scrivendo, scrivo sempre, è come se però quello che scrivo me lo mettessi via, come se stessi li ad aspettare di avere elaborato meglio.

 

 

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conversazioni col j.

oggi leggevo nella internet qui e li e tra il qui e li mi sono capitate delle lettere da leggere, lettere che erano indirizzate a una entità e che per motivi varie ed eventuali sono finite in un blog.

a leggere quelle lettere (tantehhh) mi sono immedesimata un pochetto e magari io non le avrei scritte così e però so che sono un po’ tipa da lettere e se non proprio così io le avrei scritte colà ma in ogni caso avrei scritto lettere.

anche io ho delle entità a cui mando delle lettere, come tutti voi ho un amico o una amica di preferenza a cui mi piace mandare delle letterine, oggi  ho detto alla mia entità che avevo trovato delle letterine on line e che non erano le mie ma che sarebbero potute tranquillamente esserlo e io a leggerle da utente (non da entità che riceve le letterine ma da utente) un pochetto mi sentivo scema, per me che le scrivo e per coloro che le han scritte.

la mia entità è un signore, per molte cose, e oggi dopo il mio manifestare su quel mio sentirmi scema mi ha detto che non è da scemi far le letterine, è da scemi esporle in un blog (poi lui non dice parole come scemi o cazzo o fanculo…ve lo ho detto che è un signore e sa un sacco di sinonimi anche, cose che io non so o che se so non mi vengono, non intraprenderei mai una partita di scarabeo con lui per dire).

ho detto alla mia entità che è proprio bello, glielo ho detto alla venexiana, diretta, precisa, puntuale, una cecchinata, pensavo “che beo che ti xe” “che bello che sei” perché qui si dice così, qui se uno è bello glielo si dice e basta e lui non solo è bello, lui  è bello e intelligente e bravo e sa i sinonimi e vi fa il culo quadrato a scarabeo son sicura e soprattutto mi ha dato abbastanza coraggio di scrivere questa e altre cento letterine.

che non si dica che è poco.

 

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sweetly yours.

scorsi giorni sono andata a fare degli esami, una cosa che mi sento in dovere di menzionare è che io avevo un medico di base una volta, quando ero una felice cittadina della maRgheRa violenta e che poi quando mi sono spostata a vivere al flower village sono rimasta per quattro meravigliosi anni senza un medico di base.

alla volta che è avanzata la vecchiaia e con essa la cervicalgia, ho dovuto cercarmi un nuovo medico di base che mi prescrivesse come minimo il riposo assoluto (tre settimane senza tirare su manco una penna bei periodi) e poi le altre ricette di case farmaceutiche a caso che mi inibissero il dolore.

il medico di base quando gli sono capitata con la cartella del medico del lavoro gli è caduta la mascella, era disorientato perché un medico che non mi conosceva aveva osato dirmi che secondo lui avevo il sintomo di una roba che però è asintomatica, va da se che  quel giorno ho vinto un check up, insomma mi ha fatto la ricetta per esami del sangue e urine e tutto.

forte di esperienze passate ho preso la provetta grande in farmacia, chi di voi è donna lo sa, già qui mi sentivo in vantaggio.

forte di altre esperienze passate, invece che presentare le urine e presentare il braccio al prelievo il giorno dopo la prescrizione, ho aspettato qualche giorno in cui sono stata assolutamente in bianco.

forte di altre esperienze passate mi sono infilata in borsa tre pangoccioli mulino bianco prima di uscire di casa.

sono stata coraggiosissima, ho detto alla tipa del prelievo che o mi stendeva o mi buttavo per terra, il bambino quattrenne al mio fianco gli esami li faceva in piedi, il concetto da afferrare è che non bisogna aver paura ad ammettere di aver paura di un prelievo di sangue.

subito dopo il prelievo la tipa del prelievo mi ha detto di stare stesa due minuti, ne ho aspettati dieci per sicurezza e poi altri cinque seduta che il calo pressorio sembra una cagata e invece pestare la testa per terra è un attimo.

in piedi stabile e con il braccio che mi faceva un male di merda mi sono ricordata della barzelletta del tossico, quella “non la sentoooo parli per il buco” e tra me e me e marino mi sono sollevata il morale ed ho sorriso. il mio sorriso ha conquistato un signore vintage (tra i settanta e gli ottanta) che stava seduto in sala colazione.

ho tirato fuori i tre pangocciolo dalla borsa di yoga (si perché poi avevo yoga) e mi sono ordinata un caffè con cinque palline di zucchero a cinquanta centesimi dal distributore e sempre co sto sorriso per la barza del tossico stampato in faccia. Il signore era da solo e gli cadeva il cotone e gli cadeva il giacchetto e io ero li che ridevo da sola e allora gli ho chiesto se voleva un caffè, mi ha detto che ero davvero gentile e che voleva un latte macchiato (lo stesso prodotto che prende il mio compagno di banco in ufficio). Gli ho passato il caffè e questo aveva ancora tutte le cose che gli cadevano dalle mani e gli ho offerto un pangocciolo ma ha rifiutato, gli ho anche detto “è buono sa” ma non lo ha voluto “non l’ho mica toccato” e di nuovo non lo ha voluto “guardi che lo mangio io” e me lo sono messo in bocca senza dargli modo di.

il signore mi ha ringraziata in cento lingue, tutti dialetti della campagna del nordest, e poi mi ha detto”insomma ci vediamo”  e io gli ho risposto “certo quando vengo a prelevare gli esiti” e lui mi ha detto “no ma anche prima, cosa fai adesso?” e io ero già in corsa per partire per yoga e allora mi è saltato l’appuntamento al buio.

scorsi giorni sono andata a prendere gli esiti e ci sono rimasta male che lui non c’era.

 

 

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sono erika mi trova al 4°

 

 

Cara persona, grazie.

Non avevo più ricordato di avere tre lavatrici stese sul terrazzone sino ad oggi, oggi volevo fare una cosa e mi servivano un paio di pantaloni particolari per fare questa cosa e, insomma, ho passato dieci minuti a cercarli per poi passare dieci minuti a provare a ricordare dell’ultima volta in cui li avevo visti. E’ stato proprio dieci giorni fa quando li ho stesi io sul terrazzone. Doveva vedermi cara persona, mi sono infilata le ciabatte come se stessi per scappare da un alien (non si scappa dagli alien scalzi, la regola vuole che i piedi siano sempre coperti), avevo il batticuore perché sapevo che il giorno in cui io ho steso le tre lavatrici è venuta giù la madonna con mary poppins tutte e due sventolando, ho pensato che non avrei trovato le mie cose o trovate sparse per il terrazzone, come dopo la tempesta di forrest gump quando si vedono tutte le barche morte a parte la sua. Poi ho visto la mia biancheria piegata e fuori dalla porta del terrazzo, era proprio come in forrest gump, tutta la biancheria morta a parte la mia.

grazie.

non voglio discolparmi sia chiaro, vorrei però dirle che questa, cara persona, è stata una settimana carica di eventi, non c’è alibi per aver dimenticato le mutande per millenni sia chiaro, ma è stata una settimana pregna, più di così posso dirle che uno di questi giorni è stato il giorno in cui per la prima volta ho intervistato una persona, doveva vedere che persona, una ricca di cose belle, le cose che piacciono a me, una vita così colma di eventi e di esperienze e tutte al femminile che io non ho resistito e mi son venuti gli occhi lucidi, farsi venire gli occhi lucidi mentre intervisti una persona non è carino ma mi ha emozionata tanto e io ero alla mia prima intervista, quel giorno li sono arrivata a casa che ero talmente incantata da quella donna che non potevo pensare alle mie mutande appese, neppure se mi avessero messo un allarme sarei riuscita a pensarci.

poi c’è stato il giorno del claudio e della amatriciana, sono arrivata a casa e sapevo che veniva il claudio e ho voluto cucinare una amatriciana degna dei miei amici di roma, col bucatino certo.

cara persona che ha raccolto la mia biancheria…poi c’è stato il giorno merda, il giorno merda c’è sempre. sono andata dal medico quel giorno e non me le ha dette belle, mi ha fatta arrabbiare, mi ha chiesto di fare degli esami e io mi sono agitata e so che non ho nulla ma mi ha infastidita, doveva sentire come mi auscultava e faceva hm hm. Ho pianto tutta la sera e guardando un film tristissimo.

il giorno dopo è stato strano, per come ero il giorno prima potevo solo risalire devo ammettere e così è stato, che alla mattina la mia barista del cuore mi ha regalato un bracciale bellissimo e poi ho avuto una pausa pranzo col pesce e poi ho ricevuto una mail che mi ha spiazzata e poi ho avuto una chiacchierata di lavoro che è diventata una guerra e che però io ho vinto che nelle guerre di lavoro sono bravetta.

poi è arrivato venerdì e venerdì apparentemente non succedeva nulla. venerdì ero li che rimuginavo sulla mia vita e tutti questi alti e bassi che le ho condiviso cara persona della biancheria, alti altissimi e bassi bassissimi, e son li che rimugino quel venerdì che mi arriva un messaggio da una persona che ho a cuoretto tanto tanto e quel messaggio dice “non preoccuparti” e so che per lei vuol dire nulla ma per me e in quel preciso istante e proprio quella persona che mi scrive non preoccuparti è un andare al di la del messaggio e al di la della realtà e al di la di un sacco di cose e iniziare a pensare che la magia del cuoretto esiste. Non potevo andare a raccogliere le mutande neppure venerdì persona della biancheria.

oggi è sabato e ho trovato il cesto pronto e con tutte le mie cose e con i pantaloni e le mutande e tutto e grazie, davvero non ho altre parole.

Se me lo permette cara persona della biancheria, io la vorrei omaggiare di un dolce, non lo fo io, lo vado a comprare che come casalinga faccio schifo al cazzo.

cara persona della biancheria, io non so se ne ha idea ma lei oggi con questa cosa è andata a finire in uno dei miei migliori momenti della settimana, tutte cose che andrò a raccontare ai miei nipoti tra sessant’anni con calma.

sono erika e mi trova al 4°

e.

 

 

 

 

 

 

 

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il rimedio al dolore è il dolore.

Sono stata in pronto soccorso qualche giorno fa, il motivo della mia visita al nuovo ospedale di Mestre non è rilevante ai fini di questo piccolo spazio di aria, vi basti sapere che io sto bene, io sto sempre molto bene.

Il pronto soccorso è  un posto interessante, sono una persona di mondo, ci sono stata spesso tra un passaggio e l’altro della mia vita ed è interessante scoprire che il pronto soccorso ogni volta mi mostra qualcosa di nuovo.

C’era una donna in sala di attesa, era una donna simile al centinaio di altre donne presenti nella sala di attesa, stanca, avvilita, seduta su una sedia scomoda.  Questa donna ha attirato la mia attenzione perché mi ha messo la mano su una spalla e ha iniziato ad urlare “due ore che siete qui e ancora non vi hanno detto niente…non è una vergogna?” io zitta e lei ha proseguito “è una vergogna…vergogna…vergogna” poi si è avvicinata la guardia giurata e l’ha zittita. La donna era li come accompagnatrice di un signore anziano che aveva da fare cose di ortopedia.

Le cose di ortopedia in un pronto soccorso sono quelle più lunghe da gestire, o forse solo nel nostro, resta il fatto che anche se uno ha un dolore lancinante a seguito di una frattura viene di sicuro preso in considerazione dopo rispetto a un paziente con presunti problemi neurologici o cardiaci o qualsiasi altra cosa diversa da un osso rotto. Diciamo che la linea guida è che per un osso rotto si muore più lentamente rispetto all’avere un cuoretto rotto.

Avevo iniziato anche a capirla quella donna, chi sa da quanto era li, chi sa quanta gente le è passata davanti, chi sa un sacco di altre cose. Poi lei ha preso di mira un’altra signora e ha riattaccato la tiritera, urlando e alzando le mani a gesticolare e indicando i medici e gli infermieri che attraversavano la zona ignari e assorti da altro. Da li in poi non ce l’ho fatta più a capirla e le ho detto “oh basta daghe un tajo” perché a parte esserci un sacco di persone a compagnia dei pazienti, nella sala di attesa c’erano anche i pazienti, i pazienti erano la metà esatta degli accompagnatori. Signore anziane claudicanti, una ragazza alla quale credo abbiano somministrato un farmaco sedativo, un uomo con un fortissimo mal di denti, una ragazza col ginocchio immobilizzato, un uomo che si abbracciava il gomito destro, un bambino con un cerotto in testa…avevano bisogno di silenzio e di calma e di tranquillità e di un medico certo, non di una testa di gran cazzo che sbraita al nulla. Avesse preso un dipendente della struttura a caso e gli avesse manifestato il disappunto sarebbe stato diverso ma lei arieggiava la bocca e la arieggiava nella direzione sbagliata.

In una piccola zona riservata del PS hanno montato una sorta di astanteria, per i pazienti che devono aspettare qualcosa e però hanno la barella e la flebo e allora li nascondono dagli altri. Io mi trovavo li e li è venuto a ripararsi anche l’uomo che si abbracciava il gomito, si è messo al telefono, dice di aver salvato suo figlio, dice che ha salvato il figlio e che però lui forse si è rotto il gomito. Chiude la telefonata e dentro alla stanza entra un bambino, credo avesse due o tre anni, era bellissimo, tutto vestito  di giallo e con una garza col sangue si teneva il mento. Era il famoso figlio salvato da quel padre, quando lo ho visto mi è dispiaciuto che buttasse sangue dal mento e ho immaginato gli avrebbero dato un paio di punti da bambini. Oltre al cucciolo è arrivata anche la mamma e lei si è seduta vicina al papà e hanno iniziato a raccontarsela, a un certo punto del racconto lui dice di aver visto un altro bambino dello stesso asilo del figlio li e che però quel bambino si è fatto male, il papà non è riuscito a salvarlo, ha indicato suo figlio e ha detto “gli è successo quello che ho impedito succedesse a lui”.

Ho iniziato a immaginare che diavolo era successo ai due bambini dello stesso asilo, che gioco stessero facendo, se si sono lanciati dalle altalene o varie, poi ho pensato all’uscita, che forse hanno attraversato senza dare la manina a papà, insomma ho iniziato a immaginare e poi ho smesso quasi subito perché ero li per altro, non per farmi i cazzi della gente.

Sono passate ore e una Kerika effe stanchissima era appoggiata al bancone del pronto soccorso davanti a dove un medico sarebbe dovuto venire a cercarmi, è il bancone della speranza quello, quando ti metti li è perché le visite son state fatte e se fosse successo qualcosa di grave già lo sapresti e sai che sei li che attendi che ti dicano puoi andare, o anche eventualmente puoi restare, l’importante è che qualcosa te la dicono…al bancone della speranza di solito si è in cinque o sei, eravamo in dieci, mi son guardata intorno ed è stata una frazione di secondo uno STOCK fortissimo, il rumore di un attimo e un dolore di quelli che non puoi sbagliarti all’altezza del petto. Avevo l’altro bambino al mio fianco, bellissimo, tutto vestito di verde, era in braccio a una mamma molto triste e molto preoccupata, all’altezza della caviglia aveva una serie di striature, qualcuna sembrava un’ematoma, qualcuna aveva il sangue, il suo piede era gonfio che non sembrava il suo, era zitto ed immobile, non piangeva, non faceva nulla.

Aveva infilato il piedino tra i raggi della bici del papà, o della mamma, non lo so, so che ho sentito male a vederlo così e so, che nonostante il male per lui e per altri e per tutti, se mi fosse stato possibile avrei voluto portarmi via un po’ del suo dolore che forse solo così avrei sentito meno male.

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maybe this is not fair but…

Questa mattina camminavo in direzione porto più rincojonita del solito, reduce di una serata da femmine, un delizioso ristorante veneziano, qualche bicchiere di tocaj e tanta stanchezza vecchia.

Non è che io e le mie amiche di ieri sera usiamo parlare di sex & the city, lo troviamo fuori moda, non si parlava di sex and the city neppure quando era di moda parlarne e però ieri sera e che ci siamo guardate negli occhi ed eravamo vestite in un certo modo e forse ci siamo sentite anche un po’ invecchiate, beh ieri sera ci siamo dette che sembravamo una scena di sex and the city però a Venezia che è più raccolta di new york. Abbiamo impiegato dieci anni per sexandthecityzzarci per sentirci un pochetto in empatia con le protagoniste e, probabilmente, abbiamo impiegato una decina di anni per raggiungere un livello economico lavorativo stabile venti volte meno di quello manifestato dalle quattro protagoniste e però sufficiente a farci sentire economicamente e lavorativamente stabili come le protagoniste. Merito anche di Venezia che è più raccolta.

Questa mattina dicevo, camminavo per il porto, ho visto per terra un foglietto piegato in due, non era sporco, credo fosse caduto a qualcuno da molto poco, l’ho preso su e ho iniziato a leggerlo immobile sullo stradone coi binari del treno e la distesa di piccioni e le barche, e i trasportatori che davano giù di clacson e di urla  che se no non si coordina niente e io però lo stesso ho trovato un mio silenzio.

Il foglietto dello sconosciuto parla di amore, parla di cuoretti che sanno ascoltare, parla di dolore, di negazione, di sofferenze estreme, di nuovo di cuoretti, i cuoretti silenti. Parla di abbracci, di incontri, di aspettative.

Parla di un amore gratuito, un amore faticoso, un amore consapevole di un sacco di cose e che mi ha tolto il fiato per almeno due istanti.

Non c’è una firma,  non ci sono dettagli a parte un nome “Matteo” e  una data “7 marzo”, mi chiedo per quanto lo abbia tenuto addosso il foglietto, se si sia accorto di averlo perduto, se ne sentirà la mancanza. Lo sto per nascondere in un angolo del mio cassetto che la vita a volte è strana e non sai mai cosa e chi incontri e perché, lo tengo nel mio cassetto che mi par bello nel caso un giorno poterlo restituire.

 

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e niente…

nel mio ufficio faccio un lavoro reale ma astratto, credo sia così per la maggior parte delle persone, per gli ormeggiatori che si occupano della partenza e dell’arrivo delle navi, per i medici che curano i pazienti, per i commercialisti che si occupano di un sacco di carte per me incomprensibili.

Arrivi a casa e sei anche soddisfatto di quello che hai fatto, arrivi a casa esausto perché hai operato un cuore o evitato che un tuo cliente avesse un bilancio completamente wrong, o, come nel mio caso, hai fatto felice un miliardario. Tutto questo non è tangibile, è una soddisfazione che non puoi toccare.

Mio padre era pasticcere, quello è un lavoro di soddisfazione che non solo puoi toccare ma puoi addirittura saggiare, deve essere così anche per i cuochi, poi lì il problema è che non è chi cucina, chi prepara, ad avere la massima soddisfazione, la massima soddisfazione è del cliente.

Allora ho pensato al mio libro, ho pensato alla prima volta che lo ho tenuto in mano, in cartaceo, con la copertina liscia e quello strano odore che si porta dietro e che ricorderò e riconoscerò tutta la vita, la sua carta stampata ha uno strano odore, pensavo a chi dipinge e ha appena finito un olio, pensavo a chi mette giù piastrelle, a chi tira su muri, a chi costruisce, pensavo ai lavori che puoi toccare e a quanto sia stato bello toccare il libro dopo diciotto mesi di idee.

e niente, pensavo a questo e lo ho trovato bello abbastanza da raccontarlo.

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quante volte ho detto che amo questa voce? quante?

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colazione?

Qualche mattina fa ho allertato due mie amiche del fatto che sarei stata praticamente sotto casa loro per qualche oretta e ho inviato poi una non fraintendibile dichiarazione di intenti:

“colazione insieme?”

siccome io mi ero svegliata con le galline e loro no si è deciso che le avrei aspettate al baretto per qualche minuto, siccome mi ero svegliata con le galline, invece di entrare nel baretto sono entrata nella macelleria che ha la porta adiacente alla porta del baretto, siccome non si sentiva odore di caffè ma odore di gallina morta ho detto “buondì” e poi mi son buttata nel plateatico del baretto che non era confondibile con altri plateatici.

Ho preso un caffè sino a che le aspettavo, volevo prendere anche già la torta che questo baretto è fico per due cose, una per il plateatico e due perché oltre alle cose di pasticceria classiche hanno anche una produzione di torte fatte in casa (ciambella al cioccolato, torta di ricotta con scaglie di cioccolato, crostata di cioccolato, crostata di frutti di bosco, torta di mele, taaaaaanta roba) ho preso in quel momento solo un caffè.

Son li che aspetto e mi arriva uno, aveva in mano un cappuccino e una brioche e già penso che abbia sbagliato ordinazione, in un posto così è da caldeggiare la produzione propria non ci son cazzi, mi viene li e mi chiede se si può sedere con me. Io so che di mattina presto dire che aspettavo amiche pareva impossibile però io davvero aspettavo amiche e si avrei potuto dire di sedersi con me sino a che non arrivavano ma di mattina presto non è che mi diverta intrattenermi con sconosciuti che sbagliano colazione, è arrivato il titolare del bar alle mie spalle e fa “cossa voeo?” (cosa vuole) e io “sentarse co mi” (sedersi con me) e poi di nuovo io al tipo “aspetto amiche” e allora il tipo si è seduto non con me ma al tavolo a fianco e il proprietario del bar che rideva e io che speravo che le amiche arrivassero subito che se no mi pareva di aver raccontato una balla.

Comunque non ho raccontato una balla, le stavo aspettando davvero ma lui non poteva saperlo e allora ero li che speravo che si manifestassero mentre lui mangiava brioche.

Chiaro che le amiche sono arrivate dopo che lui è andato via, funziona sempre così.

Quando sono arrivate le amiche ho finalmente mangiato la ciambella al cioccolato e poi anche la torta con la ricotta e quattro caffè. Si quattro caffè, altro che eleuterococco. Oh ma che bene che siamo state. Ad ogni modo sono qui a raccontare di questa cosa di queste mie amiche perché si parlava con loro di questo blog che loro avevano scoperto per caso il secolo scorso cercando su google “insalata di patate americana” e che quando lo hanno aperto han capito subito che ero io (e io che pensavo che non mi avrebbe riconosciuta mai nessuno e invece come dice gioele dix chi mi conosce lo sa)…insomma si parla di questo blog e del vecchio blog e a loro questo nuovo blog piace tanto perché è bello e però il font non è proprio comodo (io lo so che il font non era comodo), una delle due mi dice “è bello sai ma…è bello, ma…è bello” perché lei è diplomatica, si è concluso che il font non era comodo dopo seicento “è bello” e un “è grande”.

E niente, non so se si nota ma ho cambiato font e non so se il blog sia più leggibile ora o meno leggibile, spero più leggibile, non dico a prova della nonna che è praticamente cieca ma un pochetto più leggibile si dai.

p.s.: telefonata di lavoro mentre sono al baretto

e: non sono in ufficio sono al bar al quartier san paolo e ho appena mangiato ciambella al cioccolato.

g: ah ho capito quale, ma non avevi detto che ti mettevi a dieta e che volevi perdere tre chili?

e: si ma poi mi hai detto che stavo bene grassoccia e allora ho lasciato stare.

g: …

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forever young.

è il compleanno della mia amica di maiale oggi. Le auguro come prima cosa di passare un compleanno favoloso. Qualche giorno fa c’è stato il compleanno di un’altra mia amica, come quella di maiale è anche questa un’amica di cuoretto.

C’è la mia strana memoria per i compleanni, non so come e non so perché ma se mi si chiede “quando compie gli anni la mamma?” io così su due piedi non lo so dire, su due piedi so dire appena appena il mio e con fatica. Poi qualche giorno prima del compleanno della mamma, o di altri che ho a cuoretto, succede qualcosa, il mio cervello inizia ad evocare, parte tutto dal rinencefalo credo perché inizio a sentire odori che non sono presenti in quel momento, sento odori e mi ricordo a cosa mi portano quegli odori e quegli odori poi arrivano al mio stomaco che è sempre aperto alle iniziative del mio rinencefalo. Ricordo l’odore e mi viene in mente in quale periodo dell’anno lo colloco, al compleanno della mamma (o della mia amica di cuoretto). Ad esempio un paio di giorni fa mi è venuto su un odore e poi quell’odore mi ha fatto ricordare un cappello e un vestitino e che erano il cappello e il vestitino della mia amica di maiale. Io allora ho tirato un porco, ho pensato “non sarò mica così stronza da essermi dimenticata il suo compleanno?” no. E’ successo un paio di giorni fa che il mio rinencefalo lavora per tempo. Per la mia amica di cuoretto  di scorsi giorni l’immagine che mi è salita era di lei che mi cucinava la pizza con lo stracchino a casa mia…ok era la pizza con lo stracchino in principio.

Funziona solo con persone con le quali ho trascorsi di momenti, con le quali ho condiviso, bevuto, mangiato, respirato, chiacchierato ed è bello, così bello che potrei smettere la moleskine.

amica di maiale per dover di cronaca lo espongo – le due che hanno afferrato lo stesso cappello col maiale ricamato in testa in un freddo novembre al mercato all’aperto di milano eravamo io e lei.

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prossimi programmi e romantichezze.

Venezia questa mattina era tempestata di palloncini di colore bianco e rosso a forma di cuoretto, all’inizio ho visto solo quelli. Più mi avvicinavo al mio ufficio più aumentava il numero dei palloncini e hanno iniziato a far da comparsa dei boccioli di rosa. Poi si sono palesate delle cartoline a fondo bianco con disegnata la rosa e una scritta in nero a font ghirigorato, uno che chiedeva perdono a una ragazza.

Non ho neppure fatto in tempo a lasciarmi travolgere dalla romanticheria che ho subito pensato a che cazzo avrà mai combinato quello la per chiedere perdono in quella  maniera.  A me non è mai successo che un uomo mi abbia chiesto perdono così, mai. Non mi è neppure mai successo che un uomo abbia spruzzato il mio nome con la bomboletta spray su un guardrail.  Non mi è neppure mai successo che un uomo si sia appostato al mio balcone tutta la notte e non è mai successo che un uomo mi salvasse da una torre segreta di un castello.

E’ perché hanno capito che fondamentalmente non mi interessa, il capitano ha capito che la cosa più sensata da fare con me è i portarmi a mangiare pesce vivo o mucca cruda, i miei passato pure han capito che del bacio perugina non mi interessava un gran cazzo del biglietto e che mi interessava il cioccolato e la puntona di nocciola o del cioccolato o in ogni caso cibo.  I miei fornitori han capito che un campione assaggio vale più di cento riunioni coi commerciali. Mangiare pane e salame è meno romantico di caviale e champagne ma è la mia combinazione vincente.

In questo periodo dell’anno, come sempre, stringo il bigliotto per il vinitaly, seguirà mia foto nel sacro abbraccio con la mucca di plastica del locale dove andrò a procacciarmi del nutrimento solido per il mio stomaco all’uscita del vinitaly.  La foto che ci facciamo io e la mucca di plastica ogni anno da tre anni a questa parte è comunque un pochetto romantica.

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amore è non dover mai dire “mi dispiace”.

Sveglia alle cinque e cinquanta per poi alzarmi davvero alle sei e trenta, lo squillo del demonio in loop a distanza di cinque minuti per noooooove luuuuunghiiiiissiiiimeeeeeee voooolte la vicina e quella del terzo ringraziano. Desidero svegliarmi naturalmente.

Trentasei enormi cose da fare e una sola kerika a farle, tutte le trentasei cose vanno svolte nell’arco delle ore di veglia, il mio capo che già pensa “beh l’importante è che il tutto si svolga entro le ore 24 di oggi” i miei amici che pensano “ora mi chiama, ora mi scrive ora mi dice che è viva e che ora tocca a me” i gatti che pensano “ora torna a casa, ora mi da le pappe, avesse trovato il superemme chiuso resta aperta la via per i biscotti” il mio amore che pensa “mi hai abbandonato cazzo” mio padre che pensa “avrà di meglio da fare che andare a trovare un vecchio” la mamma che pensa “non mi ha mai chiamata oggi” il mio insegnante yoga che pensa “aveva detto che oggi veniva”.

Le trentasei cose fatte in queste ore di veglia le ho fatte bene, le ho fatte molto bene. Tra le varie ho parlato tantissimo al telefono, sono riuscita ad esprimere dei grazie che hanno emozionato chi volevo ringraziare, sono riuscita a far contento un milionario, ho dato contributi rilevanti per il lavoro di terzi, le ho fatte bene.

Sto male per tutto quello che non ho assolto, per tutto quello che non ho potuto delegare e che non potevo delegare e che non volevo delegare, tutto quello che sta due paragrafi sopra non è delegabile, il mio amore, mio padre, i miei gatti, il mio percorso yoga, i miei amici. Tutto quello che chiamo MIO non è delegabile, è mio. Me ne voglio occupare io e quando capita così, quando capita che trascuro il mio, mi spiace per le promesse non mantenute, per le chiacchiere non fatte, per i caffè mai presi. Mi spiace onestamente, dall’altro lato ancora di più mi dispiace realizzare che ho mancato del mio per seguire di altro, altro mio, anche il mio lavoro è mio, anche il parlare al telefono è mio, anche tutte le altre trentasei cose sono mie.

E’ così in genere che mi trovo in bilico, indecisa su da che parte del fossato saltare, è così che mi trovo divisa, a litigare con me stessa, è così in genere che mi trovo con addosso un malessere enorme, quando vorrei esser più di così e non riesco a far più di così e poi non voglio mai giustificare e non voglio mai motivare i miei ritardi le mie non presenze, non voglio mai dover spiegare, è inutile, deleterio, addirittura lesivo per una persona e non vi dico per i gatti che non c’è proprio un gran cazzo da giustificarsi, esiste solo che io non ero li, ero a fare altro.

Avete mai spiegato a un gatto che eravate a fare altro? lesivo,  deleterio e autolesionistico, ecco.

 

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1, 2,3

La cosa uno è che il ginocchio mi sta sui coglioni. Non lo sopporto, lui mi regge mai io non lo reggo, è l’articolazione più complessa del fottutissimo corpo umano e non fa un cazzo di niente, non niente niente perché in effetti flette, in effetti trasmette al piede ordini provenienti dal bacino ma a livello di puro e semplice movimento il ginocchio fa poco niente, se per ipotesi un bambino guarda un ginocchio il bambino capisce solo che il ginocchio flette ed estende (ci sarebbe una microrotazione nel mentre della estensione ma è talmente micro che il bambino non se ne accorge e così anche io) e però è l’articolazione più complessa del corpo umano. La spalla invece che fa millemilacose è meno complessa. Questa cosa uno ha un sacco a che vedere con l’esame che ho da sostenere a stretto giro.

La cosa due. La cosa due è che in questo strano periodo della mia vita ho il gatto da portare dal veterinario ogni settimana, la tendinite persiste. La cosa due è anche che abbiamo avuto la grandiosa idea di eliminare lo spatolato veneziano dai muri della sala con le nostre manine io e il capitano, abbiamo capito subito perché i professionisti chiedono migliaia di euro per fare quel lavoro. Sempre nella cosa due abbiamo avuto un lutto in famiglia, quei lutti che sei li che te li aspetti da un momento all’altro e poi quando arrivano sul serio sei solo un pochetto preparato. Nella cosa due hanno cambiato terapista a mio padre, è stato un piccolo enorme dramma e io e mio fratello abbiamo convenuto che se prima c’era qualche speranza ora proprio no. Nella cosa due una persona cara è uscita dalla mia vita, non ha sbattuto la porta la ha accompagnata ma in ogni caso la ha chiusa. Nella cosa due la sera del compleanno della mamma le ho dato una copia del mio libro che ho ricevuto in anteprima dall’editore e la mamma me la ha data in testa di spigolo, già la conoscete la mamma non serve che vi spieghi, lo ha preso in mano, non ha avuto un secondo uno di esitazione e me lo ha dato in testa (n.d.erika: 408 pagine di spigolo in testa) perché le avevo detto che usciva il 23 e il suo compleanno batteva 14, la cosa due è che eviterò di fare sorprese alla mamma. Nella cosa due quando mio padre ha visto lo stesso libro stava passando un neuropsicologo che conosce bene mio padre e mio padre gli ha messo in mano il libro (al neuropsicologo) e poi mio padre ha iniziato a piangere commosso e il neuropsicologo lo ha ripreso e gli diceva “eh noooo” e io allora mi son messa in mezzo “si si” gli ho detto “una reazione così va benissimo” una volta gli spiego della reazione della mamma prima che il neuropsicologo mi denunci per voler far piangere un paziente. Nella cosa due ho passato dei giorni di merda insomma e anche dei giorni bellissimi. Sono stata al mare, c’era un sole diddio, era li per me. Nella cosa due ho fatto le cotolette impanate col pure di patate della vita, nella cosa due ho preparato delle polpette che il capitano ne ha mangiate 14. Nella cosa due un giorno per sbaglio mentre lavavo i piatti avevo studio aperto in sottofondo e mi sono messa a piangere per un servizio, nella cosa due ho un periodo premestruale che non passa mai.

La cosa tre, sto aspettando la cosa tre.

 

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notizie semifresche.

e niente

(già quando attacco con “e niente” vuol dir che c’è qualcosa)

mi sento in imbarazzo lieve, la sorta di emozione che provavo quando scrivevo i miei primi post su blog e poi sapevo che qualcuno per la prima volta leggeva cose mie (maestra e professori a parte).

mi sento così, mi sento strana.

Il primo capitolo del libro è on line e io mi sento strana.

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quello che è tuo è mio quello che è mio è mio.

kerika: voglio un pianoforte.

capitano: ne prendiamo due che lo volevo anche io?

 

 

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di contentezza.

poco fa pensavo a che bello quando ero piccolina e potevo vedere i puffi nel mentre della cena, era bello. Poco fa la mia insalata ha assunto un sapore diverso perché nel mentre della cena davano orazio caine in tv, cose che coi puffi non mi sarebbero accadute per dire.

il libro, la mia creatura, è nella fase di editing. Non lo ho mai detto ad anima ma io se c’era una cosa per la quale mi cagavo addosso era proprio l’editing. Non il come inizio? non il come finisco? non il e adesso cosa dico? non il varie. mi cagavo addosso con l’editing, anche coi grazie ero in difficoltà ma l’editing…qualcuno che legge e rielabora e lavora sopra a una cosa tua, è come se qualcuno prendesse un vostro lavoro di uncinetto, tutti voi fate uncinetto son sicura, e ne distruggesse delle trame per poi riuncinettarle e meglio e mettervi davanti all’evidenza che il suo è meglio.

Il mio editor non è così, che poi il mio editor sono almeno due ma uno è quello che mi contatta. Sono stati bravi e mi hanno trattata benissimo a me e alla creatura, hanno mosso poco, pochissimo, così poco che quasi non me ne sarei accorta (non è vero avevo contato anche le virgole per dire). Potevo chiedere più di così?

si.

il mio editor non legge il mio blog e ci sta, e insomma mi aveva rimosso un “pochetto”, presente quali no? “pochetto, cuoretto, telefonetto, pulmetto” ecco, quasi un marchio di fabbrica. Allora glielo ho detto che ci tenevo tanto e son tutta contenta che lo rimettano al suo posto.

Oggi comunque son contenta, è stata una giornata di inferno in ufficio per motivi che non sto a raccontare e ho il mal di testa dei campioni e la pancia che mi esplode a causa di un sandwich della macchinetta dell’ufficio, poi ho mangiato l’insalata mal volentieri perché uno ha tranciato una arteria nel mentre che io avevo l’insalata a mezz’aria su orazio caine, però sono contenta.

diciamo che se guardavo i puffi era meglio ma son contenta.

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e bon.

chiedo un favore, uno piccolo piccolo e che però interrompe la partita di fifa 11 che è in corso a casa mia.

mi serviva che qualcuno mi sfilasse una sigaretta dal pacchetto e me la infilasse in bocca e me la accendesse, la faccia dei campioni di fifa e’ stata impagabile.

e niente, non sarò mai in grado di spiegare a un uomo del periodo refrattario delle mie mani dopo che mi son stesa lo smalto sulle unghie.

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thanks.

Ho avuto una sessione yoga fichissima, così fichissima che sono riuscita a visualizzare un eeeeenoooormeeee punto arancione nel mezzo della mia fronte. Chiaro che per visualizzarlo prima te lo inventi ma non è quello il punto, il punto è che dopo averlo inventato lo ho visto davvero.

Ho inventato il puntino, lo ho immaginato, lo ho immaginato così forte che mi pareva di vederlo ma, ancora non lo vedevo, dopo averlo immaginato a immagine e somiglianza di un puntino piccolo e arancione ho desiderato che comparisse e ho desiderato che comparisse nel centro della mia enorme fronte, insomma il puntino poi non era proprio un puntino ma più un puntone (la  mia fronte fa cinque dita e mezzo), desidera e immagina e immagina e visualizza e desidera e soprattutto stai qui e stai qui ora non devi pensare a nulla a parte che a quel puntino (e a respirare con la pancia ma vabbeh ero già di pancia), insomma il puntino lo ho visto. Ho anche fatto la controprova che è di tenere gli occhi a fessura invece che chiusi. Si come il buddha che ha gli occhi a fessura, sarà li a far controprove.

secondo me siete ancora che pensate alle cinque dita e mezzo della mia fronte.

La mia pagina dei desideri, è un parziale dei miei desideri perché dal giorno in cui ho capito che potevo desiderare e poi potevo aspettarmi di ricevere il desiderio, ho iniziato a desiderare e per mai fermarmi, la mia pagina dei desideri è però un piccolo metro, da quando ho questo blog (un mese) se ne sono avverati tre e due mezzi (se sono mezzi non li barro), se ne sono avverati molti di più solo che non c’è traccia, sono quelle cose che una desidera senza realizzare che sta desiderando, ad esempio la giornata del cioccolato non la ho desiderata e però quando si è presentata una giornata del cioccolato ho capito che desideravo una giornata del cioccolato, oppure una volta che morivo di fame e mi è comparsa una brioche davanti agli occhi, mica lo avevo detto che volevo la brioche ma davvero mi si è palesata davanti agli occhi, mi è esplosa la lavatrice e me ne è arrivata una al piano praticamente il giorno dopo e coi programmi per delicati e tutte le ruote che girano.

Ieri ho rivisto una amica che mi ha presentato due persone, una la avevo già a cuoretto, volevo proprio vederla, l’altra non è che la ignorassi ma non ci avevo mai pensato, non avevo mai desiderato di conoscerla sino a che non la ho conosciuta e ho capito che desideravo conoscerla, una persona meravigliosa. La cosa tutta interessante è che questa persona mi conosceva già, per sentito dire dalla mia amica. Quelle cose che se le raccontassi alla mamma non mi crederebbe, per fortuna che la mamma era li anche lei così mi ci ha vista insieme.

tutte queste righe erano solo per dire grazie che di grazie non se ne dicono mai abbastanza.

in ordine di apparizione:

grazie per il giorno del cioccolato

grazie per il giorno dopo il giorno del cioccolato (che era quello della brioche)

grazie per il giorno.

grazie.

e.

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di leggerezza.

Una pigrissima domenica pomeriggio me la meritavo.

Ho trascorso una deliziosa giornata di sole in casa con le tapparelle abbassate da notte e trascinandomi tra divano e letto. Il massimo del lusso è stato cucinarmi un toast alle tre del pomeriggio, un toast ben cotto con doppia farcitura di formaggio e qualche scaglia di grana.

Il massimo della leggerezza è stato guardare giornali che prevalentemente mostrano figure e vedere film che avevo già visto. A guardare un film che hai già visto non devi mai stare troppo attenta e puoi andare a far pipì nel momento esatto in cui ti scappa senza aver paura di perderti la frase chiave. Chiaro che il film lo si può stoppare ma mica è la stessa cosa, stoppare un film è comunque un momento di distrazione se il film non lo hai mai visto, ci devi uscire dal film e poi rientrarci.

Ci tenevo a dire, ormai da qualche giorno, che la risposta da un milione di euro del milionario e della casalinga che lo ha vinto io la sapevo. Sarei caduta in un paio delle altre ma quella da un milione la sapevo. Son cazzate eh e non ero io seduta su quella sedia e poi io in particolare ho una cotta per gerry scotti e quindi va da se che se lui mi stesse vicino io mi impallerei, mi impallerei come a tredici anni mi impallavo quando Luca della terza H mi rivolgeva parola. Non faccio richiesta di partecipare al milionario perché ho una cotta per gerry scotti insomma. Forse con quelle domande usando gli aiuti che la signora non ha usato ci sarei arrivata anche io al milione, da casa mia ero serena e tranquilla e realizzavo di non sapere solo un paio di cose e però ad esser li. Quando vedi la tua vita da fuori è un po’ diverso da quando la vivi da dentro, è il motivo per cui i capi riescono quasi sempre a risolvere i problemi a un primo sguardo, la visione più ampia il quadro più grande, cose così.

Sapevo la risposta da un milione perché ho letto la bibbia che avevo otto o nove anni, dopo averla letta la prima volta ho realizzato che la mia parte preferita era la genesi così ne ho abusato.

Non avrei saputo che farci col milione, se gerry me lo avesse chiesto non avrei saputo rispondere e gerry è uno di quelli che ti chiede cosa farai dei soldi.  A gerry saprei dire cosa farei con ventimila euro o settantamila euro o trecentomila euro ma con un milione non so.

20000 – pagherei qualche corso e farei un piccolo investimento.

70000 – qualche corso – investimento – un viaggio – sistemare l’appartamento.

300000 – qualche corso – investimento – un viaggio – un fondo pensione – una casa con giardino – un cane.

Poi ho visto che iniziava un film con jack black poco fa, un altro che mi piace molto, mi piace moltissimo, mi piace così tanto che vorrei che mi cantasse tutto il tempo, tutto il tempo e così

leggero e intenso.

 

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non voglio mai restare sola col mio superio.

scena 1. incontro di lavoro.

vestito molto bene, scarpe molto bene, agenda molto bene, capelli spettinati ma poteva andare peggio quindi capelli bene, trucco molto bene.

preparazione dell’argomento di riunione: cintura nera.

esposizione degli argomenti e carisma  impresso agli interlocutori: wow

Non è una cosa da applausi, certo che no, però la faccia con cui ti guardano le persone nel durante le riunioni e nel dopo le riunioni al momento dei saluti, quella faccia che significa “sei fastidiosa come una ciglia in un occhio erika però ti stimo per esser riuscita ad arrivarmi sin dentro alla cornea non è da tutti”. Lasciare la stanza e raccogliere le idee post incontro di lavoro.

scena 2. incontro.

biancheria intima mooooolto bene ma tanto lui non la nota, la biancheria intima è un mio feticcio, capelli spettinati e bagnati ma potrebbe andar meglio, potrebbero essere molto più spettinati, capelli bene, trucco molto bene.

preparazione dell’argomento di incontro: tendo ad andare a braccio.

esposizione degli argomenti e carisma impresso all’interlocutore: beh wow.

sigaretta post incontro: accesa.

La faccia con cui mi guardi durante l’incontro e subito dopo e i sorrisi per nulla, sorrisi solo perché siamo innamorati. sorrisi solo perché ci stiamo ricordando di un segreto di noi due. Lasciare il letto per andare ad accendermi la sigaretta, pensare che ti amo.

scena 3. me myself and I

la riunione è andata molto bene, si decisamente bene, è andata benone, i risultati che ho ottenuto sono degni di nota. Avevano tutti la faccia contenta.

Col mio amore è andata bene, due campi della mia vita vanno alla grande e poi sono in salute. stai a vedere che l’oroscopo di quest’anno ci ha preso.

ripercorrere con la mente le situazioni.

Forse quando ho detto quella cosa quello li ha alzato un sopracciglio, mi sa di si lo ha fatto. Quell’altro ha incrociato le braccia invece, mi è venuto in mente solo ora prima no. che strano.

Il mio amore era felice lo so, spe che gli chiedo se si ricorda di me di ieri. se anche a lui viene in mente ogni tanto.

Come mai quelli della riunione devono ancora formalizzare le mie richieste? come mai?

Come mai il mio amore non si fa vivo? cosa sta facendo? a cosa pensa? si è già dimenticato? non può dimenticarsi.

Forse la riunione non è andata così bene. Forse avevano la faccia di circostanza, forse mi hanno anche guardata tutta storta.

Forse per il mio amore era tutto regolare, nulla di speciale.

Sto immaginando ora che le cose non vadano bene o ho immaginato che andassero bene in quelle scene?.

A rimuginare troppo sulle cose si rovinano le emozioni di un istante o di due istanti o di dieci istanti.

Stai qui e ora.

 

 

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αγάπη

e questo è.

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vedo la gente morta.

Ho appena inviato una mail luuuuuunghissima, quelle mail che il destinatario le apre e gli rotolano i coglioni a terra. Il mio dono della sintesi si palesa solo ed esclusivamente quando mi incazzo, quando tutto quello che dico è “sei uno stronzo” chiaro e deciso e breve. Questa sera non sono incazzata infatti.

Pensavo a una cosa, come al solito non è una, sono “millemila” (cit.), come al solito non posso star qui tutta la notte.

Pensavo a quando succede qualcosa di estremamente bello o qualcosa di estremamente emozionante, o qualcosa di brutto, nei giorni di ciclo in cui non vedo al di la del mio naso in realtà basta che accada anche solo qualcosa, qualsiasi cosa.

Quando accadono delle cose così e come minimo mi prende un’emozione forte addosso, in positivo, farfalle nella pancia, tachicardia, tremore delle mani e globale, ginocchia che cedono sotto il peso dei cinquanta chili (scarsi di nuovo… già), pupille dilatate, rossore in faccia, o in negativo, tachicardia, pugno sulla bocca dello stomaco, rossore in faccia, tremore delle mani e globale, ginocchia che cedono…

Ciò che distingue il bello e il brutto è il sorriso o la mascella tesa in pratica, le emozioni mi scuotono quasi allo stesso modo nel bello e nel brutto e i sintomi e i segni sono quasi uguali anche se diversi.

Poi c’è il quando passa il treno.

Il quando passa il treno per me è il momento in cui ho già passato un momento estremamente bello o estremamente brutto e con tutte le emozioni del caso e però siccome quel momento è arrivato come un treno e io quando è arrivato quel treno ho fatto un saltino emozionata ora quando mi ricordo del treno faccio lo stesso saltino, come se il mio cervello non lo capisse che quel treno non è il treno che ho visto passare questa mattina, che quel treno è solo un ricordo. Il mio cervello non capisce, o una parte del mio cervello non capisce e allora io ogni tanto son qui che mi ricordo di accaduti e faccio un saltino come se le stessi vivendo in questo esatto momento, per la prima volta e ora.

e.

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una coca senza ghiaccio e col limone grazie.

a volte arrivavo al bancone del locale e li davanti, anzi, li dietro al bancone ci stava un mio amico ed era quasi un miracolo quando lui mi diceva “faccio io”. Faceva lui e ingurgitavo la sua meraviglia di cocktail come se fosse acqua che il bello dei suoi cocktail era che pompavano una trentina di gradi ma tu ti credevi di bere succo di frutta con dentro roba e allora ti pareva di poterne bere molti di più di quanti poi ne potevi bere.

Che poi l’alcoooooool, non fa effetto immediatamente, ci mette un po’, quel po’ che fa si che tu prenda altro alcooooool tra un alcol e l’altro.

Il mio amico mi preparava la sua formula magica solo quando io avevo una determinata faccia. Non era un lusso di tutti i giorni. Era il lusso di quando avevo la faccia brutta.

C’è da dire che la faccia brutta non è la faccia triste, la faccia brutta è quando hai avuto una giornata di inferno e manderesti tutto affanculo e forse hai anche mandato tutto affanculo, la faccia brutta è quella di quando rimugini e però non vorresti. Ho una giornata brutta un giorno si e un giorno no al momento e infatti evito quel mio amico e quel bancone, se non lo evitassi il mio peso si aggirerebbe agli ottanta chili arrotondati per difetto.

La faccia triste invece è diversa, se ho la faccia triste non bevo e nessuno mi offre da bere. Non ho la sbronza triste, sono sempre allegrotta se e quando bevo ma se sono triste sono così impenetrabile che non mi si può offrire neppure un caffè. Quelli che lavorano dietro ai banconi secondo me queste cose le vedono.

La tristezza che non solo non ti viene in mente di alzare un bicchiere ma non hai neppure la voglia di mangiare un biscotto, di fare pipi, di lavarti la faccia. La tristezza quella che ti annienta. Presente quale no?

Quella tristezza strana e specifica, che ti fa camminare appiccicata ai muri con le spalle tutte rivolte verso il basso. La tristezza male.

Quando mi prende quella tristezza e a volte mi prende, eccome se mi prende, io voglio che tu la veda, voglio che tu la riconosca, voglio che tu sappia esattamente che cosa stai vedendo e voglio che mi prendi, che mi afferri, che mi porti via, che mi porti lontana da tutto e da tutti, stretta intorno a te, con gli occhi chiusi, immobile, per tre minuti, dieci, cento, sino a che non se ne sarà andata. Voglio che sia lei ad andarsene.

poi eventualmente quando se ne sarà andata possiamo anche bere qualcosa insieme.

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crepi.

Ho trovato questo post it una mattina sul monitor del mio pc dell’ufficio che era spento. Me lo sono portato a casa, l’ho tenuto appiccicato sulla mia agendina per giorni. Quindi è vera l’accusa che nel mio ufficio c’è qualcuno che si ruba i post it.

Ha smesso di lavorare con  noi a dicembre dueedieci. Dicembre. questo post però parte da dodici mesi prima.

Gennaio

lavoro a tre cose diverse, nel mio lavoro principale, quello che mi permette gli acquisti di borse e scarpe per capirci, parte una nuova collaborazione. Sono tutta concentrata a far andare bene questo accordo. Lavoro con loro anche quando dovrei lavorare ad altro.

Febbraio

A Venezia c’ è Carnevale e una gallina si è persa in zona porto. E’ il mese in cui di rilevanza ci sono solo i miei quattro giorni a montecarlo, poche altre cose da segnalare. A montecarlo non ci ero mai stata e forse a dirla tutta ancora non ci sono stata sul serio che di montecarlo ho vissuto solo l’albergo cinque stelle lusso nel quale ho stazionato. (ho perso cinquanta euro al casino’, l’ho presa bene perché ero ubriaca)

Marzo

Sono in perenne bilico, do le dimissioni o non do le dimissioni? alla fine le do, vengono respinte per la enne volta e io ho provato di tutto per farmi licenziare ma niente.

Aprile

Aprile = vinitaly. Per me aprile è un buon mese sempre e anche nel dueedieci perché so che vedo anoninick e al vinitaly. Ho ricordi di me in coda ore per bere un bicchiere…manco ci fosse stato johnny depp in quel bicchiere. Aprile due e dieci è anche stato il mese johnny depp. The Tourist girato a Venezia è.

Maggio

A maggio compie gli anni uno degli uomini  più importanti della mia vita. Mio fratello. Ricordo la sua festa.  Poi la richiesta di collaborazione con la biblioteca comunale, i racconti bocciati. Si hanno tenuto dei racconti e io però mi dispero per quelli che han bocciato.

Giugno

a giugno sono stata testimone di nozze al matrimonio della Deb. Tutto il mio giugno è stato dedicato a lunghe chiacchierate con lei sui preparativi. A distanza di due giorni dal matrimonio la mia  amica è in viaggio di nozze e io ricevo una telefonata che paralizza la mia vita. Era il 29 di giugno.

Luglio

due settimane di terrore, dolore, panico, lacrime, ansia. Perdo tre chili in dodici giorni. E’ tutto dannatamente difficile. Mollo tutti e tre i lavori. Il mio editore è a Venezia e io non lo vado a trovare perché sono chiusa in una stanza di ospedale. Sono sveglia giorno e notte e ringrazio in segreto tutte le persone che mi stanno vicine.

Agosto

Parte una stasi. Una sorta di rilassamento, riprendo in mano il mio lavoro primario anche se in ufficio spesso sono incapace, la testa è altrove. Trovo una nicchia di piacere in una spiaggia, vado in spiaggia tre giorni su sette dalle dodici e trenta alle quattordici. Il tempo mio, la mia vita, i miei pensieri, sono raccolti in quella ora e mezza.

Settembre

E’ il compleanno del capitano e per la prima volta non riesco ad organizzare un evento adeguato. E’ un momento di svolta, mi iscrivo a yoga. Non vado più alla spiaggia, faccio altro. E’ il principio della craniosacrale anche, era settembre.

Ottobre

attraverso fasi di estremo sconforto e fasi di sorrisi da fare invidia al buddha. quando sto bene mi convinco di star bene e poi non è sempre così. A ottobre ho scavato un sacco nel mio vecchio per affrontare il nuovo. Vado in chiesa, faccio fioretto, prego, faccio yoga.

Novembre

Inizia la mia voglia di arancione. Mi si chiede la chiusa del libro e riprendo quindi in mano il mio secondo lavoro.  Ho due lavori, studio craniosacrale, studio yoga, studio anatomia, imparo.

Dicembre

è il mese del mio compleanno. Mi si avverano quasi tutti i desideri che ho espresso a BN. la vigilia di questo natale è una delle vigilie che ricorderò per tutta la vita per motivi troppo lunghi da spiegare ma in sintesi…quando sono nata io mio padre e mia madre hanno passato la vigilia e il natale in ospedale, io nel dueedieci ho fatto la stessa cosa per loro ed è stato bello ed è stato intenso. E’ stato un regalo. Eravamo uniti come non siamo stati mai o forse lo eravamo prima ma non ce ne siamo accorti. alla vigilia ci siamo accorti.

A dicembre ho trovato quel post it e ci sono tutte le mie ricorrenti li, c’è una “e” e quella e fa parte della mia vita, fa così tanto parte della mia vita che la riconoscerete anche voi un giorno da qualche parte. Poi c’è il grazie e io nel dueedieci ho imparato a dire grazie, non sono del tutto formata, ho altra strada però sono a buon punto. C’è l’augurio. c’è un sacco di roba invisibile agli occhi (cit. ciao betta).

crepi.

e.

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meglio di una cosa bella c’è solo una cosa semplice e arancione.

Qualche sera fa, che rientravo a casa da lavoro, ho deciso di fare la strada del cantiere. La strada del cantiere sono due chilometri di strada scarsi che mi sparo a piedi, a piedi e al freddo e quel giorno c'era il vento diddio, a piedi e al buio perché nella strada del cantiere non ci sono ancora tutti i lampioni e soprattutto non ci sono ancora tutti i residenti.
Questo nuovo cantiere lo hanno fatto comparire in una notte, son sicura, una sera sono andata a letto e il cantiere non c'era e poi quando sono passata col pulmetto nell'indomani avevano tirato su questo cantiere. Lo hanno fatto comparire davanti a delle case di nuova costruzione. Io che sono una di quelle che i panorama li nota mi sono immaginata i poveretti che si sono insediati scorso anno nelle case nuove e avevano la vista parco e fiumetto con le anatre e quei poveretti ora hanno la vista cantiere e il rumore pure.
Attraversare di sera per di la non è la mia cosa preferita, ho paura di inciampare, ho paura di cadere in un tombino e di essere trovata li dentro due anni dopo, ho paura dei topi che escono dal fiumetto, ho anche paura che ci siano  i malintenzionati. La strada buia è perfetta per i malintenzionati. Comunque ero li e col buio e di sera e attraversavo questi due chilometri scarsi per andare a casa. Mi sono infilata un auricolare nell'orecchio, uno solo che così potevo sentire il rumore degli eventuali malintenzionati e il rumore dei topi. Il rumore invece di io che cado in un tombino lo avrebbero dovuto sentire gli altri, a parte che non c'era nessuno, quasi nessuno.
Inizio a vedere una cosa che pare un' ombra da distante, una piccola ombra, era un contorno umano, non era quello di un topo ed era un contorno solo. Quel contorno aveva qualcosa di strano che gli pendeva da un fianco. Come prima cosa ho immaginato che fosse un bazooka e che volesse bazookarmi. Sono ottimista e nel dubbio preferisco una morte violenta e veloce, non robe da ansia tipo final destination, robe leggere come terminator.
L'ombra mi viene sempre più incontro e io ho deciso che pare trasportarlo con troppa serenità per essere un bazooka. L'ombra è quasi davanti a me e siamo in un angolo della zona del cantiere dove non posso allargarmi, ci devo passare vicina per forza o tornare sui miei passi. Siccome non voglio che mi spari alle spalle, e soprattutto voglio provare a fargli gli occhi da bambi per dissuaderlo dall'uccidermi, continuo per la mia.
Siamo uno di fronte all'altra e lui mi dice "scusa? hai da accendeRe?" ha un bongo legato al fianco, non era un bazooka era un bongo, quello che si suona non quello che si fuma. Il ragazzo più carino dei ragazzi inclusi tra i venti e i venticinque anni. Dovevate vederlo, un faccino pulitissimo e abbronzato e due occhi castani enormi e in testa una serie di dread corte tenute insieme da una fascia. Ho pensato che se fossi stata sua zia avrei perso tutti i miei soldi i mancia da elargirgli ad ogni visita. Gli ho dato il mio accendino in mano che è una cosa che non faccio mai. col cazzo che lascio toccare il mio accendino a uno che non so dove aveva le mani prima di metterle sul mio accendino. 
mi ha ringraziata, ciao, ciao e ognuno per la sua.
Un paio di orette dopo ero già in divano che avevo deciso di fare la serata film, sento tum tum tum tum, verifico che non sia il mio cuoretto e infatti non è. era un tum tum tum tum esterno.
Ho chiamato il capitano che era in cameretta e gli ho detto "senti?" e lui mi fa "si è un bongo in parchetto qui sotto" e io "lo so chi è che suona" e lui allora si mette in finestra e guarda sotto per vedere se anche lui sa chi è che suona, non lo sa. Gli racconto la storia della strada del cantiere e del bazooka che era un bongo e dell'accendino e poi gli dico che secondo me adesso quel ragazzo li mi sta facendo una serenata che le cose belle bisogna anche sentirle.
Una serenata in sol arancione.

Segnalazioni: ho visto l'isbn del mio libro, è stato qualche giorno fa, l'isbn è l'isbn, non c'è un cazzo di interessante in un isbn da segnalare direte. invece si, il mio isbn finisce per 42 e per chi ama douglas adams la mia segnalazione da niente ha un valore completamente diverso. per chi non ama douglas adams come prima cosa vi consiglio di leggerlo che è bello e in ogni caso il 42 secondo me è un numero che sa di arancione.

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last but not least

ho passato dei giorni intensi, intensissimi, vivi.
ho ricevuto quasi tutti i regali che avevo chiesto a babbo natale, sono fuori di:
la letterina
il bagno in oceano
la carne di renna
il girasole
andare a cavallo da massimo
il desiderio 28

significa che mi si sono avverati numero 22 desideri su 28, mi pare buono.

mi pare un inizio.
mi pare che nel dueedieci abbia ancora senso fare le letterine a babbo natale.
ma non volevo parlare di questo.

ho subito craniosacrale scorsi giorni, una cosa strana. non era forse neanche craniosacrale so che ho sentito i vortici sulla pancia e il caldo e il freddo. so che non ero preparata, io non ero preparata, nessuno mi ha detto "ora ti tratto" nessuno. so che non ero sdraiata su un materassino blu, ero seduta, su una sedia scomoda ed ero piena di mal di pancia e con gli occhi gonfi e col mal di pancia e la pelle verdognola e gli occhi gonfi e l'umore…diomio, avrei potuto incendiare i campi con un rutto da tanto ero incazzata.
e però.
e però secondo me il mio corpo ha memoria a se stante. una cosa che non controllo io, allora quando il mio corpo sente che c'è quello della craniosacrale in zona si mette comodo, lascia che lui si attacchi. Anfatti lui ha detto "vieni qui" e basta, e poi ha fatto tutto il mio corpo, come se io non fossi importante, io il mio umore, il mio mal di pancia, i miei occhi gonfi. lui sente quello della craniosacrale e si mette in postura, si mette in postura anche se siamo su una sedia scomoda. si mette in postura anche se quello non dice nulla, al mio corpo non frega un gran cazzo delle mie resistenze pensavo, non gli interessa, fa nulla se io sono incazzata, se non ho voglia, se ho da fare altro, il mio corpo è egoista ed egocentrico.
un po' lo ringrazio il mio corpo perché se avesse dato retta a me avrei ancora il mal di pancia.

probabile che io non volessi parlare neppure di questo, sarà stato il mio corpo.

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&

Ascensoretrombadellescaleterrazzoesternof
uorinevicaede’bello.”
Andiamoinspiaggia ?
?””no,nonmisonocopertaleorecchie”
Ascensoretrombadellescaleraccoglilapenna.
Raccoglilaborsatibuttiperterra .
Ridi.
Rido.
attimimomentisecondinonpassapiu’e’finitoprimac
hesbattessigliocchi.
Nutella.palindromi.anagrammi.
ANAGRAMMItuttoingrande.
Sepesamenodiventichilinone’uncane.
Ituoilimitisonoimiei.seiunpo’strega.iosoguidare.
IOMISTOCAZZOFIDANDO.

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eh.

mi stavo formando su un albergo oggi. Un albergo in un posto caldo, un albergo megalussuoso come piace ai miei clienti (ok non solo ai miei clienti).
C'è questa megasuite in questo megaalbergo in questo posto megacaldo.
La megasuite misura 780mt – ho scritto bene, 780. Le camerette più piccole sono intorno ai 170metri (più del mio appartamento, quasi due del mio appartamento).
La megasuite ospita un cinema e un ascensore privato ed è consigliata per le lune di miele.
ora.
non voglio dire che se il mio eventuale futuro sposo decidesse per la mi farebbe schifo, non dico questo, non lo so, non ci sono mai stata. E' che in luna di miele magari mi aspetto di andare in un posto che mi permetta di trovarlo nella camera senza doverlo chiamare al telefonetto il mio partner.
e per non dire che ho fatto troppo poco scout per non perdermi in 780 metri.

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new tree in town

Ciao Babbo Natale,
è da un pochetto che non ci si sente io e te, mi sento in colpa a scriverti solo oggi o in questi giorni di ogni anno e a ignorarti tutto il resto del tempo però mi figuro che magari tu sia in ferie o a zonzo con gli elfetti…no, non funziona. Sarà mia premura scriverti anche in periodi non natalizi, giusto per sapere come stai.
Ho preso un nuovo albero ieri, come già saprai tutti i miei pini precedenti sono morti. Questo è bello, è piccolo, credo sia sul metro e settanta e pesa tanto, pesa più di me, e ha un tronco robustissimo. Non è un pino classico, è un pino canadese. E' bello da far paura. L'ho vestito ieri tardo pomeriggio/prima serata, con delle belle canzoni a farmi compagnia e del prosecco e del formaggio grana.

Sai che non solo tra un po' è natale, è anche il mio compleanno, sai che sono stata buona e che non ho avuto occasioni e tempo per essere cattiva, sai tutte le cose. Ho una bella lista di regali che vorrei ricevere da te.

1) Desidero stare bene, stare bene inteso come in buona salute fisica ed emotiva, lo so che la salute non si compra ma tu sei o non sei babbo natale.
2) Desidero essere forte, lo so che sono forte ma ho bisogno di essere ancora un pochetto più forte, mi serve forza per me e per altri e ho bisogno di essere forte.
3) Mi manca il mio papà di prima, amo quello di adesso ma mi manca quello di prima. Desidero che il mio papà di adesso si goda la sua nuova vita, desidero che sia felice.
4) Desidero che mio fratello e la mamma siano in salute e pieni di forza anche loro.
5) Desidero che il Capitano resti il Capitano.
6) Desidero riuscire a fare bene il corso insegnanti e comprendere l'oscura e ostica anatomia.
7) Desidero che siano disponibili a Venezia i completini yoga che ho visto nei siti internet americani e britannici.
8) Desidero ricevere la letterina che ho chiesto e desidero fare regali che le persone apprezzino.
9) Desidero libri, mi piacciono i libri e desidero libri.
10) Desidero tempo, tempo da riempire di momenti.
11) Desidero un nuovo pigiama oysho (si lo so che ne ho sette ma li adoro)
12) Desidero che se la mamma mi prenderà il perizoma rosso di natale esso sia effettivamente della mia taglia questa volta, non la solita doppia xl che se no secondo lei ho il culo fuori insomma.
13) Desidero una cena spensierata a base di tartare di mucca e patate al forno e vino rosso buono e poi vediamo di cosa ho voglia quella sera. però spensierata mi raccomando.
14) Desidero non rovinare più le cose bianche in lavatrice.
15) posso avere una nuova lavatrice anzi?
16) Sai che non ho mai mangiato la renna? è tanto brutto se ti chiedo di potere assaggiare la renna?
17) Desidero che la renna non sia in via di estinzione.
18) Desidero che il mio nuovo pino non muoia, voglio che sia lui a sotterrarmi.
19) Desidero che l'unica cosa che chiedo ben cotta (il toast) mi venga preparato effettivamente ben cotto.
20) Desidero comprarmi un orecchino che mi piace, eventualmente di farmelo produrre, ho dieci fori all'orecchio destro e nessun orecchino mi piace.
21) Se trovo l'orecchino desidero trovare anche una collanina e un braccialetto da fare un kit.
22) Ho voglia di andare a cavallo ma da Massimo, non in giro, voglio andare da Massimo.
23) Vorrei fare un bagno nell'oceano, quello pacifico questa volta.
24) un girasole.
25)(scarpe e borse come al solito e che però il Capitano non si accorga che ho portato in casa altre scarpe e altre borse)
26) Fai produrre un bel film di quelli che riguarderò sino allo sfinimento (come quando da bambina ho scoperto via col vento)
27) imparare a girare con lo slittino senza pettarmi agli alberi.
28) c'è un desiderio 28 ma richiede un parental control…ricordati del mio desiderio 28.

Mi pare sia tutto.
Ti ringrazio in anticipo per l'attenzione e resto in attesa di un tuo cortese riscontro a stretto giro,
a disposizione per qualsiasi chiarimento colgo l'occasione per augurarti un felice natale

p.s.: Saluti anche da niuppino.

new tree in town
 

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“lascia che elimini tossine” cit.

Ieri ho passato la mia giornata a piangere.
sono seria, dico davvero, qualsiasi cosa accadeva io mi mettevo a piagere.
mattina molto presto, vedo dal pulmetto un gatto piccolo che attraversa la strada ed era freddo e pioveva forte e lui era piccolino e io mi son messa a piangere perché secondo me soffriva e non per tirargliela ma avevo anche paura che finisse sotto a una macchina.
mattina presto ma meno presto, mi è preso un sentimento di tristezza infinita mentre ascoltavo una canzone sul waterpulmetto e mi stavo per mettere a piangere. poi ho cambiato canzone e mi è venuto in mente di lunedì sera che a yoga son rotolata a terra con tanto di tonfo e rotolamento sparso e sono scoppiata a ridere. siccome però ormai era un momento di emotività profonda ridevo ma con le lagrime.
ahi mi ammmoooor.
ho pianto dieci minuti al telefono col capitano, il mio capitano, ci siamo litigati.
poi ho pianto perché la caposala dell'ospedale mi ha manifestato attenzione e affetto.
poi ho pianto perché ho risposto di merda ad un mio amico.
poi ho pianto perché ho detto al mio amico che non volevo rispondere di merda ma soprattutto ho pianto perché ho fatto pace con me stessa ed è stato bello.
poi ho pianto perché ho parlato tanto con mio papa.
io una volta non parlavo mai con mio papa ma ieri abbiamo parlato tanto ed ero piacevolmente emozionata.
poi ho pianto perché avevo comprato tre cioccolatini lindor (quelli rossi tondi con il ripieno refrigerante) e li avevo presi per regalarli a una donna che mi ha manifestato attenzione e affetto (non la caposala, un'altra) e invece mentre la raggiungevo ho iniziato a mangiarne uno pensando che se gliene regalavo due andava bene uguale e poi ne ho mangiato un altro pensando che se gliene regalavo uno era perfetto e non minavo la sua altrettanto perfetta forma fisica e poi ho mangiato anche il terzo pensando che ero stata stupida a pensare di regalarle i cioccolatini, e siccome i lindor mi sono andati in circolo subito ho pianto per gioia indotta da lindor.
farei la firma ad essere "strana" in quei 5 giorni al mese…il fatto è che son strana in tutti gli altri.

 
 

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din din din (un gran cazzo)

ho ricevuto una letterina questa notte, io già dormivo.
dormivo bene perché ieri sera ho fatto yoga.
la letterina mi è arrivata da uno di voi, uno di voi che mi leggete, che voleva mandarmi una letterina da tanto e che me ne ha scritte tante e che gli pareva una cosa del gran cazzo (vedi titolo) che uno sconosciuto mi mandasse le letterine.
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Mi è successa una cosa simile qualche tempo fa, dal nulla mi ha scritto una signorina dicendo che le facevo compagnia e di non mandarla a cagare se si era permessa di scrivermi.
Stamattina ci ho pensato per tutto il tragitto del pulmetto (un'ora perché c'era un traffico di merda), non farò mai una di quella manovre che si usano di questi tempi (tipo il delurking day) non sono social come molti blogger, non sono fica come altri blogger…sono questa kerika e con le mie sicurezze e con le mie insicurezze.
a volte sono triste a volte sono felice a volte sono distrutta a volte vorrei bazookare tutti gli abitanti della terra, non vi elemosinerò mai un commento, mai, anche perché spesso non c'è molto da dire, tipo oggi forse che questo è un post personale e se volete autocelebrativo.
io scrivo per voi. certo scrivo per me, mi piace e lo vorrei fare come professione di scrivere, l'ideale sarebbe avere una rubrica dove rispondo alle domande*, lo sapete, ma scrivo perché so che ci siete voi li dietro, perché spero di farvi sorridere perché cerco il vostro parere (autorevolissimo) perché…perché come dice sempre una mia amica se no invece del blog facevo diario.
più bello di scrivervi per me c'è solo il leggervi, si, anche se non vi conosco.
Grazie.

*dai facciamo il gioco che mi fate le domande e io rispondo?.

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ho una voglia di arancione che non avete idea.

arancione

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è un chi sei non che ruolo hai.


sono emotiva. mi si chiude la gola ogni due per tre. mi si chiude la gola e mi vien da piangere di gioia se vedo una persona che anche non conosco che è felice. mi si chiude la gola e mi vien da piangere se vedo una persona che anche non conosco che soffre.

sono quindi empatica.

poi sono orgogliosa, piuttosto che far vedere che sto piangendo e che mi son lasciata andare all'emotività tiro su il muro. il muro che non guardo le persone in faccia (le guardo comunque con la coda dell'occhio).

sono forte, sono fortissima e quando mi metto in testa una cosa la ottengo, quasi qualsiasi cosa.
ma sono fragile. sono così fragile e insicura che non realizzo quasi mai di essere forte. realizzo di essere forte per statistica di successi ed insuccessi, non per vera consapevolezza.

non sono una esperta di gastronomia a causa del mio lavoro. sono una a cui piace bere e piace ancora di più mangiare. e siccome sono anche curiosa, dal dire che mi piace bere e mangiare al crearmi una cultura su cibi e vini il passo è stato breve. ancora più breve da "impiegata" a "persona di fiducia per chef" che nulla mi vien meglio che il parlar di cibo. non sono più il mio lavoro da anni. dall'anno del m_d_f.

sono quasi magra. nonostante io mangi come due uomini (uomini adulti non adolescemi in fase di crescita e soprattutto non uomini come mio fratello che mangia per sei, uomini normali).

sono cinica ma non con intenzione, io non vorrei esser cinica ma mi vien di rispondere da cinica. che vuol dire che sono cinica in effetti. sembro simpatica perché faccio ridere ma non sono simpatica. a tratti sono buffa ma non simpatica. poi spesso sono stata fraintesa, nel senso che io dico una cosa e sono seria e le persone si mettono a ridere. Joe, che non è il mio amico immaginario, dice che secondo lui ho una vena di umorismo yiddish. Vi faccio un esempio: Un italiano ha bisogno di bere "posso avere del vino?", un tedesco ha bisogno di bere "posso avere una birra?", un russo ha bisogno di bere "posso avere una vodka?", una erika ha bisogno di bere "penso di avere il diabete". si è una vecchia barzelletta rieditata però sono così. E le persone ridono, io però penso sul serio di avere il diabete (non oggi non ora, in generale non penso di avere il diabete, il diabete era un esempio).

sono vivace, sono lunatica, sono metereopatica, sono chiacchierona anche se faccio finta che no.

sono trasparente, un libro aperto, certo ci dovete leggere e poi ci dovete credere che siamo talmente tanto abituati alle maschere che…io lo so che le persone non ci credono che io sia trasparente ed è per quello che resto trasparente perché so che non ci crederanno che io son così, insomma indosso una maschera di come sono davvero perché così non mi si scopre che sono così davvero.

quando mi si scopre che sono così davvero sono una di quelle che scappano. una roba alla messicana "mi hai visto? perfetto adesso non mi vedi più" bang bang.

poi sono un'isoletta. posso stare da sola per mooooooooooolto tempo e mi piace, lo adoro, sto a fare introspezione tutto il tempo. poi mi piace anche quando ogni tanto c'è un naufragio e allora ho ospiti.

sono un coglione. a yoga mentre faccio le cose yoga mi vengono in mente episodi della giornata, ricordi di anni fa, pensieri futuri…con lo yoga vengon su un sacco di cose e le devi far passare senza trattenere. e veder passare una cosa che magari mi ha turbata o fatto incazzare o fatto perdere il sonno per giorni o varie e senza poterla fermare a me fa ridere. sono un coglione perché rido di miei ricordi dolorosi nel mentre di sessioni yoga.

sono noiosa, lo si evince da questo post.

sono un ghiretto, mi piace dormire, adoro dormire ma solo sottopiumetto.

sono una corsa, non sto mai ferma, ne con il corpo ne con la testa e ogni volta che mi pare di avere un momento di tregua la devo riempire quella tregua perché se no mi pare di sprecare tempo.

.

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muuuuuuuuuuuuuu

update del dì: mi hanno permesso qualche riga per una mia vecchia storia qui . Grazie.

Ieri ho avuto il bisogno di afferrare le mani di un prete. Me lo ha permesso, gli ho preso le mani tra le mie e gliele ho tenute al caldo per un pochetto mentre gli dicevo che mi aveva fatto taaaaaaaaaaaaaaanto piacere conoscerlo.
mi son subito ricordata di quella volta che ero in Tailandia e anche se sapevo che il monaco non mi poteva guardare e non mi poteva toccare e non potevamo interagirci io mi sono andata a sedere vicino a lui.
mi sono seduta vicina al monaco buddista perché lui aveva un cucciolotto di tigre in braccio e io ci volevo giocare visto che la madre del cucciolotto non pareva essere li intorno.
in ogni caso la cosa che i monaci buddisti non possono interagire le donne non è vera al cento per cento perché una volta in un tempio un monaco mi ha sorriso. L'ho sentito che sorrideva a me anche se non mi guardava.
Oggi è stata una giornata di merda e onestamente è appena partita una canzone di james blunt il che significa che sta addirittura peggiorando (james blunt è voce noia)
vi racconto una cosina da niente mentre spero che parta un pezzo di richard ashcroft. (richard ashcroft voce sesso)
ho incontrato un mio ex.
ok.
ho incontrato l'EX, quello storico, quello tutto maiuscolo.
l'ho incontrato e non sapevo in che rapporti eravamo perché davvero erano anni che non lo vedevo.
nel dubbio per come erano  i nostri rapporti ho fatto la cosa più sensata in assoluto, ho provato a nascondermi dietro a una macchina.
io ero a piedi e lui guidava una station wagon. mi son pensata subito che avesse avuto un bambino da dopo me a ieri.
ha iniziato a chiamarmi per nome ad alta voce mentre ero nascosta dietro alla macchina ed è stato un pochetto imbarazzante, poi però mi sono ricordata che questo mi conosceva gran bene e che forse non era imbarazzante che mi fossi nascosta, alla fine non era neanche la prima volta che mi nascondevo da lui, con lui. ci piaceva giocare a nascondino.
Una volta uscita dal mio rifugio ho avuto la faccia tosta di dirgli che mi stavo specchiando per vedere se ero carina abbastanza.
non mi ha creduta neanche un po'.
continuo a proseguire per la strada, cercando di levarmelo dalle palle ma lui mi sta dietro con la macchina a passo d'uomo, mi chiede di fermarmi ma io non voglio fermarmi, gli dico che ho fretta e che devo andare a casa.
capisco di essere fottuta quando ci guardiamo negli occhi. il mio ex, anzi, il mio EX è un coglione testa di gran cazzo ma è dotato di occhi da mucca. Ha due enormi occhi color nocciola scuro con le ciglia lunghissime, occhi dolcissimi, mi tocca fermarmi.
Stiamo entrambi inizialmente sul vago, parliamo del più e del meno, di lavoro insomma, poi lui passa a dirmi che ha una figlia e io mi caccio in gola tutte le mie cose. Non ho voglia di condividergli nulla, non ne ho avuto bisogno e motivo per anni, non ne ho voglia.  Mi dice che ha parlato con una amica comune di me e che bene o male sa come sto andando avanti.
siccome lui mi conosce ma anche io lo conosco so che è una trappola e che nessuna amica comune gli ha detto come sto andando avanti e che pensava di infinocchiarmi davvero male.
la psicologia inversa  era una delle tre cose che funzionavano alla grande tra me e lui. al secondo posto c'erano le conversazioni telefoniche, al telefono parlavamo bene e tantissimo mentre di persona ci era più complicato, nel faccia a faccia inevitabilmente finiva che ci facevamo male, due passionali del cazzo.
continuo a non dirgli di me e lui un po' si stizzisce. Gli rode proprio.
poi mi dice…tranquillo e liscio, come se mi stesse dicendo che fuori fa un po' freddo "so che te lo ho sempre detto ma…a me piaceva stare con te perché eri intelligente e mi capivi."
è vero che me lo diceva sempre e lo detestavo.
a me piaceva stare con lui perché lo amavo. glielo dicevo sempre.
le persone a quel tempo potevano toccarmi, potevano urtarmi coi loro corpi, potevano venirmi addosso, ero una ragazza affettuosa, ho smesso di essere così dopo la sua venuta.
mi ricordo in un istante tutte le cose che han fatto si che ci separassimo.
mi avvicino al vetro della macchina e gli snocciolo tutte le mie novità del momento.
gli dico che gli farò avere mie notizie a mezzo amica comune e anche se lo sa che non è vero annuisce, annuisce con un sorriso.
si è rasato tutti i capelli e gli dico che non sono contenta che mi piacevano i suoi capelli.
poi ci salutiamo e io per un istinto atavico mi copro il busto con le mani, come a proteggermi.
la voce di richard ashcroft ancora non si è palesata ma almeno sapete in che rapporti sarò col mio EX prossima volta che lo incontro.

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una volta…

mi ricordo che una volta c'era questo ragazzo che mi piaceva tantissimo.
dio.
tantissimo.
era uno di quei ragazzi che per fortuna gli potevo scrivere le letterine. Io non so se avete presente ma le letterine non le possiamo scrivere a tutti, ci sono quelli che non rispondono o quelli che le leggono ad alta voce davanti agli amici per ridere o i peggiori di tutti son quelli che le letterine non le capiscono proprio.
io ero fortunata, gli potevo scrivere tanto e gli potevo scrivere sempre.
chiaro, mica stava a rispondermi in tutti i momenti, però ogni tanto si e quando mi rispondeva mi ricordo che ero sempre tutta contenta, anche se aveva scritto solo "anche secondo me" ok, quando mi dava ragione ero ancora un po' più contenta, soprattutto se si trattava di un momento in cui ero in torto, sapere che quello li era con me mi faceva affrontare bene la giornata.
non era il mio fidanzato.
oppure…beh non era il mio fidanzato,  ma in cuoretto mio piccolo lui era con me anche quando non era con me.
non so se mi spiego.
a volte era davvero con me anche quando non era con me, a prescindere dal mio cuoretto.
una volta mi ricordo che ci siamo baciati. da principio io non volevo prendermi quel bacio e neppure lui e poi eravamo così vicini tutto a un tratto che le labbra hanno deciso per conto loro.
dio.
mi piaceva tantissimo.
era una cosa di testa che anche se eravamo distanti io riuscivo a scrivergli, ed era anche una cosa chimica che se gli stavo vicina non potevo smettere di cercare i suoi occhi.
mi ricordo anche che l'ultima volta che ci siamo baciati poi…poi…ho continuato a mordermi le labbra per un sacco di tempo dopo che mi pareva di sentire ancora il suo sapore.
una mattina mi son svegliata che avevo un canotto in bocca.
a ben pensarci, anche se è diversa, potrebbe pure essere questa una letterina.
e.

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heartbeats.

stamattina, come quasi tutte le mattine, stavo camminando per il porto.
Ascoltavo questa canzone, la heartbeats, nella versione di jose gonzalez. mi è capitata nelle orecchie per caso. mi è venuta addosso mentre passavo davanti al muretto dei gelsomini e mettici che al mattino sono irritabile (essere irritabile vuol dire essere sensibile) e mettici che i gelsomini profumavano di cose vecchie, cose ataviche, e mettici che la canzone è anche lei una canzone dei ricordi, mettici infine che da dove passeggiavo potevo vedere uno scorcio di mare…insomma è successo che un po' passeggiavo e un pochetto mi son commossa.
Sono passati sedici anni da questo mio ricordo a oggi e non è che siano tanti, il mio punto di vista è che ora ho 31 anni e dal punto del ricordo ad oggi è trascorsa metà della mia vita.

A Venezia ancora oggi  si va in giro senza avere appuntamenti, perché Venezia è piccola, si fa presto a incontrarsi. Figuratevi una sedicenne di sedici anni fa che andava a Venezia senza telefonino e senza aver letto una mail e senza aver fissato appuntamenti in anticipo che tanto  chi se ne frega, per prima cosa a Venezia trovi sempre qualcuno e poi non c'era molto altro da fare bighellonaggio a parte.
Quella mattina li che era in estate il mio bighellonaggio in città non era andato a buon fine, allora mi son buttata sull’opzione del lido, sono andata in spiaggia e son stata distesa per ore su uno scoglio in compagnia di un libro che ricorderò per sempre “una vita” di guy de maupassant.  Nel tardo pomeriggio ho ripreso il waterpulmetto per tornare in direzione marghera e mi ricordo che mi son messa dietro che c’erano i posti all’aperto. C’erano due ragazzi già seduti li in fondo, uno aveva le treccine lunghissime e l’altro aveva i dread, quello con le treccine era moro e alto e abbronzato, quello con i dread era biondo e alto e aveva la pelle arrossata e le sopracciglia trasparenti. Mi son messa dietro con loro e hanno spostato gli zaini per farmi sedere, io son stata in piedi e mi sono accesa una sigaretta (nei waterpulmetti si poteva fumare nelle zone aperte e anche nella motonave). Uno dei due ragazzi, quello alto e moro, mi fa “se fumi tu fumo anche io” e si è acceso una sigaretta lunga mezzo metro o poco meno, io ho sorriso. Mi si sono presentati, quello alto moro è Sebastiano, quello alto biondo è Alvise…non sto a spiegarvi di perché molti veneziani si chiamano Alvise e Sebastiano e Marco, io ero sempre erika.
Abbiamo parlato di un sacco di cose nel tragitto e io invece di scendere a piazzale roma sono scesa alle zattere con loro e poi siamo andati in camminata in campo santa margherita a trovarci con dei loro amici.
A me piaceva Sebastiano, quello alto e moro, però il più simpatico era Alvise, quello alto e biondo. Sebastiano era fico e sapeva di esserlo allora si atteggiava, Alvise era simpatico e sapeva di esserlo e si atteggiava uguale.
Alvise quella sera mi chiede se volevo andare con lui e Seba in olanda a girarla un po’ tutta con la bicicletta, il Seba quando ha sentito e ha visto che io trovavo la cosa interessante è venuto anche lui a provare a convincermi, c’erano i gelsomini su uno dei muretti in campo. Avevano già organizzato tutto, gli piaceva l’idea che andasse con loro anche una ragazza e lo avevano deciso in quel momento perché volevano fossi io quella ragazza. Il viaggio sarebbe durato due settimane, in giro per Amsterdam e dintorni con la bici, ci sarebbero bastati pochi soldi perché gli ostelli costavano poco e per mangiare ci saremmo arrangiati.
Ho detto di si, si sarebbe partiti la settimana dopo, avevo in pratica 4 giorni per convincere i miei o per organizzarmi a scappare di casa.
Mi sono incontrata con Seba e Alvise il giorno dopo in spiaggia, ci siamo divertiti, abbiamo fatto un sacco di giochi in acqua e anche fuori, abbiamo fatto un sacco di discorsi intelligenti sulla vita e sul futuro e soprattutto io parlavo di cosa volevo fare da grande, loro no, loro erano alla giornata ma filosofeggiavano comunque sulla giornata.
Verso sera ci siamo messi a fare il piano del viaggio e ho scoperto la cosa più brutta del mondo, ho scoperto la cosa che ha fatto si che rifiutassi di partire con loro. Sarei scappata di casa pur di partire con loro, avrei patito la fame pur di partire con loro, mi sarei pagata le spese con i soldi ricavati dalla vendita dei miei capelli pur di partire con loro ma, dopo quella notizia non ho più voluto saperne un cazzo del viaggio in olanda. Ho scoperto che non si trattava di girare l’olanda in bicicletta, si trattava di arrivare in olanda in bicicletta e una volta arrivati li (a patto che fossimo riusciti ad arrivare li) girarla in bicicletta. Mi son vista uscire dal semaforo di marghera con la bici, mi son vista stanca alla prima rotonda, mi son vista accasciata all’imbocco dell’autostrada (a patto che si prenda l’autostrada per andare in olanda in bicicletta) – Venezia /Amsterdam fa 938km andata e 938km ritorno, devo ancora stare a spiegare perché non sono andata in olanda in bicicletta?
Sebastano e Alvise non li ho più visti, abbiamo passato due giorni bellissimi insieme ma io non li ho più visti. Secondo me han bucato una gomma.
 

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Archiviato in cose rosa, giorni fantastici, il veneziano per te corsi di lin, la di lei vita

praticamente io è da ieri sera alle 21 e 09 che aspetto di ricevere una mail in risposta a una mia mail.
non so se vi è mai successo, secondo me si, comunque ieri avevo mandato una di quelle mail che un po' ti esponi verso il tuo interlocutore e che un po' non vedi l'ora che ti arrivi una riga, anche solo una, dove questo ti dice che ok o anche che non è ok un gran cazzo ma in ogni caso un cenno di vita lo aspetti.
da ieri alle 21 e 09 sino ad ora ho ricevuto un bel po' di mail. Un po' di spam, un po' di varie, un po' di nulla, fondamentalmente nonostante io da ieri a oggi abbia ricevuto un bel po' di mail mi sento come se non avessi ricevuto alcuna mail perché di fatto la mail che aspetto ancora non è arrivata.
fondamentalmente tutte le mail che ho ricevuto tra ieri alle 21 e ora le ho cestinate senza leggerle perché non erano la mail che volevo io.
(n.d.erika: ci tengo a dire che non erano importanti e che se avessi visto mittenti di rilevanza non le avrei cestinate, per dire a un mio amico ho scritto, a quello delle catene di santo antonio claro che no e vaffanculo)
Non riceverò mai quella mail
mai
il tizio dal quale aspettavo una mail mi ha telefonata mentre ero a far la spesa alla pam.
sono quasi morta davanti al reparto del formaggio stracchino per l'ansia.
ho avuto un riscontro positivo alla mia mail e mi è anche successa una cosa che non avevo mai provato, ha citato dei pezzi di testo miei a braccio.
voi che siete tutti blogger…immaginate se uno fico al telefono vi cita pezzi del vostro blog ad alta voce mentre siete al reparto del formaggio stracchino della pam, fico come marie curie non fico come brad pitt (però anche fosse successo con brad pitt forse mi avrebbe mosso qualcosa).
avete immaginato?
io a volte con un mio amico che scrive bene (daddio), ogni tanto gli menziono dei pezzi suoi e io in cuor mio da oggi spero lui sia un pochetto come me che queste son carezze che ti restano nel cuore sempre, anche quando va tutto di merda.

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Archiviato in cose rosa, she said, shes

è iniziato tutto con l'arrivo di vajoliroja.
era il 25 di aprile dell'anno corrente. Facendo due conti approssimativi era ieri l'altro.
lavoro come tre erike.
questa sera c'è stato il compleanno di mio fratello.
domani sera sono a cena al quadri che è un ristorante un po' di fichezza in piazza san marco a venezia.
venerdì ho un'altra cosa.
il mio amico guy è in città.
facendo due conti approssimativi lavoro come tre erike e vivo come sei erike.
peso effettivo 48 cazzo di chili, peso percepito quando mi alzo dal letto di mattina 320 chili, tutti tra schiena, spalle, ginocchia.
se non avessi vincoli farei una cosa, andrei all'aeropuerto e prenderei un volo, non per destinazione…per prezzo. direi così: "ho ottocento euro. sino a dove arrivo?" e non richiederei il ritorno, non perché non voglio tornare, chiaro che torno, vorrei tornare facendo un altro giro, tutto qua.
Poi mi immagino in una città con la spiaggia e le montagne, mi immagino di camminarci, mi immagino di essere sudata che fa caldo e mi immagino di stare sotto a una pioggia diddio, con i tuoni e i lampi e le ciabattine piene di acqua. Immagino vedere uscire le lumache dai tombini, immagino di avere sete e di bere tequila (por favor). Immagino un sacco di sigarette comprate a basso prezzo, immagino gente in strada che mi offre dell'erba buonissima.
io la rifiuto.
(non fumo erba da quando la mamma mi legge il blog)
immagino di essere ciccio.
immagino di sentire i brividi della pioggia sulla pelle un po' nuda.
immagino di entrare in una camera di albergo che riconosco come mia. Mi sdraio sul lettone enorme con le lenzuola sterili e non personalizzate.
mi ricordo di quando quella volta vajoliroja…
mi metto a ridere da sola, è sicuramente l'erba che ho rifiutato.
penso che son contenta dei miei ricordi, della mia storia personale che è simile a quella di tutti per amori e colori e profumi, penso di avere una bella vita nonostante la stanchezza.
lancio uno sguardo alle luci di caracas, chiudo gli occhi, mi addormento e son contenta di sapere che mi sveglierò a venezia.
buonanotte.

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e bon.

Una bella notizia.
un mio amico che lavora alla biblioteca comunale ha deciso di includere uno dei miei pezzi da blog a un evento che si terrà più avanti e che prevede la lettura ad alta voce di questo pezzo da parte di una lettrice.
Una brutta notizia.
Avevo passato una rosa di pezzi da blog a questo mio amico e lui ha selezionato l'unico che non fa ridere proprio per un cazzo. L'unico che quasi quasi fa piangere, a me sicuramente fa piangere.

Sono dispiaciuta, non solo per il fatto che mi sarebbe piaciuto promuovere altri pezzi, mi dispiace per un pensiero generico. Io credo che quando si parla di alcuni argomenti è l'argomento stesso che colpisce e affonda, mentre io preferisco leggere magari di aria fritta che però è scritta talmente bene questa aria fritta che colpisce e affonda.
Io la penso così.
Avrei voluto che venisse selezionato il mio post del gerbillo, a rileggerlo non è stupendo ma fa sorridere, magari non ti fa fare l'introspezione di quelle che ti mettono in contatto con le viscere dell'anima ma è simpatico. Il post che è stato selezionato non ti mette in contatto con le viscere neppure lui…è solo un grosso pugno nello stomaco.

il post selezionato

il post del gerbillo

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e niente. vorrei che aveste cliccato play sul video…prima di leggermi dico. cliccate play.
ve lo ricordate?
ero piccolina, un film beissimo go tanto pianto.
non so come dirlo meglio di così, io ci provo.
ci sono sensazioni su persone che non conosciamo, non so se vi sia mai capitato. io a volte vedo una persona da distante e poi me la immagino. questa persona l'ho immaginata un sacco di volte e cristodiddio, era in parte una immaginazione con pregiudizio perché lui recitava una parte. io lo sapevo che recitava una parte e nonostante questo avevo una mezza percezione che la persona, quella dietro alla parte fosse una bella persona.
sapete quelle cose che siete sicuri di non sbagliare? io non ho sbagliato.
sono quelle cose che poi una le può raccontare ai nipoti ed è tutta contenta, quelle cose che ci scappa il sorriso.

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